lunedì 5 maggio 2014

Siracusa e la Sicilia non sono Magna Grecia


L'ultimo è stato Vittorio Sgarbi assessore regionale in Sicilia dei Beni culturali: annunciò una mostra a Palermo sulla Magna Grecia nella supposizione che la Sicilia vi facesse parte e ne fosse a capo. Ma non ha colpe: è opinione largamente diffusa che la Magna Grecia comprendesse la Sicilia e che Siracusa fosse la capitale sia dell'una che dell'altra perché la più potente. 
Senonché Siracusa, come tutta la Sicilia, non ha mai fatto parte della Magna Grecia, che termina con la Calabria e comprende la sola penisola meridionale. La Sicilia ne è fuori, anche se la sua colonizzazione da parte dei Greci soprattutto dorici è stata concomitante e sulla stessa linea di sviluppo anche artistico. Ma la Sicilia non può fare parte della Magna Grecia - così come fu battezzata dagli storici greci - perché non costituiva una propaggine della madrepatria al pari del continente italico. Non poteva cioè essere vista come una estensione della Grecia che diventava magna, quindi grande. La grande Grecia escludeva la Sicilia perché la Sicilia era già di per sé grande e rappresentava non una estensione della Grecia oltremare ma un’altra Grecia, a volte anche rivale e in guerra. La propaganda greca e poi romana chiamò Magna quella parte dell'Italia riconducibile all'Ellade perché diversa dalla Sicilia, tanto è vero che la gran parte degli storici classici usa la definizione "Magna Grecia e Sicilia" per distinguere due realtà storicamente diverse. Definizione che nasce non per congiungere la penisola italica alla madrepatria greca, ma per distinguerla appunto dalla Sicilia. che è una potenza autonoma. Così fece Platone che nella sua Settima lettera ai Siracusani scrisse di banchetti italioti e siracusani intendendo distinguere due culture.
Siracusa costituiva infatti il punto di disgiunzione, essendo la capitale del mondo prima di Roma ed avendo sfidato, vincendola, anche la superpotenza Atene. Sicché la Magna Grecia può comprendere le piccole colonie italiche, le città costiere di Calabria e Puglia, ed estendersi fino al Tirreno, ma deve fermarsi sulle sponde dello Stretto, oltre il quale, di là del Faro, si apre la terra indomita, indipendente e forte della Sicilia. La nozione di Magna Grecia non nasce con la colonizzazione del vicino Occidente ma dopo l’egemonia che Siracusa conquista in tutto il Mediterraneo. E nasce come concezione di matrice colonica nell’intento di legare le sorti delle città italiche alla madrepatria in uno spirito che non è politico ma innanzitutto culturale e nella prospettiva di prendere le distanze dalla crescente potenza siracusana costituendosi uno scudo all’ombra delle polis elleniche.
E’ comunque molto riduttivo considerare Siracusa capitale della sola Magna Grecia, quando tuttavia si volesse assoggettare ad essa la Grande Grecia italica, perché lo fu di un’area ben più ampia che arrivava alle porte di Roma. E del resto Tucidide, lo storico per eccellenza della guerra tra Siracusa e Atene, parla dei siciliani chiamandoli "Sicelioti" per distinguerli non solo dagli "Italioti" (popoli appartenenti a "sedi delimitate dal golfo ionico") ma anche dai popoli nativi dei Siculi e dei Sicani, proprio per non confonderli con i Greci della madrepatria con i quali hanno più che rotto il cordone ombelicale. Comprendere la Sicilia nella Magna Grecia significa farle un grave torto e ridimensionarla nella sua statura politica e importanza storica. Poterono farlo gli storici ellenici e romani perché vincitori allo scopo di ridimensionare la potenza siracusana, ma che ancora oggi si continui ad assimilare due contesti così differenti significa distorcere la storia e penalizzare la Sicilia.
E del resto il mito siracusano di Orfeo e Aretusa dimostra sin dalla più remota antichità che la coscienza ellenica aveva ben chiara la distinzione tra Grecia e Siracusa se immaginava il giovane Orfeo mutarsi in acqua per varcare il mare e raggiungere la fuggitiva Aretusa riparata in un'altra nazione, diversa ma di pari grado di civiltà, nella concezione che non sarebbe certo sfuggita al suo spasimante se fosse rimasta in una terra della stessa nazione greca. Il mito si regge sull'equivalenza paritaria tra Sicilia e Grecia e sulla loro vicinanza culturale. Lascia pensare che, essendo ben anteriore alla colonizzazione della Sicilia, era proprio compenetrato nella sensibilità ellenica, che vedeva l'isola come oggi noi consideriamo la Francia: un Paese vicino, diverso ma nello stesso tempo simile al nostro.