Villa Politi è nel destino di Elvira Boccadifuoco. Per sedici anni, dal ’58 al ’74, godette dei suoi migliori agi, in una Siracusa che lei ricorda molto più bella di oggi, vivendovi da padrona assieme ai genitori e ai suoi due figli. Oggi a ottant’anni abita da sola in una casa di fronte all’hotel e non può non evocare, solo guardando al di là della strada, i fasti di un tempo perduto e rimpianto.
Il padre aveva rilevato le quote degli altri soci diventando l’unico proprietario dell’albergo, ma nel 1974, per soli trecento milioni, lo vendette a Giancarlo Parretti, quello della scalata alla Metro Golden Mayer, che operò come prestanome di Nino Gullotti, il potente democristiano di Messina. Le disavventure finanziarie di Parretti portarono poi l’hotel all’asta, che fu vinta dagli attuali proprietari, i fratelli Carpenzano, operatori immobiliari siracusani. Elvira abitò a Villa Politi all’epoca in cui era costume che le Rappresentazioni classiche venissero inaugurate dai presidenti della Repubblica, immancabilmente ospiti dell’hotel: così poté conoscere da vicino Gronchi, Segni, Saragat e Leone, ma anche gli attori impegnati al teatro greco, da Gassman ad Arnoldo Foà a Valeria Moriconi a Massimo Girotti e a tanti altri interpreti della scena nazionale, tutti rigorosamente suoi clienti e commensali. Per anni le fu facile ricalcare i passi lasciati da poco da Winston Churchill e risentire l’odore non solo dei suoi sigari ma anche dei suoi pennelli mentre lo statista in vacanza con la moglie si dirigeva nel bow-window dove si tratteneva così a lungo a dipingere la sottostante latomia dei cappuccini da meritarsi infine l’intestazione della sala; e respirare anche l’aria di decadenza e belle époque impregnata della presenza dei principi di Piemonte e di personaggi della cultura come D’Annunzio e De Amicis oltre che di statisti, aristocratici e viaggiatori europei che nel liberty siciliano di Villa Politi trovavano il contraccambio della Siracusa più greca e barocca.
A questo tratto di fascino secolare, fatto di uno stile sospeso tra due epoche, di archi a sesto e damaschi arabescati, alte colonne e saloni profondi, tetti invetrati e variazioni di luce tra intensi barbaglii e tenui penombre, un’aria da “Gattopardo”, film del quale in realtà furono girare nell’albergo alcune scene, l’attuale direttore Carmelo Cannizzaro ha voluto dare un segno distintivo rinunciando alla quinta stella e preferendo una data a designare un blasone: 1862. Cannizzaro progetta di scrivere un libro su Villa Politi e intanto raccoglie documenti e testimonianze. Prende tempo perché sa che dovrà fare i conti proprio con quella data, indicata a suggello della nascita del grand hotel, quando la nobildonna austriaca Maria Teresa Laudien sposa una guida turistica, Salvatore Politi, ultimo rampollo di una dinastia di artisti e sovrintendenti, un tipo spavaldo e affascinante, autore di acquerelli destinati ai turisti e artefice della conquista del cuore di Maria Teresa e del suo patrimonio. Maria Teresa, più grande di età e sterile, costruisce una villa fuori città, tanto più esclusiva perché posta tra una delle più pittoresche latomie e la balza Acradina. Mossa da intenti imprenditoriali fonda un albergo, il Des Etrangers, che chiuderà quando alla morte del suo Salvatore trasformerà Villa Politi in un hotel di lusso molto ricercato dagli stranieri. Americana è per esempio Lady Norma Octavia Lorimer che nel suo libro “By the waters of Sicily” racconta di una bellissima bambina che ogni mattina le porta in albergo fiori meravigliosi venendo dall’aggrottato dell’Acradina dove vive negli stenti tanta povera gente e la cui vista scuote profondamente la nobildonna. E deve scuotere anche donna Laudien giacché permette alla poverella di entrare a Villa Politi con i suoi fiori.
A questo tratto di fascino secolare, fatto di uno stile sospeso tra due epoche, di archi a sesto e damaschi arabescati, alte colonne e saloni profondi, tetti invetrati e variazioni di luce tra intensi barbaglii e tenui penombre, un’aria da “Gattopardo”, film del quale in realtà furono girare nell’albergo alcune scene, l’attuale direttore Carmelo Cannizzaro ha voluto dare un segno distintivo rinunciando alla quinta stella e preferendo una data a designare un blasone: 1862. Cannizzaro progetta di scrivere un libro su Villa Politi e intanto raccoglie documenti e testimonianze. Prende tempo perché sa che dovrà fare i conti proprio con quella data, indicata a suggello della nascita del grand hotel, quando la nobildonna austriaca Maria Teresa Laudien sposa una guida turistica, Salvatore Politi, ultimo rampollo di una dinastia di artisti e sovrintendenti, un tipo spavaldo e affascinante, autore di acquerelli destinati ai turisti e artefice della conquista del cuore di Maria Teresa e del suo patrimonio. Maria Teresa, più grande di età e sterile, costruisce una villa fuori città, tanto più esclusiva perché posta tra una delle più pittoresche latomie e la balza Acradina. Mossa da intenti imprenditoriali fonda un albergo, il Des Etrangers, che chiuderà quando alla morte del suo Salvatore trasformerà Villa Politi in un hotel di lusso molto ricercato dagli stranieri. Americana è per esempio Lady Norma Octavia Lorimer che nel suo libro “By the waters of Sicily” racconta di una bellissima bambina che ogni mattina le porta in albergo fiori meravigliosi venendo dall’aggrottato dell’Acradina dove vive negli stenti tanta povera gente e la cui vista scuote profondamente la nobildonna. E deve scuotere anche donna Laudien giacché permette alla poverella di entrare a Villa Politi con i suoi fiori.
La statua della Laudien, posta a sedere in un vestito plissettato tutto sbuffi e pizzi, lo sguardo indefinito rivolto stranamente verso l’ingresso e non al suo albergo, si staglia su un terrazzo a strapiombo sulla latomia. Nella sua severità, da lei certamente dettata allo scultore, sembra cogliersi il grande mistero che da sempre aleggia su Villa Politi: la morte del marito. Agli ospiti più curiosi Cannizzaro racconta una storia che dice inventata: Salvatore Politi, impenitente donnaiolo, fu ucciso proprio all’entrata dell’hotel da un marito geloso che gli sparò con una pistola. Ma è davvero inventata questa storia, sebbene i giornali dell’epoca non riportino nessuna notizia del delitto? E cosa ha che fare con le voci di un fantasma nell’hotel?
Un’autrice Rai, Tiziana Torti, oggi curatrice del programma “Techetechete”, ha svolto lunghe indagini, ha creduto di accertare il fondamento del delitto, ha anche scritto la sceneggiatura di un film e stabilito che molti ospiti, fra cui Churchill, hanno testimoniato di aver avvertito fenomeni inspiegabili, ma non è arrivata a conclusioni certe. Lo stesso Cannizzaro conferma che l’albergo è davvero teatro di strani episodi e racconta di una guida turistica palermitana che non volle assolutamente prendervi alloggio per paura di un misterioso spettro. E’ in questo fantasma che Tiziana si imbatté quando per la prima volta arrivò nel 1985 a Villa Politi: appena entrata sentì di vivere un caso di dejà vu. Spinta da una voce interiore volle prendere alloggio insieme con la sua amica nella stanza che era stata della Laudien e a tarda sera andò a vedere da vicino la statua e poi la sala Churchill. La mattina dopo seppe dal portiere che non era possibile che fosse arrivata alla statua perché, come constatò, la via era ostruita da massi, né era possibile che fosse entrata nella sala Churchill perché era chiusa da tempo e gli arredamenti coperti da lenzuola: senonché lei disse di aver visto nella stanza strumenti musicali, cosa che risultò vera.
Per altri cinque anni Tiziana soggiornò ogni anno a Villa Politi finché nel 1990 in casa della sorella pittrice che viveva a Parigi un indovino le lesse la mano e le disse che in una precedente vita era stata un uomo del Sud Italia la cui uccisione aveva dato un grande dispiacere a una donna più grande di lui. Da allora Tiziana crede di essere stata Salvatore Politi, l’uomo perennemente amato dalla sua Teresa. Non è più tornata a Villa Politi ma si porta tutt’oggi il nome nell’account della sua email.
Articolo uscito il 23 agosto 2015 su la Repubblica-Palermo