mercoledì 16 aprile 2025

Senso comune e buon senso, il conflitto mondiale


Negli anni Settanta il calcio in televisione, inesorabilmente in bianco e nero, si limitava a un tempo di una partita di serie A. in onda alle 19 sul primo canale Rai, e ai rudimentali servizi di trasmissioni tutt’oggi in vita come “La Domenica sportiva”. Non si vedevano i giocatori e gli allenatori in primo piano coprirsi la bocca per non fare capire ai telespettatori cosa dicessero, né i calciatori sputare per terra, soffiarsi il naso tappandosi le narici, fare gestacci e dire parolacce, mentre le telecronache erano ispirate ai documentari dell’Istituto Luce e inimmaginabili nelle fiorite metafore di oggi del tipo “storie tese” per indicare diverbi in campo, “mettersi in proprio”, “dai e vai”, “fare il ministro della difesa”, “entrare nel traffico”, “giocare con l’orologio in mano”, “riunirsi in condominio”, “fare il coccodrillo”, “rischiare qualcosa” e l’ossessiva stucchevole espressione “attaccare la profondità”.