Le stagioni cambiano anche in letteratura. In quella siciliana certamente. Dalla metà del secolo scorso l’estate non è per tutti gli scrittori «la bella stagione». A rinverdire per ultimo l’equazione di antica credenza siciliana “canicola uguale sventura” è stato Andrea Camilleri che nel suo La vampa d’agosto ha fatto del caldo torrido il corresponsabile di una feroce vendetta, imputando al solleone la partecipazione di Montalbano al delitto.