lunedì 1 ottobre 2018

Agnello Hornby alla battaglia degli animali



Il 23 giugno 2016, mentre i londinesi votavano Brexit o Remain, una bambina di nove anni andava con i genitori nel Parco di St. James in cerca di scoiattoli che, secondo un venditore di noccioline, erano spariti per il calo di turisti dovuto proprio al referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
I due avvenimenti appaiono fittiziamente legati nella favola di Simonetta Agnello Hornby Rosie e gli scoiattoli di St. James (pp. 128, euro 15, Giunti) scritta con il figlio George, malato di sclerosi. Dietro l’idea di una visita turistica di Londra (vista in pullman con gli occhi di una bambina che quando il padre palermitano chiama col nome di battesimo per intero, Rosalia, vuol dire che è molto serio) riluce in forma di metafora la questione dell’integrazione razziale, dell’identità nazionale, dell’unità europea, insomma dell’attuale condizione umana. 
La piccola Rosie è testimone volontaria di una guerra che coinvolge da un lato scoiattoli, pellicani e pappagalli verdi e da un altro volpi e ratti che pretendono di essere i nativi del parco e di avere dunque diritto prioritario di cittadinanza e di scelta della loro dimora contro le specie di più recente importazione: dove importazione è sinonimo di immigrazione. I genitori della bambina, entrambi autisti sui bus rossi di Londra – lui siciliano e lei giamaicana – portano per un picnic Rosie al parco e, discutendo fino a litigare del dopo-referendum e in quale Paese convenga trasferirsi, perdono di vista la bimba che sugli alberi assiste alla vittoria degli animali arrivati nei secoli per ultimi nel Regno unito e sente i pellicani, decisi a tornare in Russia da dove provengono, dire che i loro figli non vogliono andare via perché si sentono inglesi. 
Concepito come una favola civile, il racconto si situa – per la battaglia di conquista del territorio e l’autarchia del mondo animale – a metà tra I ragazzi della Via Pál e La fattoria degli animali. La Hornby, alla sua prima prova nel genere della fiction per ragazzi, ha voluto che una bambina oriunda attraversasse lo specchio come Alice e scoprisse meraviglie impresagite compenetrandosi dentro una realtà parallela e lillipuziana col farsi piccola quanto gli scoiattoli, così portando la specie umana sul piano di quella animale lasciando che impari dall’anziana scoiattola che è stata una bambina vera e tale non vuole più tornare a essere. Libro per i ragazzi dunque, ma perché i ragazzi lo facciano leggere agli adulti in segno di ammonimento circa gli effetti sovranisti e infine xenofobi e razzisti di Brexit: che sono proprio quelli che l’autrice palermitana trapiantata a Londra intende additare. 
Il messaggio del racconto è chiaro: non è l’ordine cronologico di arrivo in una terra a stabilire la nazionalità, né esso può valere al contrario per decretare il grado di estraneità, altrimenti anche la famiglia regale inglese, originaria della Sassonia, avendo cambiato il cognome Saxe-Coburg-Gotha in Windsor, va vista come straniera.

Articolo pubblicato il 30 settembre 2018 su la Repubblica-Palermo