giovedì 27 giugno 2019

Sciascia, un romantico en travesti



A trent’anni dalla scomparsa, Leonardo Sciascia sfugge in maniera anguillare a ogni tentativo di storicizzazione e continua a mantenersi «attuale», come nel ’74 lo vede Pasolini per il quale la sua vocazione a giudicare il mondo nasce dalla natura di «moralista meridionale»: un moralismo civico e laico fondato su un’arcaica antropologia dell’onore ed esercitato esclusivamente sul suo tempo. Come si spiega allora che, pur interessato solo al suo presente, Sciascia sia oggi, in una realtà nazionale cambiata radicalmente, oggetto di intense iniziative commemorative che vanno moltiplicandosi in vista del 20 novembre prossimo?

lunedì 24 giugno 2019

Camilleri e la morte priva di sacralità



Il tema della morte in Andrea Camilleri (che ora si trova faccia a faccia con essa come il cavaliere Antonius Block di Bergman in una decisiva partita a scacchi) è centrale e ricorsivo nella sua opera: non solo nel ciclo di Montalbano dove la morte è insita nel giallo, ma anche nella produzione storico-civile, da La strage dimenticata a Le pecore e il pastore, romanzi solo nei quali i decessi si contano a decine.

giovedì 20 giugno 2019

Un testimone: vera la love story tra Giuliano e la "Santuzza"

Maddalena Lo Giudice in due istantanee inedite a distanza

Sessantanove anni dopo la morte di Salvatore Giuliano, c’è ancora chi è vivo per fornire nuove testimonianze sulla sua vicenda costellata di misteri, uno dei quali è quello che riguarda la “Santuzza”, la ragazza di Antillo che si chiamava Maddalena Lo Giudice e che avrebbe avuto dal bandito il memoriale con i segreti su Portella della ginestra e i nomi dei politici collusi, gioielli per venti milioni di lire e un figlio.

sabato 8 giugno 2019

Camus tra letteratura e filosofia


Dove termina Dostoevskij comincia Camus, ma fino a noi sono giunti insieme con la stessa aria di attualità. Ci parlano ancora dell’uomo e del mondo, nell’evidenza che non sono cambiati né l’uno né l’altro. Coscienza esistenzialistica entrambi, ma fideistica una e perplessa l’altra, continuano ad additarci il germe della nostra impotenza a misurarci con gli altri e dell’incapacità di vincerla, in una parola “il senso dell’assurdo”, nella vocazione incoercibile a renderci estranei a noi stessi.