mercoledì 2 novembre 2022

Il capostipite di Tomasi di Lampedusa, un cacciatore di teste

 


Se Tomasi di Lampedusa fosse andato a Simancas, dove dal Cinquecento è attivo il più grande archivio militare dell’epopea spagnola, avrebbe trovato quanto un altro palermitano, Giovanni Marrone, ha pubblicato nel ’95 in appendice al suo Città campagna e criminalità nella Sicilia moderna (Palumbo): gli atti del processo che nel 1583 fu celebrato contro tale Mario de Tomasi, un capitano d’arme di Licata dalla fedina da brivido: “Autore di infiniti abusi e di crimini che, in un crescendo continuo, andavano dalle estorsioni alle concussioni, ai furti, fino alle crudeltà più impressionanti, provocando la morte di numerosi infelici, accumulò un patrimonio valutato intorno a ventimila scudi”.