sabato 12 gennaio 2019

Dalì e Dante, confronto sulla Commedia



Non andate a Caltanissetta, nel tempio della cultura che è divenuto Palazzo Moncada, per vedere una mostra ma per assistere a una giostra. Vi attende infatti la tenzone tutta artistica e certamente singolare tra due giganti di sempre, Salvador Dalì e Dante Alighieri.
Un confronto tra visioni distinte del soprannaturale, meglio ancora tra uno sguardo pittorico e una concezione poetica dell’Aldilà. Al quale per ultimo ha voluto dare il suo contributo – e qui cade in taglio – anche Renato Guttuso, autore pur’egli di una personalissima galleria di illustrazioni della “Divina commedia” dove l’ultima cosa da osservare è però, proprio come per Dalì e a differenza di un Doré, appunto l’illustrazione, giacché ben poca aderenza al poema offre la sua interpretazione dei canti, essendo semmai al solare pittore catalano che egli guarda nell’idea di farne dei d’aprés che non al sommo poeta fiorentino: quasi che Guttuso si sia sentito di tradire Dante avendolo già fatto Dalì. Che in realtà non si è affatto risparmiato nel darci un Dante trasfigurato, tanto che in entrambi – onirico uno e onironauta l’altro – stinge il punto dove comincia il surrealista e comincia il trasognato. Sicché guardi le fiammanti xilografie di Dalì, le accese cromie indistinte che corrono a infrangersi nella cornice, e ti pare di vedere Dante che, dal fondo di sette secoli, intona terzine per dannati, purganti e beati.
C’è tempo fino al 24 febbraio per partecipare al gioco. Il Comune e la Camcom enti patrocinatori, nonché l’associazione promotrice “Creative space”, hanno fatto le cose per bene, rendendo la mostra un’esperienza sensoriale, meglio ancora sinestetica: guardi un dipinto e nel frattempo puoi annusare da una boccetta l’essenza di un profumo appropriato mentre una musica di sottofondo ti accompagna fino all’aperitivo che ti aspetta al termine del cammin: un percorso che si estende lungo tre stanze, ognuna dedicata a una cantica e tappezzata di 33 dipinti quanti sono i canti della Comedia, più il 34esimo del solo Inferno. La distribuzione è degli organizzatori perché Dalì realizzò invece trentatré trittici e in ciascuno comprese tre scene di Inferno, Purgatorio e Paradiso per un totale di cento volumi pressoché sinottici. Scelta troppo discrezionale, dite? Beh, se è per questo anche Dalì si prese una bella libertà: dipinse negli anni Cinquanta il poema sebbene il governo italiano che lo aveva incaricato gli revocò la commissione dopo la protesta di quanti non tolleravano che il poema d’Italia finisse nelle mani di uno straniero.
Dalì completò ugualmente l’opera, composta con la tecnica dell’acquerello, e la donò a un museo parigino, il quale ne ricavò dieci collezioni xilografiche, una delle quali è stata acquistata da un nisseno residente a Milano, Angelo Tramontana, che ha pensato di mostrarla in pubblico per la prima volta nella sua città. Così è stato. Il corredo è composto di 110 pezzi, dieci dei quali sono però prove di scomposizione dell’acquerello nella xilografia, anch’essi proprietà di Tramontana. Che, visto il successo finora riscosso, sta valutando di rendere il suo Dalì dantesco itinerante e dunque in concorrenza con le altre nove collezioni in circolazione nel mondo. Una di queste è stata recentemente in Puglia dove ha subìto un altro genere di articolazione: la stessa per cantiche come a Caltanissetta, ma ognuna allestita in una città diversa della regione, così da indurre il visitatore a compiere due viaggi, uno reale e l’altro mentale. A Caltanissetta non è necessario scomodarsi tanto e tuttavia il cammino è in salita: dai cerchi infernali alle cornici del Purgatorio fino ai cieli del Paradiso. Ma è una passeggiata perché fatto con il ghigno beffardo di Dalì come accompagnatore anziché la grinza contegnosa di Virgilio.

 Articolo uscito l'11 gennaio 2019 su la Repubblica-Palermo