ALTRI POST BREVI


La faccine di Meloni alla Sordi

Evocando Alberto Sordi, Francesco Merlo su Repubblica manca di notare che l'interpretazione dell'italiano medio, qual è quella che esercita la Meloni, in politica porta alla poltrona di premier. Le smorfie dei radical chic alla Merlo non valgono in Italia le faccine dei coatti alla Meloni. (22.3.24)

Fazio e il mare della tranquillità

Il sempre più servile e servizievole Fabio Fazio ha intervistato Chiara Ferragni come ha imparato a fare con Papa Francesco e ogni altro potente: a maggiore gloria. La stessa influencer ha riconosciuto di avere accettato l’invito perché nel suo studio non si temono domande cattive. Quello che un talker show dovrebbe fare. (4.3.24)

Giannini, libertà di mistificazione

Con assoluta improntitudine Massimo Giannini ha detto a DiMartedì che non gli importa nulla del suo editore e che scrive quanto pensa in assoluta libertà. Non ci crede nemmeno lui, altrimenti dovrebbe spiegare perché come direttore de La Stampa (stessa parrocchia infine) la sua invettiva, pur avendo maggiore libertà, era del tutto esornativa (2.2.24)

Sinner e l'Italia che piace a Meloni

Ricevendo a Palazzo Chigi Sinner, la premier Meloni ne ha fatto un simbolo dell’Italia che ci piace o che perlomeno piace a lei. Quindi le piacciono quegli italiani che stabiliscono la residenza all’estero per non pagare un euro all’erario italiano. Come ha fatto Sinner. (31.1.24)

"Succession", la serie Tv di Ferragni

Nel secondo episodio della seconda stagione di “Succession”, il vecchio Logan Roy dice al figlio Roman: “Tuo fratello lavorerà qui d’ora in avanti. Mi serve nella battaglia delle deleghe. Non posso permettermi errori di comunicazione”. Che Chiara Ferragni, dalla quale abbiamo sentito questa espressione, veda la serie TV dei tycoon? Beh, ci starebbe. (14.1.24)

Ferragnez, Salvini li vede vittime

Salvini contesta l’accanimento di cui sarebbero fatti oggetto Chiara Ferragni e il marito Fedez. Dice di sentirsi sconcertato. Fra qualche tempo scoprirà a opera della magistratura che il vero accanimento è stato magari il loro nei confronti di milioni di follower-consumatori truffati a ogni pubblicità. (9.1.24)

Cecchettin, come diventare una star

Il padre di Giulia Cecchettin ha perso una figlia ma ha guadagnato onori e gloria: al punto che per gestire la comunicazione, alla maniera di un influencer di successo, è affidato a un’agenzia inglese specializzata nella promozione dell’immagine personale. La figlia è diventata una stella e lui una star. (3.1.24)

Il discorso da papa di Mattarella

Nel discorso di fine anno, Mattarella ha parlato da pontefice affrontando i temi della guerra, dei giovani, dei femminicidi. Ora aspettiamo che il papa parli da capo dello Stato di corruzione, squilibri socio-economici, sovranismo. (1.1.24)

Eliminare i like per essere normali

Volete che questo mondo impazzito di volpi chiamate “influencer” e di polli detti “consumatori” crolli in un giorno? Basta eliminare per legge le visualizzazioni e i like nei social e nei siti. I giovani, vittime e protagonisti principali, tornerebbero a fare i ragazzi e Internet un luogo di comunicazione uguale a una piazza dove nessuno conta quanta gente c’è. (20.12.23)

Sì, la priorità è Chiara Ferragni

Il rapper Fedez chiede ironicamente alla premier Meloni se il suo governo abbia come priorità il caso della moglie Chiara Ferragni. La risposta non può che essere affermativa se si tratta di un governo che voglia perseguire le truffe aggravate, le commistioni tra beneficenza e affari personali, le figure come lui e la moglie che sono diventati ricchissimi sulla ingenuità della stragrande maggioranza delle persone soprattutto giovani. (18.12.23)

La strana eco di Repubblica

Su Repubblica di oggi, in un articolo su un misterioso Buco nero firmato da Elena Dusi: “Nessuno riesce a capire da dove venga questo Gargantua, né come abbia fatto a crescere così in fretta, con l’eco del Big Bang ancora caldo”. L’eco diventa dunque maschile e assume un carattere che non potrebbe mai avere. Quando si usa una metafora bisogna rimanere dentro di essa, per cui una eco può essere nell’aria, appena udibile, lontana, ma mai calda. Ma per Repubblica evidentemente sì. (11.12.23)

Cecchettin, fama listata a lutto

Gino Cecchettin, dall’anonimato alla celebrità per ragioni che solo la società dello spettacolo può consentire. Un padre che ha perso la figlia in maniera così atroce come fa ad andare anche e addirittura da Fazio, l’olimpo dell’esibizionismo, quando dovrebbe raccogliersi in sé, rifuggire ogni motivo di ostentazione ed elaborare il lutto? Si dirà: lo fa per combattere il femminicidio e rendere utile il sacrificio della figlia. Ma quello che certamente otterrà sarà una popolarità che oggi vale denaro sonante. (10.12.23)

L'idea di Francesco del prossimo

Il Papa che ringrazia il Cielo per non avere la polmonite (il male che in Oriente sta colpendo soprattutto bambini) fa come il telecronista che da una città colpita dal terremoto dice che per fortuna non ci sono italiani. A tutti i livelli gli uomini vedono innanzitutto se stessi. (1.12.23)

Un treno chiamato pretesto

Il caso di Lollobrigida che ferma il treno (una pacchia per talk alla Gruber) rivela come la minoranza intende l’opposizione al governo. Se avesse argomenti e motivi davvero validi, un treno, che qualsiasi passeggero può fermare azionando la leva, sarebbe l’ultimo pensiero. (23.11.23)

Meloni-Gruber, una è fuori riga

“Meloni poco abituata alla democrazia” ha detto Lilli Gruber rivolta alla premier, accusata di essere patriarcale. Per la giornalista, già parlamentare e ogni sera in corsa, la libertà di espressione consente ai giornalisti di dire autentiche stupidaggini. (21.11.23)

La differenza tra due donne uccise

All’omicidio Cecchettin il Corriere della Sera dedica oggi, oltre all'apertura in prima, cinque pagine iniziali, mentre al delitto Romeo in Calabria solo un articolo a pagina 22. L’interesse per un caso meridionale, vittima allo stesso modo una donna quasi settantenne, recede dunque di fronte a quello per un classico femminicidio che riguardi due fidanzatini del Nord. Ci sono femminicidi di categorie diverse secondo età e latitudine. (19.11.23)

La televisione fa solo show

La miopia di certi intellettuali ha portato a bollare di spettacolarizzazione l’intervista di Nunzia Di Girolamo alla ragazza palermitana stuprata: dimenticando che i programmi da Otto e mezzo a Quarto stato si chiamano talk show perché fanno spettacolo e che spettacolo è ogni trasmissione televisiva. (9.11.23)

Pioli, il mister preso di sé

Al termine della partita vinta dal Milan con il Psg, la panchina, preparatori e massaggiatori, ha cercato di abbracciare Pioli che li ha bloccati risentito e sgarbato, come farebbe un re che la corte usasse toccare. Con tutte le delusioni che ha fatto prendere, stavolta il mister poteva deporre cotanta superbia. (8.11.23)

Israele e Palestina, ecco la differenza

La differenza tra Israele e Palestina, che stanno dividendo le piazze dell’Occidente, è in ciò, che gli israeliani hanno conquistato il loro Stato versando il proprio sangue mentre i palestinesi vogliono uno Stato loro versando sangue altrui. (6.11.23)

Per Dazn ci sono crimini illegali

In uno spot Dazn contro la pirateria che usa dispositivi abusivi di accesso alle Pay tv, lo speaker conclude con le parole “Combatti i crimini illegali con Bobo Vieri”, l’ex calciatore che fa da testimonial. Ma quali sono per Dazn i crimini legali? (5.11.23)

Meloni, un figurone con gli impostori

Lo scherzo di due comici stranieri a Giorgia Meloni, tenuta al telefono da un diplomatico impostore, ha rivelato nella premier una qualità posseduta solo da Draghi tra i predecessori; la buona padronanza dell’inglese. E soprattutto la coerenza della sua linea politica, per niente cedevole in concessioni. (1.11.23)

Israele è l’Ucraina, non la Russia

L’uomo occidentale è in crisi di coscienza perché condanna la Russia, Stato aggressore, e difende la Palestina aggredita da Israele, perché non intende riconoscere lo stato di terroristi ai guerriglieri di Gaza. Ben sa però che Tel Aviv sta reagendo a un demoniaco attacco di Hamas e non altro fa che copiare l’Ucraina. Con una potenza di fuoco commisurata alla rabbia per l’orrore subito. (30.10.23)

Gaza, i civili si immolino

Il mondo protesta perché i palestinesi siano salvati dai raid israeliani, epperò il leader di Hamas Ismail Haniyeh, al sicuro in Qatar, esorta in un video donne, bambini e anziani di Gaza a versare il sangue per la patria. Le piazze anche italiane dovrebbero insorgere innanzitutto contro Hamas, ma non lo fanno perché ritengono gli uomini di Haniyeh non terroristi, bensì miliziani. Di conseguenza considerano i civili martiri e harakiri. (28.10.23)

La preghiera di Galliani senatore

Con le mani giunte in preghiera e come in processione, Galliani non ringrazia per l’elezione a senatore ma impetra lo spirito di Berlusconi perché gli infonda qualche elemento base di politica. Nella speranza che non porti in Senato la capacità di cambiare fede politica come ha fatto con quella calcistica. (24.10.23)

Giambrunasca, er coatto

Andrea Giambruno è il figlio naturale di una televisione “de’ noantri” specializzata nel creare baracconi e macchiette. Come Nunzia Girolamo, il compagno della Meloni non ha capito che lo schermo richiede appeal e che i telespettatori detestano d’istinto i personaggi antipatici. Lui si rende ancora di più tale per il modo in cui si muove e l’aria di coatto. (19.10.23)

Fedez a capo del mondo giovane

Se l’appello a donare sangue fosse partito dal presidente della repubblica o anche dal papa, non si sarebbe mossa che una minima percentuale di quanti si sono messi in fila a Milano come in altri centri italiani di raccolta dopo le due parole spese da Fedez. A farlo sono stati i giovani, i followers del seguitissimo rapper che ne conta ben 15 milioni. Un tempo si diceva che i giovani sono il futuro della società. Oggi sono diventati il presente. (9.10.23)

Cazzullo, l’impero e la sua apologia

Scrive Aldo Cazzullo nel suo ultimo libro “Quando eravamo i padroni del mondo” che “se oggi il Cristianesimo è la religione dell’Occidente lo dobbiamo all’impero romano”: dimenticando che Cristo operò in Palestina che era impero romano e che se Roma è diventata la Santa Sede non fu per l’impero né per Costantino ma per Paolo e forse per Pietro che vi andarono a morire trecento anni prima. Martiri. Se Alberto Angela dice di pensare cinquanta volte al giorno all’antica Roma, Cazzullo l’impero se lo sogna e ne ha fatto un’apologia. (1.10.23)

Nadia Terranova, cellule arrabbiate

Ci sono autori, ma soprattutto autrici, inimitabili dai maschi in fumisterie, che recensiscono libri per poi essere citati nei lanci pubblicitari. E cercano l’effetto, la parola solenne e definitiva, l’emblema. Nadia Terranova è apparsa con questa frase per un libro che può essere qualsiasi: “Racconta come si possa sopravvivere a ciò che si è stati senza diventarne l’ombra o la caricatura, ma anche senza perdere la memoria delle nostre stesse cellule, fatte in ugual misura di rabbia e di poesia”. Solo fuffa senza senso. Qual è il libro? Sbagliato. Non è “Pinocchio”. (30.9.23)

Calcio, Dio nominato invano

Un calciatore che baci il campo da gioco e si segni invoca il cielo per non infortunarsi, ma un allenatore si aspetta forse che Nostro Signore tifi per la sua squadra e commetta un errore “arbitrario”? Il secondo comandamento impone di non nominare il nome di Dio invano, pena un peccato mortale. E farlo scendere in campo lo è certamente. (29.9.23)

Sgarbi, sonno alla memoria

Sgarbi creatura di Berlusconi, al quale deve tutto e senza il quale sarebbe stato niente, gli ha dimostrato tanta fedeltà da averlo sostituito egregiamente in una funzione che era tipica del cavaliere: addormentarsi in pubblico. Il Vittorio sempre-sveglio si è assopito addirittura ad hoc: durante le esequie alla Camera di Napolitano, il fustigatore del suo padrino. (28.9.23)

Follett, un titolo controsenso

Il nuovo romanzo di Ken Follett si intitola “Le armi della luce”, in inglese “L’armatura di luce”. Il solito vizio tutto italiano di cambiare i titoli originali: così mentre “L’armatura della luce“ promette epica e intrigo, “Le armi della luce”, pur se citazione letterale dalla “Lettera ai Romani “ di San Paolo, suppone un manuale di fisica sulle capacità dei fotoni. (27.9.23)

Urso, il doppio privilegiato

Per il ministro Adolfo Urso i giornalisti appartengono a una categoria privilegiata. Essendo anche lui giornalista professionista, è dunque superprivilegiato perché fa parte della ipercategoria dei politici, la cosiddetta casta. (26.9.23)

A una certa età è meglio coprirsi

Perché Mauro Corona sta in Tv con le braccia scoperte? Perché non le ha cadenti. Perché Loredana Bertè sta sempre con le gambe nude? Perché ce l’ha sode. Entrambi ostentano quanto alla loro età tutti gli altri coprono. Ma ciò che appare straordinario è solo penoso. Raffaella Carrà negli ultimi anni apparve una sera con i capelli ancora lunghi, biondi e stiratissimi. Le si elettrizzarono sotto i riflettori. (25.9.23)

Repubblica, fuori dalla realtà

Illeggibile lo speciale di Repubblica su Giorgia Meloni, introdotto in prima pagina da una foto della premier con le mani in faccia per la disperazione e un titolo, “L’anno nero”, che mescola fascismo e disastro. Ma non basteranno dieci speciali per negare – l’unico dato che conta – che il suo partito e lei stessa sono di gran lunga nei favori degli italiani. Sarà per questo che il giornale degli Agnelli perde lettori in un’emorragia inarrestabile. Il Corriere della Sera ringrazia sentitamente. (24.9.23)

Formigli, libertà di stampa e licenza

Non dite a Corrado Formigli che è un giornalista di parte (cosa scientificamente provata) perché si appella alla libertà di stampa. Che in verità nel suo caso è licenza. La prossima volta che qualcuno, come ha fatto Tosi, glielo rinfaccia di nuovo, si appelli alla libertà di espressione del pensiero, ma lasci stare i diritti-doveri dei giornalisti, perché non sa cosa sono. Come non lo sanno Del Debbio, Gruber, Porro e Giordano. La7 li sceglie con molta cura: primo requisito, essere faziosi. Fa più audience. (24.9.23)

Felicia Kingsley autrice di casa

Felicia Kingsley si chiama Serena Artioli ed è di Carpi, il cuore dell’Italia più profonda e provinciale. Si è dato un cognome inglese e ambienta i suoi romanzi rosa per teen-agers in Inghilterra, benché sappia che tutti i ragazzini del mondo si innamorano e sospirano allo stesso modo ovunque siano. Magari ambisce a un pubblico internazionale o magari si vergogna di far sapere come si chiama e di dov’è. (23.9.23)

Meloni: brava madre, premier no

Non si può essere mamme e premier senza danni. Giorgia Meloni, dopo dodici ore di lavoro all’Onu (parole sue), ha pensato di portare la figlioletta in pizzeria, come farebbe qualsiasi brava madre che torna da una giornata in ufficio e si sente un po’ in colpa. Ma chi è presidente del Consiglio deve anteporre il lavoro alla famiglia, altrimenti crea, come ha fatto Meloni, un danno di immagine all’Italia, suscitando polemiche in patria e fuori. (22.9.23)

Clima, la colpa degli aerei

Se gli aerei che decollano ogni giorno nel mondo sono circa 41 mila e ogni aereo in volo immette nell’aria 285 grammi di ossido di carbonio per ogni passeggero e per ogni chilometro, come si può pensare di salvare il pianeta quando si calcola che nel 2035 i passeggeri saranno 7 miliardi l’anno contro i 3, 5 miliardi del 2016? I governi potranno concludere tutti i protocolli immaginabili ma come faranno a dire ai viaggiatori di non volare e dunque di fermare la Terra? (21.9.23)

Animalisti indignati secondo il caso

Martoriano una capretta e mezzo paese scende in piazza, crolla un cavallo da tiro e i social si indignano in massa, un’orsa viene uccisa e il responsabile chiede perdono al mondo. Gli animalisti per fortuna crescono, ma nulla fanno contro una barbarie che si perpetra da secoli: la caccia. Né muovono una vocale contro la macellazione crudele. Vale la legge per cui uccidere in guerra è lecito ed eroico mentre uccidere per strada diventa assassinio. (20.9.23)

Il “parrino” doppio di D’Avenia

Secondo lo scrittore palermitano Alessandro D’Avenia, la parola dialettale “parrino”” sta sia per prete che per padrino, cioè per boss. Licenzia letteraria, perché il termine “padrino” non ha un corrispettivo se non in “patrozzo”. Un capomafia non si farebbe mai chiamare “parrino” proprio per non essere accostato a un sacerdote. Ma volendo ricordare don Pino Puglisi, a D’Avenia è piaciuto fare passare per “parrino” sia l’angelo che il diavolo. E il Corriere della sera ha pure titolato il suo articolo "Parrino". (19.9.23)

Che schiappe i calciatori di oggi

Né Mancini né Spalletti osano dire quanto Franco Causio ha dichiarato in un’intervista: i calciatori italiani di oggi sono molto scadenti rispetto a quelli del passato. Ed è vero. Non fanno differenza quanti giocano nella Nazionale dove dovrebbero essere chiamati i migliori. Non ce n’è uno solo che meriti di essere ricordato, per cui si spiega perché l’Italia è incapace di battere pure la Macedonia. (10.9.23)

Il giornalista che merita 10 e lode

Merita una medaglia d’oro al valore giornalistico il direttore di Novella 2000 che, pur sapendo chi è l’editore (di fatto il ministro Santanché), in copertina ha pubblicato la foto del ministro Crosetto con la moglie suscitandone la prevedibilissima ira funesta per supposta violazione della privacy. All’opportunità di cestinare la foto ha scelto la libertà di stampa e il primato della notizia. (8.9.23)

Il capitombolo di Robinson

Robinson, il supplemento di cultura di Repubblica, spara in copertina nel numero di sabato 26 agosto: “J.R.R. Tolkien, un hobbit alla corte di Re Artù”. Bello e suggestivo se non fosse del tutto falso, giacché l’autore del “Signore degli anelli” non ha mai adottato nel suo fantasy la magia. E quindi non è possibile alcuna influenza nella sua saga del ciclo arturiano, anche perché non viene mai richiamato. (1.9.23)

Sgarbi, Giambruno: parole crociate

Solo Sgarbi poteva dare ragione al compagno di Giorgia Meloni secondo il quale se le ragazze non si ubriacassero non verrebbero stuprate. Come se fossero solamente quelle brille ad attirare il branco. Dice Sgarbi, fedele servitore della premier, che quelle del suo amico Giambruno sono le parole del buon padre di famiglia: quasi che ogni genitore raccomandi ai figli di non ubriacarsi per evitare i “lupi”. Che è invece proprio il nesso concepito dal conduttore Mediaset. (30.8.23)

Violenza carnale e video hard

Giacché si è visto che ci sono quanti sono disposti a pagare qualsiasi cifra per avere video di stupri ad opera del branco (un vero elisir per pedofili e depravati) si prefigura il rischio che la violenza carnale di gruppo non sia più un atto bestiale di appagamento sessuale ma un business con il quale fare soldi. Occorrerà però la certificazione dei media che ne diano prova e risalto, altrimenti sarà possibile sospettare messinscene d’accordo la vittima. (28.8.23)

La fede, la grazia e l’essere cristiani

Belle le parole di Papa Francesco secondo il quale non esistono atei ma solo uomini che si sono fermati nel cammino della fede. Senonché la fede cristiana implica per San Paolo la Grazia che è un dono divino per il quale non si ha fede se non si viene chiamati da Dio e non si riceve la Grazia. Chi non l'ha avuta non si è dunque fermato, ma è stato fermato. (27.8.23)

L’odio del generale e la strada dei forni

Vannacci è un hater che pretende di avere il diritto di odiare nel principio di una libertà che dovrebbe ammettere anche il male. Se ha ragione a sostenere che il politicamente corretto ha indotto a considerare i diritti e le libertà delle minoranze prevalenti su quelli della maggioranza, risultato di una distorsione del modello democratico, come tuttavia di un grado di civiltà mai raggiunto dall’umanità, non può averne quando equipara odio e amore come sentimenti complementari e da riconoscere. Questa è storicamente la strada che porta ai forni crematori. (26.8.23)

Se la stampa crea emulazione

Dopo i casi di imbrattamento del Colosseo si sono ripetute le bravate di turisti in cerca di imprese e di titoli oltre che di foto e video sui siti anche dei giornali. In realtà si sono moltiplicati i casi di violenza sessuale, di grande interesse agli amateurs de râpé, sicché più stampa e televisione danno rilievo allo stupro di Palermo con dettagli morbosi, più l’effetto emulativo cresce. Il prezzo della libertà democratica e dei costumi diventa sempre più caro e drammatico perché artefici, cioè vittime, sono ragazzi anche minorenni. (25.8.23)

Sgarbi, il generale e i gay anormali

Secondo Sgarbi ha ragione il generale Vannacci a sostenere che gli omosessuali, essendo una minoranza, non sono normali, giacché tali sono quanti formano la maggioranza per la quale le leggi sono fatte. Ora, costituendo decisamente la maggioranza gli evasori fiscali, sia quelli reali che tutti gli altri che vorrebbero esserlo, dovrebbe essere legalizzata l’evasione? Normale è per definizione lo spirito della normativa ma definisce soprattutto lo spirito del tempo che è figlio di una civiltà. (21.8.23)

Stupratori in foto un regalo ai porci

Pubblicare, come hanno fatto i giornali, la foto degli stupratori di Palermo che trascinano una ragazza al luogo della sopraffazione è il migliore regalo che degenerati, depravati e viziosi potessero aspettarsi. Contiene una tale carica di morbosità da suscitare i peggiori istinti in chi sia incline a godere non del pornografico ma dell’erotico, non della violenza ma della sua preparazione. Nel Medioevo le streghe portate al rogo venivano fatte passare a pochi metri dalla tribuna dei loro carnefici perché fossero osservate nella trasfigurazione dei loro volti e rese identificabili in oggetti del desiderio più perverso. (20.8.23)

Il potere non logora chi ne gode

Trascorrere le vacanze in una luxery è per un capo di governo come se un generale ordinasse in battaglia l’attacco e lui se ne rimanesse come Napoleone sull’altura. Il potere offre privilegi ma chi lo è davvero lo dimostra rinunciando ad essi, perché quanto può ne gode tanto più viene visto distante e diverso dalla gente. Lo insegnava Machiavelli al principe. Una volta un re a cavallo fu fermato da una vecchietta che voleva parlargli. “Non ho tempo per te, vecchia” fece il re. “Allora non sei il mio re” rispose lei. (14.8.23)

Tra navigatore e IA la gara a gabbarci

Sapete qual è la differenza tra il navigatore e l’Intelligenza artificiale? Il navigatore porta spesso in un vicolo cieco, mentre l’IA fa girare a vuoto in una grande rotonda. Il primo smette subito di prenderci in giro una volta arrivati davanti a un muro, la seconda continua a beffarci perché crediamo che sia colpa nostra se non troviamo una destinazione dal momento che un’entità intelligente, seppure artificiale o artificiosa, non può mai sbagliarsi. (10.8.23)

I due quotidiani invidiosi e gelosi

Corriere della sera e Repubblica si copiano e rincorrono offendo un vero spasso a chi ne segue i siti web. Appena una testata posta una notizia, l’altra la riprende e molte volte ripetendo lo stesso titolo. E fanno come i due teologi di Borges che disputano per scoprirsi alla fine uguali, sicché basta abbonarsi a una delle due versioni digitali per avere anche l'altra. Loro si disputano le firme, quindi un Saviano, celebratissimo vate di Repubblica, passato al Corriere, è diventato il guru milanese e il reietto di Roma. Alessandro Barbero, podcaster del Corriere, è scomparso dal sito il giorno dopo che Repubblica ha annunciato altri podcast dello studioso piemontese. Manco i bambini. (9.8.23)

Meglio un video che un soccorso

A Latina un uomo è morto per salvare tre bambine in mare. Dalla spiaggia lo filmavano e hanno continuato a farlo quando il soccorritore è stato tratto a riva esanime. Anziché fare come lui e lanciarsi in acqua, tutti hanno ritenuto più importante avere il documento di un evento da testimoniare e postare in rete. Il reato di omissione di soccorso non ricorre quando non si è convolti nella determinazione del fatto. Ma non c’è molta differenza con i ragazzi youtuber che sul Suv hanno vicino Roma investito un’auto e ucciso un bambino, scendendo poi per filmare l’incidente. (7.8.23)

Donne e calcio, che pasticcio

La Nazionale italiana di calcio femminile è uscita umiliata dal Mondiale, così come dall’Europeo, per una ragione che la ex commissaria tecnica Milena Bartolini non ha detto: la mancanza di tecnica individuale, quella che permette di concepire una tattica in campo. Può mancare questa ed esserci quella, ma non può succedere il contrario. Prima di fare gioco di squadra, cosa che dipende dalla panchina, occorre saper giocare. (6.8.23)

La faccia tosta di Fassino

(4.8.23) Alla Camera il parlamentare di lungo corso Piero Fassino ha mostrato il cedolino dell’indennità di luglio, uguale per tutti i deputati, dell’importo netto di 4718 euro, sostenendo che è una buona somma ma non uno “stipendio d’oro”: ha dimenticato però gli altri 7193 euro lordi mensili di diarie che lui come gli altri ricevono a titolo di rimborsi di diversa natura. Vale il suo come atto bipartisan, ricordando quanto il berlusconiano Gianfranco Micciché disse dei suoi 4 mila euro mensili di pensione da parlamentare, con i quali non poteva vivere. Visto il livore in faccia di Fassino, è da ritenere che nemmeno lui arrivi a fine mese. Impari allora come si fa con molto meno di un quarto della sua indennità qual è stato il reddito di cittadinanza per riavere il quale la gente sta scendendo in piazza. Ma Fassino non era di sinistra? (4.8.23)

Il bianco e il nero

Il tredicenne di origini ghanesi che vicino Verona è morto dopo essere stato investito da un’auto pirata poteva essere salvato se soccorso in tempo. Per quasi due ore, in una strada trafficata benché a tarda sera, nessun automobilista lo ha visto. Quando ciò è successo, è stato chiamato il 118 anziché essere portato al Pronto soccorso senza aspettare l’ambulanza. Qualche tempo fu fatto un esperimento: una bambina di colore venne posizionata da sola tra la folla con l’aria di chi si fosse smarrita e un’altra bambina bianca e bionda ne prese dopo il posto. La prima fu del tutto ignorata da chiunque, la seconda amorevolmente avvicinata e confortata da tutti. (3.8.23)

Il Ponte delle illusioni

La paralisi dell’aeroporto di Catania e le disastrose conseguenze per i viaggiatori, che sono stati costretti a sobbarcarsi fino a sei ore di pullman e di treno se dirottati a Palermo o a Trapani e almeno due se sbarcati a Comiso, è la prova di quanto inutile sia il Ponte sullo Stretto, che forse velocizzerà l’attraversamento del canale ma non risolverà affatto il problema cronico dei collegamenti nell’isola. Aumenterà il gommato e dunque verrà paralizzerà ancora di più un sistema viario siciliano nel quale pure le autostrade sono impraticabili. (31.7.23)

La bambina principessa

Giorgia Meloni ha trovato l’approvazione di Biden alla sua abitudine di portare con sé, in ogni viaggio istituzionale all’estero, la figlioletta Ginevra, con cui non esita a farsi fotografare in aereo mentre la coccola. Un’abitudine tenera e dolce di una mamma che cerca di stare con la figlia in ogni momento possibile, ma che per una presidente del Consiglio è un pessimo esempio dell’uso del potere pubblico: non solo perché a sovraccarico dello Stato ma perché la bambina viene educata al pari di una principessina che però non diventerà mai regina e la cui favola durerà ancora qualche anno, non certo per sempre. Grande esempio sarebbe stato quello di abituare la piccola ad avere una vita normale e comune, esattamente uguale a quella della mamma. Senonché lei ha postato la foto con questa didascalia: “Io e te che affrontiamo il mondo mano nella mano”. La vede già nel suo governo come vice. (1.8.23)

Che succede a Milano?

La capitale morale d’Italia e simbolo di molti brand internazionali, Milano, è diventata una Tombstone City di fronte alla quale, in termini di violenza di strada quotidiana, anche Napoli deve recedere. Guida un cartello di città del Nord che sta ribaltando quello storico di un Sud preda della delinquenza comune e organizzata. Oggi furti, rapine, stupri e taccheggi si registrano soprattutto in Settentrione, teatro dei delitti più efferati: non ad opera di meridionali trapiantati ma di milanesi Doc. Insieme con i mutamenti climatici assistiamo dunque anche a inquietanti trasformazioni sociali. (2.8.23)

Quanto valgono i figli?

Secondo i vertici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna vale per i figli una legge di economia per cui il costo unitario medio decresce con l’aumento della quantità del prodotto, per cui più figli si hanno e meno vale ciascuno di loro in termini anche di affetto da parte dei genitori. Dopo la morta della figlia di due anni e la condanna dei sanitari responsabili, in sede di risarcimento danni l’ospedale ha chiesto di ridurlo perché la madre è in attesa di un altro bambino, quindi potrà compensare l’amore perso. Secondo il Sant’Orsola una madre possiede una quantità di affetto filiale che divide equamente o meno tra i figli: venendo a mancare uno la sua parte va agli altri, come si fa per un’eredità. Passi. Ma se dunque il figlio è unico, morendo l’asse affettivo rimane forse in attesa che ne arrivi un altro? O piuttosto si disperde e muore anch’esso? Se il tribunale civile accoglierà la richiesta dell’ospedale sapremo che i figli sono piezz’ ‘e core nel senso più letterale. Silenzio in casa. (30.7.23)

Silenzio in casa, si fa politica

Sostiene Massimo Gramellini che Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni, non avrebbe dovuto replicare in televisione al ministro tedesco che immagina un’Italia invisitabile per colpa del caldo: secondo il giornalista ogni sua parola fa pensare a un’opinione della compagna. First lady e first gentleman devono dunque tacere. Quindi Marta Fascina, vivo Berlusconi, non avrebbe dovuto nemmeno essere eletta parlamentare e tantomeno esprimere un suo parere, né i rotocalchi avrebbero mai dovrebbero intervistare in salotto le mogli di premier e capi di Stato perché anche sul condimento dell’insalata potrebbero impegnare i mariti. (29.7.23)

Il suicidio e la speranza

Il governatore del Veneto Zaia ha invitato a non chiamare “suicidio assistito” ma “atto civile” il gesto di una donna che ha voluto morire. Il suicidio non è ammesso dalla fede cattolica perché la vita è decisa dal Cielo e perché la speranza anche nella vita, quindi nella guarigione, è una virtù dogmatica. Un cristiano non si toglierebbe la vita sperando in un miracolo. E farebbe come quel condannato a morte che in fila con gli altri per salire sul patibolo ed essere impiccato legge un libro. Il compagno alle spalle gli chiede perché mai legga e lui risponde: “Nella vita un libro può sempre servire”. (27.7.23)

Grassa e molestata? Impossibile

Il tribunale di Roma ha assolto il dirigente di un museo capitolino dall’accusa di aver molestato sessualmente una dipendente di 20 anni sovrappeso. Secondo la sentenza “non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente”. Le colleghe hanno testimoniato a favore di lui minimizzando le sue avances. Che quindi ci sono state, tanto da venire licenziato. Evidentemente ha pesato una reticenza: che il dirigente avrebbe dovuto essere un maniaco, cosa non sostenuta neppure dalla vittima, per tentare una ragazza indesiderabile. (26.7.23)

L'amore negato di Gramellini

Rispondendo su Sette alla lettera di un trentenne lasciato dalla ragazza e interessato a sapere da lui se “mentiamo a noi stessi a tal punto da vedere e sentire l’amore negli occhi di chi invece non ne prova”, Massimo Gramellini si è inerpicato in una tirata autobiografica per dirgli alla fine di aver fatto bene a lasciarla andare perché l’amore a senso unico è una malattia che fa bene alla propria maturazione. Nell’augurio che quel ragazzo non voglia di qui in avanti maturare sempre più, inanellando delusioni, la risposta più appropriata sarebbe stata piuttosto quella offerta nel disposto dei versi di Dante “Amor ch’a nullo amato amar perdona” con la sindrome descritta da Clérambault secondo cui chi ama tende sempre a vedere segni di essere corrisposto nella persona amata. Da un lato chi si sente amato non può non riamare e da un altro chi ama non può non credere di esserlo a sua volta. La risposta che risolve i due aspetti è nelle parole di Marcela del “Don Chisciotte”, chiamata a discolparsi di non aver ricambiato l’amore di Grisostomo morto di disperazione: “Se ad onta di sì chiaro disinganno, gli piacque ostinarsi contro la speranza, navigar contro il vento, qual meraviglia ch'egli sia naufragato nel golfo della sua imprudenza?”. Nel lucido discorso di Marcela figurano le ragioni che Gramellini non ha fornito al suo lettore, fondate sui principi di autodeterminazione della donna, libera di scegliere come di ripensare la scelta, a qualsiasi costo. (25.7.23)

Come rendere Sisifo felice

Non è nel momento in cui si sta perderla che si scopre quanto la vita sia preziosa, ma quando si è liberi di decidere di morire in qualsiasi momento. Il caso del tetraplegico marchigiano che ha avuto concesso il diritto al suicidio assistito e ora dice che ogni giorno di vita è un regalo che fa a sé stesso perché ha in mano la chiave per aprire la porta della morte dimostra le ragioni di Seneca per il quale il suicidio è un’affermazione di libertà. Cioran diceva che la vita è tollerabile solo perché possiamo lasciarla. È nella natura umana di disiderare l’irraggiungibile e di non volerlo più quando è a portata di mano. Nietzsche ripeteva che occorre rendere Sisifo felice e una forma di felicità per un malato cronico e sofferente è di assicurargli la libertà di morire. (24.7.23)

La mala vita di Saviano

Un solo libro buono (non eccellente), il primo. Gli altri sono stati solo esercizio: fino, per ultimo, al tentativo di imbastire un romanzo delirante sulla vita di Falcone. Roberto Saviano è rimasto ingarbugliato nella sua bandiera ed è costretto ad alzare i toni per continuare ad avere ascolto e visibilità. “Qualcuno è meglio averlo come nemico che come amico” dice Dimitri di Dostoevskij nei “Fratelli Karamazov”. Per Saviano quel qualcuno è Salvini. E lo insulta fin oltre misura, con l'epiteto di ministro della mala vita mutuato da Salvemini pronunciato contro Giolitti, ma staccando l’aggettivo dal sostantivo come per provare una litote. Tutto si può dire di Salvini tranne che colluda con la delinquenza. Invece di Saviano si potrebbe dire, ricordando l’intervista fatta con tanto sussiego su Nove Tv al boss della camorra Maurizio Prestieri, che è il giornalista della mala vita, visto che si è fatto un nome solo con essa. (23.7.23)

Fino a quanto sa contare Dio

La vita di un individuo è simile, rispetto alla storia dell’umanità e agli esseri viventi di tutto il mondo nonché scomparsi di ogni tempo, al pianeta Terra che nel confronto con la nostra sola galassia è appena un puntino su un braccio di spirale secondario e lontanissimo dal centro della Via Lattea. L’insignificanza è il segreto della vita e dell’universo. Solo la fede divina pone l’uomo al centro del creato e considera ogni singola vita umana preziosa ai suoi fini. Nella religione cristiana Dio sa contare solo fino a uno. (22.7.23)

Playboy e lucciole, si può?

Il padre del Dj che è stato con Apache La Russa, la notte in cui la ragazza in casa del presidente del Senato è stata stuprata, ha voluto pubblicamente precisare che suo figlio è un playboy: per definizione uno che, si sa, non violenta le donne ma le seduce. Ricorda un romanzo di Camilleri in cui l’idea che una prostituta sia stata stuprata non convince nessuno, perché si sa che le lucciole sono oggetto di tutti i desideri. La lucciola è una che dà, il playboy uno che prende e se si dà tutto è ben possibile che si prenda tutto. (21.7.23)

E la chiamarono macchina

La lingua italiana non ha trovato un termine più appropriato per definire la macchina fotografica, che continuiamo dunque a vedere, come all’indomani del dagherrotipo, al pari di uno strumento che serva in sostanza a compiere mirabilia. Nella tragedia greca “deus ex machina” era infatti la figura che scendeva sull’orchestra dalla macchina, in realtà la divinità che dall’etereo si calava nel mondo a risolvere questioni tra gli uomini. La radice della parola "macchina" viene dal sanscrito “magh” che vuol dire "aumentare" e dal latino “magno” e “mago”. Nel 2023 chiamiamo dunque con un termine ottocentesco che evoca magie e creazioni un mezzo indicato nelle altre lingue solo come “camera”. (20.7.23)

Quando mi innamoro dei modi

Ci si innamora sempre e solo dei modi, che sono come le impronte digitali: ognuno ha le sue. L’aspetto fisico può suscitare desiderio o repulsione, il carattere simpatia o antipatia, le qualità morali ammirazione, ma sono i modi di una persona che ci conquistano perché esclusivi. I modi sono gli atteggiamenti, i gesti, i movimenti del corpo, lo sguardo, la flessione della voce, l’incidere camminando, la posizione a tavola, quella da seduti e poi delle braccia a riposo, la gesticolazione, il sorriso, le smorfie, le espressioni facciali. Si identificano con lo stile, che però non è esclusivo come lo sono i modi di essere e di fare. Quando non sappiamo come spiegare perché amiamo una persona e diciamo “c’è qualcosa in lei che mi attrae” non ci rendiamo conto che quel qualcosa sono propri i suoi modi. (19.7.23)

Siti porno, il tempo del giudizio

Tempi duri per gli onanisti. L’Autorità per la privacy ha chiesto a Pornhub (il sito per adulti consigliato persino da Luciano Ligabue) di comunicare le procedure adottate in materia di riservatezza, trattamento dei cookie, proliferazione dei dati, età degli utenti: La piattaforma ha venti giorni di tempo e rischia una grossa multa se non di essere oscurata in Italia. Se il Garante volesse estendere gli accertamenti a tutti gli altri siti porno, milioni di minorenni sarebbero salvati e decine di milioni di adulti non vedrebbero perché continuare a vivere. (17.7.23)

La vergogna di Borrelli

Il deputato napoletano di Verdi-Sinistra Francesco Borrelli ha postato sul suo Facebook un video che mostra un bambino portato in vespone dal padre a rubare in un market. E ha commentato: “Vergognoso, salvate i bambini dai genitori carnefici”. Se anziché riprendere con il telefonino l’episodio scandaloso fosse sceso in strada e avesse dato al padre cento euro della sua scandalosissima indennità parlamentare, probabilmente quel bambino lo avrebbe salvato lui, ringraziato dal padre per averlo fatto. Invece si è eretto a paladino dell’infanzia senza capire che di vergognoso c’è stato solo il suo comportamento. (16.7.23)

Se una madre è contro il figlio

Per una madre che osa vedere cosa contiene il telefonino del figlio minorenne per scoprire che ha preso parte a uno stupro di gruppo su delle dodicenni, quante altre ritengono invece, insieme con i padri, che la privacy dei figli sia inviolabile e che comunque, anche di fronte a casi di inaudita aberrazione, scelgono di difenderli, un po’ come hanno fatto La Russa e Grillo? La madre fiorentina che ha messo la polizia sulle tracce di una quindicina di ragazzi perlopiù minori dediti a imprese da maschi alfa non ha esitato davanti alla prospettiva che il figlio finisse indagato. Un figlio che oggi probabilmente la vede come la peggiore nemica ma che un giorno dovrà ringraziarla. (15.7.23)

Sicilia, mare vietato per legge

Fratelli d’Italia ha riproposto all’Ars la sanatoria di tutte le abitazioni costruite a meno di 150 metri dalla battigia tra il 1976 e il 1985. Sono centinaia di migliaia e hanno letteralmente tolto (come a Fontane Bianche a Siracusa) anche la vista del mare oltre che la fruizione pubblica delle spiagge. Due anni fa il governo di destra Musumeci provò con un colpo di mano a fare passare una sanatoria che adesso viene ritentata dalle stesse forze politiche. La Sicilia è la regione con il minor numero di spiagge libere e di riviere incontaminate dal cemento. Ha il mare più bello ma è appannaggio perlopiù di chi ha una casa sulla riva. Dalla politica del totale abbattimento di tutte si è arrivati a quella della loro completa accettazione. (14.7.23)

Gramellini, il fine dicitore

Gramellini al posto di Giletti. La7 di Cairo non è meno ubriaca della Rai di Meloni, dove gli avvicendamenti sono stati del tipo Insegno al posto di Fazio. Giletti è uno che non legge mai quanto ha da dire e non ha alcuna proprietà di linguaggio, ma è elettrico, sa recitare indignandosi e alzando la voce come se l’avesse davvero con qualcuno. È certamente televisivo. Gramellini invece legge sempre anche i saluti al pari di Enzo Biagi e ha così risolto il problema di dover parlare in pubblico. Ma in televisione leggere cosa dire è come vedere un attore sulla scena col copione in mano. Gramellini è come Sciascia, che alla prima teatrale del suo “L’onorevole” fu chiamato sul palco per dire due parole e scomparve dalla sala come una lepre. Ma, come Gramellini, sapeva scrivere e sapeva cosa e come scrivere. A ciascuno il suo. (13.7.23)

Aspesi in body shaming

Natalia Aspesi, la gran vegliarda di Repubblica, in un articolo chiede alla Meloni se era il caso di designare alla presidenza del Senato “un uomo che tutti sappiamo essere esemplare ma purtroppo con una aria e una voce da far paura, e pochi capelli sempre unti e spettinati, che se li vede un bambino diventa subito comunista, ma di quelli spietati”. Anche sul conto di Santanché (che ostenta “coraggiosa la scriminatura venuta male”) e di Facci (“molto pettinato con una onda sospetta”) trova da fare bolso body shaming. Di La Russa scrive che avendo “ben 75 anni, poteva starsene a casa senza dar fastidio a nessuno”. Lei che di anni ne ha 94 e sfoggia un’acconciatura elettrizzata alla Maga Magò è invece libera di starsene in piazza a sciorinare mattane e insulti? (12.7.23)

La cocaina e il cancro siciliano

La classe politica siciliana è storicamente la peggiore d’Italia, ma ora ha superato il segno dopo la scoperta che a Palazzo dei Normanni entra cocaina comprata da deputati e funzionari. Governatori finiti in galera per mafia, altri sotto processo, altri ancora in oscuri e mai chiariti intrighi nel loro collegio. Ce n’è stato uno che ebbe 140 mila voti raccolti da Cosa Nostra che lo voleva presidente della Regione. Quella Regione che vanta le indennità parlamentari più alte in Italia e dove i consiglieri vengono chiamati onorevoli. Prima viene soppresso lo Statuto, prima la Regione siciliana diventerà normale e ordinaria e prima viene sradicato il cancro che divora i siciliani. (11.7.23)

La sconcia coppia Sgarbi-De Luca

Il dio del decoro non voglia, ma quello dello spettacolo sì, che Cateno De Luca, campione di turpiloquio, capiti in un dibattito televisivo in rotta di collisione con l’eroe della scurrilità Vittorio Sgarbi, entrambi politici e dotati di vis polemica, veemenza e irruenza da non temere confronti con sia pure rispettabili coprolalici quali Maurizio Crozza, Maurizio Battisti, Giuseppe Cruciani, Giampiero Mughini, Roberto D’Agostino, il sedicente Morgan e compagnia rap e showmen elencando. Facili a incendiarsi con la velocità con cui una Ferrari raggiunge i cento km orari in tre secondi, difficili da contenere una volta punti nei garretti, De Luca e Sgarbi non arriverebbero alle mani perché entrambi pavidi ma toccherebbero in un crescendo rossiniano il diapason della sconcezza più pirotecnica. Se la legge di Murphy ha un fondamento prima o poi assisteremo a una storica finale nazionale della Coppa dell’oscenità. (10.7.23)

Notizie buone e cattive

(9.7.23) I genitori di Matteo Renzi sono stati definitivamente assolti dall’accusa di fatturazioni false che ha pesato anche gravemente sull’attività politica del figlio politico. La notizia è passata alla spicciolata contro i titoloni e le paginate a suo tempo delle imputazioni. È sempre così per tutti, perché la stampa opera come la moneta: la cattiva schiaccia quella buona. Sono sempre le brutte notizie che hanno risalto, ma non perché lo decidano i giornalisti quanto per il motivo che il pubblico è interessato più ai pericoli che lo minacciano, allo sporco che lo incalza, alle malefatte degli altri che non ai buoni propositi e ai begli esempi. Lo stesso pubblico però si aspetta che un romanzo e un film abbiano un lieto fine e preferisce la commedia alla tragedia. Nella finzione indulge al bianco, nella realtà al nero. 

La Russa chiama Grillo

(8.7.23) L’avvocato La Russa ha detto di aver interrogato il figlio e di avere accertato che non ha commesso nulla di penalmente rilevante. Semmai la ragazza che dice di essere stata stuprata da lui, avendo assunto cocaina, si trova in una condizione di inattendibilità. Sembra di rivedere Beppe Grillo e il figlio da lui solennemente assolto. Aspettiamoci una sceneggiata in video del presidente del Senato e un’intemerata contro l’uso della droga. Magari ci spiegherà cosa significhino le poetiche strofe della canzone del figlio rapper in arte Larus e chiamato “Apache”: “Sono tutto fatto, sono tutto matto, ti fotto anche senza storie”.

La cambiale di Berlusconi

(7.7.23) I trenta milioni lasciati per testamento a Dell’Utri sono l’ultima cambiale che Berlusconi ha pagato per tenerlo zitto circa le proprie collusioni con la mafia e quanto forse non si saprà mai? Il sospetto è legittimo, dal momento che il de cuius ha pensato solo a lui tra gli estranei che in diverso modo gli sono stati vicini, da Confalonieri a Galliani. L’enorme somma, dopo la montagna di denaro che già gli elargiva in vita, lascia supporre che se Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, dovesse parlare occorrerebbe riscrivere la storia degli ultimi trent’anni. Sembra proprio che, con tale lascito. Berlusconi abbia finito per ammettere da morto quanto da vivo ha sempre negato.

I narcisisti del tassista

(6.7.23) Ad Aldo Cazzullo è piaciuta tanto la definizione scientifica che del narcisismo gli ha dato un anonimo tassista romano: “Narcisista è colui che se stai bene, sta male e se stai male sta bene. Per cui se stai bene ti farà stare male e se stai male non ti farà stare bene”. Per il commentatore del Corriere della sera è una definizione perfetta. Resta la curiosità di sapere come sia possibile che un cliente e un tassista si ritrovino insieme per pochi minuti e si mettano a parlare di narcisismo. Che è una vera e propria malattia cognitiva, un disturbo della personalità. Sicuramente a introdurre il discorso è stato Cazzullo.

Francesi, prava gente

(5.7.23) Il poliziotto francese che ha ucciso a un posto di blocco un ragazzo algerino di 17 anni senza patente ha ricevuto oltre un milione di euro da una colletta online. Per il ragazzo il sostegno è arrivato finora a 250 mila euro. La Francia di destra ha risposto all’appello di un agitatore ultrafascista di origine egiziana contribuendo alla causa nazionalistica della tolleranza zero. E si dimostra il Paese occidentale con il fossato più profondo tra bianchi da un lato e tutti gli altri da un altro: tradendo in pieno i principi ereditati dalla Rivoluzione francese. La resistenza opposta dall’Italia all’immigrazione clandestina impallidisce di fronte al razzismo dei francesi, capace di toccare punte di violenza ancora più brutali di quelle storiche che segnarono l’America degli anni Sessanta.

Non sempre si può credere

(4.7.23) In un film del 1975, “I tre giorni del Condor”, l’avventore di un bar dice di un cliente, nella traduzione italiana, che è così istruito da poter andare a “Lascia o raddoppia?”, trasmissione televisiva terminata nel 1959 e che soltanto quattro anni dopo sarebbe stata ripresa in una nuova edizione. Nell’originale inglese il riferimento è a un programma a quiz altrettanto popolare negli Usa: che, essendo però sconosciuto in Italia, costrinse i doppiatori a un equivalente, dopo vent’anni dalla cessazione ancora noto come la trasmissione a premi per antonomasia. Oggi si avrebbe l’imbarazzo della scelta. Ma certo, sentire in un bar di New York citare “Lascia o raddoppia?” e vedere Robert Redford non chiedere di che si tratta fa solo ridere. Tradurre è sempre tradire, ma c’è un limite nel chiedere allo spettatore la sospensione dell’incredulità. Nel caso del Condor si è dovuto credere che gli americani amassero Mike Bongiorno e che la sua trasmissione fosse ancora in onda. Magari è troppo.

La sicurezza che dà il carcere

(3.7.23) Una donna di 52 anni, in detenzione per il tentato omicidio del compagno, si è impiccata in cella a un mese dalla scarcerazione. Riferiscono le compagne e lo stesso avvocato che aveva paura di tornare libera e di affrontare di nuovo la vita, nel timore di non farcela e di fallire ancora. Più che di fragilità si tratta di eccessiva considerazione di sé e del mondo. Rinchiusa e assistita, si sentiva al sicuro o perlomeno esonerata dal pensare a sé stessa. Il carcere dovrebbe rieducare al ritorno alla vita sociale, ma nulla è previsto nel caso in cui è proprio la vita sociale a fare più paura del carcere. L’alternativa non può essere la clinica psichiatrica dove alla detenzione si aggiungono ulteriori e gravi restrizioni. La donna, in mancanza di vie d’uscita, ha scelto di uscire proprio dalla vita.

Sgarbi, volgarità come metodo

(2.7.23) Il massimo della volgarità davanti a minori e bambini, con un compagno di serata come quel Morgan che vorrebbe tanto assomigliargli: al Maxxi di Roma Sgarbi ha superato se stesso in una oscena tirata su questioni da trivio che nemmeno Plauto avrebbe immaginato. Buona parte del pubblico lo ha applaudito, perché la scurrilità induce alla risata come sanno bene i comici alla Crozza e alla Battisti. Dopo le polemiche e la richiesta di dimissioni da sottosegretario, Sgarbi ha rivendicato quanto ha detto, proclamando che chi si scandalizza è ignorante perché molti musicisti e cantautori usano nei loro testi parole volgari, da Mozart a Lucio Battisti, per cui si tratta di un caso di cancel culture. Evidentemente ritiene la cafonaggine una forma di cultura e, per come la vede lui, ha tenuto uno spettacolo. In realtà ha voluto dare spettacolo alla sua maniera.

La love story bestiale di Angela

(1.7.23) Alberto Angela ha presentato in Tv un documentario inglese propinandolo come una love story a sfondo cochon. Riguarda i leoni della savana. Una leonessa (che ha pure un nome) ha quattro cuccioli avuti in una relazione illegittima perché si è infrattata con un leone di un altro gruppo. Quindi è isolata e quando si avvicina con i figlioletti al branco un maschio la riconosce perché tutti sanno quello che ha fatto, la baldracca. La caccia in malo modo e lei è costretta a provvedere da sola al sostentamento dei suoi piccoli, finché s’imbatte sfinita in una zebra che ha quasi la meglio, ma arriva un’altra leonessa a darle manforte. È la sorella (le somiglia infatti come una goccia d’acqua), che a sua volta ha dei cuccioli avuti anche lei da un leone estraneo. Poi le sorelle sguardrinelle incontrano un leone e temono per la vita dei figli, perché si sa che le leonesse puerpere restano sterili per un anno e mezzo a meno che i loro cuccioli non vengono uccisi, perché allora basta un giorno per tornare feconde: quindi è chiaro che il nuovo leone è deciso a fare una strage degli innocenti. Invece si mette a giocare con i cuccioli, come un vero padre. E finisce che tradisce la propria natura per mettersi insieme alla leonessa poco di buono, sicché vivranno tutti felici e contenti, con la sorella a fare da cognata e non si sa cos’altro. Altro che scienza. Piuttosto una storia da Zerocalcare ricalcata sulle solite riprese di normale vita di savana alle quali si è voluto dare una trama da favola per adulti. Ma si può in prima serata su Raiuno? Su Rai Gulp non c’era proprio spazio magari nel pomeriggio?

Micciché e la roba in auto blu

(30.6.23) Gianfranco Micciché, ex sottosegretario ed ex presidente dell’Ars, oltre che artefice dell’exploit del 2001 del celebre 61-0 di Forza Italia in Sicilia,, è coinvolto (ma non indagato) nell’inchiesta palermitana sul traffico di cocaina che riforniva Vip della città. Secondo la Procura Miccichè andava a comprare droga a Villa Zito facendosi accompagnare dal suo autista sull’auto blu con il lampeggiante attivo per avere precedenza. Nel 2014 dichiarò che “con la sola pensione di parlamentare da quattromila euro al mese non si può vivere bene”. Precisò che “con tre figli, di cui due da far studiare lontano da casa, non è facile”. Oggi gli si può dare ragione e convenire che quattromila euro non gli potessero davvero bastare.

Le americanate di Veronesi

(29.6.23) Secondo Sandro Veronesi la letteratura americana “ci riguarda tutti, qualsiasi sia la vita che abbiamo scelto di fare. Mentre ci sono vite che non ci fanno incrociare la Russia o la cultura russa, con la letteratura americana questo non è possibile”. Lasciamo stare le solite fumisterie del nostro premio Strega, che parla della vita che facciamo e poi di vite come se ne facessimo altre: ma si può davvero accettare che, siccome lui è stregato dall’America e dalla sua cultura (poi però dice peste e corna di quella attuale e assimila quella nordamericana a quella sudamericana), dobbiamo esserlo tutti? Davvero un italiano è attratto più da un autore americano che da Dickens, Dostoevskij, Cervantes, Borges, Marquéz e mille altri non yankee? Davvero sono così decisivi per noi gli scrittori che lui ha scelto per il ciclo “Americana” che il Corriere della sera gli ha commissionato? Quasi tutti misconosciuti, pure i DeLillo, i Wallace, i Pynchon e i Roth hanno in Italia solo un pubblico plagiato dai modelli americani com’è Veronesi. La cui perla è nell’affermazione che pochi romanzi hanno l’Italia come protagonista, a differenza dell’America: ignorando così l’intera storia della letteratura italiana e le grandi temperie alfierane, foscoliane, risorgimentali, post-belliche (Savinio: “Raccontate italiani la vostra storia”), neorealiste, contemporanee. Il colmo? Che pure ogni suo romanzo è giudicato un affresco dell’Italia di oggi.

Nostra Signora Guerra

(28.6.23) Le guerre sono combattute sempre da governi e mai da Stati, né tantomeno da nazioni. Esse decidono la conquista di un territorio con la forza ma non l’identità di un popolo. La “annessione” russa di regioni dell’Ucraina e ora la loro “liberazione” – secondo termini di propaganda governativa che stanno per avanzata e riconquista – si alternano sulla testa delle popolazioni che vivono in esse in forza di un principio di sovranità che è l’opposto del più volte affermato ma mai in realtà applicato principio di autodeterminazione dei popoli. In base a questo è la maggioranza di una comunità residente che decide a quale Stato appartenere, magari non con referendum truccati come nel Donbass. In base a quello è il monarca o l’establishment al governo a stabilire quali territori e quali popolazioni riconoscere come propri. Lo spirito feudale e poi colonialista primeggia ancora oggi sul solo modello di civiltà che realizza la piena libertà.

Meglio la prima repubblica

(27.6.23) Quanto ha rivelato Report sui traffici del ministro del Turismo Santanché ripropone una questione morale di fronte alla quale impallidiscono i tralignamenti della prima repubblica. Quali che saranno le giustificazioni (indebite e inaccettabili) che fornirà al Parlamento, rimane una condotta etica che, fondata sulla menzogna, sul traccheggio, sul favoritismo e sulla politica intesa come esercizio del potere, non può essere tollerata, a maggiore ragione se in qualche modo suoi sostenitori, favoreggiatori o conniventi, figurano il presidente del Senato La Russa e il presidente del Consiglio Meloni. I vituperati Andreotti, Rumor, Colombo, Craxi e tutti gli altri appaiono dei veri giganti rispetto a quanti detengono oggi le redini dello Stato.

La provocazione di Feltri

(26.6.23) In un’intervista per i suoi 80 anni Vittorio Feltri ha detto che “la libertà di un giornalista si misura dalla busta paga: dalla possibilità che hai di andare da un sarto e farti fare un buon abito su misura”. Essendo evidente il controsenso tra l’autonomia del giornalista e il suo sarto (ma certamente pochi ne hanno uno), c’è da credere che si tratti di una sua provocazione, come quella in risposta all’osservazione sui suoi frequenti “tweet ruvidi”: “Provoco, soprattutto i gay. Quelli abboccano e io mi diverto”. Una boutade, perché la libertà del giornalista (se davvero esista e non sia una delega dell’editore) si misura dalla professionalità, come Feltri stesso ha dimostrato. La busta paga pesante dimostra semmai il contrari: che quanto più un giornalista è fedele al suo editore tanto più l’editore lo ricompensa, giacché ogni editore ricerca innanzitutto giornalisti non leali ma fedeli. Né tantomeno si diventa direttori se non si è fedelissimi, funzionali agli interessi del padrone e magari servili.

E il mondo tifò per Putin

(25.6.23) E’ andata bene, perché se Prigozhin fosse arrivato a Mosca e avesse voluto concludere il suo rocambolesco colpo di stato non ci sarebbe stato alcun dubbio sulla vertiginosa e immediata escalation della guerra contro l’Ucraina: anche con l’impiego di missili nucleari, che lo “chef di Putin” ha più volte sollecitato di liberare accusando l'Armata russa di codardia, il motivo peraltro che lo ha spinto alla dimostrazione di forza militare. Il mondo ieri si è trovato, soprattutto nel pomeriggio, a tifare per Putin. Il quale è un criminale che usa la testa mentre Prigozhin è un criminale e basta.

Il vello d'oro nell'oceano

(24.6.23) Quattro argonauti guidati da un giasone americano hanno cercato un vello d’oro negli abissi oceanici trovando la morte nella loro nave. L’idea di impresa estrema come quête fa parte della storia dell’uomo, ma con il caso del Titan ha superato la sua stessa accezione. Con 250 mila dollari avrebbe forse più senso calarsi fino a quattro chilometri di profondità magari per vedere un antico relitto greco, egizio o fenicio, ma che emozione può dare, se non è più esattamente una maledizione, un inabissamento dentro una specie di scaldabagno per vedere relitti di transatlantici ben noti in superficie e contaminare le acque dove si sono dissolti ben oltre mille cadaveri? Guardare il relitto attraverso uno spessissimo oblo è diverso che osservarlo anche in maggiori particolari da uno schermo televisivo in un documentario?

Forze dell’ordine e forza bruta

(23.6.23) Sempre più spesso la cronaca registra in Italia casi in cui polizia e carabinieri, senza distinzione, eccedono nelle misure di intervento arrivando anche alla tortura, in molti casi a determinare la morte, dei soggetti sotto controllo. L’escalation coincide con il maggiore consenso di cui godono le forze politiche conservatrici, per le quali il pugno di ferro è lo strumento più appropriato a una strategia di prevenzione del crimine. L’area sempre più crescente di quanti, barboni, immigrati, pregiudicati, eccentrici, dropout, sono visti come elementi di pericolo sociale - e molte volte tali si dimostrano -incoraggia l’adozione della forza più brutale, che trova tacito sostegno nella maggioranza silenziosa attestata alla base dell’insorgenza moderata. Il vero rischio è che di questo passo si arrivi alle “squadre”.

I complimenti sono sessisti

(22.6.23) Se un uomo vuol essere galante e rivolgere un complimento a una donna rischia di essere accusato di sessismo. E quanto più è avanti in età, e dunque più si mostra galantuomo, tanto più appare sessista, nonché depravato. Il Dolce Stil Novo è stato quindi, nell’ottica dell’imperante politically correct, un tempo di machisti contrari alla parità di genere. Oggi è vietato scrivere alla lavagna frasi del tipo “La più bella è Maria” e peggio ancora “bona”. Così il concorso Miss Italia si avvia a diventare un festival di sessismo, ma intanto si avvia a tornare sulla Rai. Il sessismo vale però solo se è opera del maschio, perché una donna, a usare espressioni simili, appare invece emancipata e à la page. Salvo al ristorante e al bar, dove è fatto obbligo all’uomo, se non vuole passare per cafone, di essere galante e chiedere il conto.

Telefono, casa market

(21.6.23) Nel telemarketing il Codice di condotta, inapplicato, ha sostituito il Registro delle opposizioni, un fallimento. Le chiamate indesiderate continuano a pervenire a chiunque, promuovendo nuovi contratti telefonici, di luce e di gas: con la novità che a disturbare è spesso non un operatore ma una voce registrata. Non serve bloccare il numero chiamante perché la telefonata arriva poi da un altro. E se non è una telefonata, è un messaggio Sms, che per certi gestori è inutile bloccare. Fino a quando l’azione di deterrenza è lasciata agli utenti e non assunta dallo Stato, il telemarketing non sarà fermato.

Madre e figlio, secondo natura

(20.6.23) Madre è colei che partorisce un figlio, ma figlio può essere chi non sia nato da sua madre. Il piano naturale confligge con quello sentimentale ed è impossibile fonderli in uno stato emotivo e civile. Quello che sta cercando di fare la legislazione di ogni Paese occidentale è di fingere una fusione perché madre possa essere anche quella non biologica per il fatto che è affettivamente legata al figlio che “riconosce” come proprio. Ma non lo è. La richiesta della Procura di Padova di non trascrivere il cognome della madre non biologica è diretta a mettere fine a un infingimento. Perché una donna che voglia un figlio non deve adottarlo e “riconoscerlo” allo stesso modo come proprio? Forse fingersi madre putativa comporta per il figlio un affetto maggiore? Cristo dalla croce disse alla propria madre biologica: “Madre, ecco tuo figlio”, indicando il discepolo amato al quale disse: “Ecco tua madre”. Stabilì che l’affetto di madre e di figlio non è sancito dallo stato civile ma da un atto di adozione e donazione.

Prima casa? Una trappola

(19.6.23) Berlusconi menò gran vanto di aver soppresso la tassa sulla prima casa, per cui chi è proprietario di una sola abitazione crede di non dover nulla allo Stato. Non è così. La legge, fatta all’italiana, non esonera chi ha una sola abitazione ma chi vive nella sua abitazione principale. Questo significa che se si cambia residenza e magari si va a vivere in affitto quella prima casa diventa di colpo e paradossalmente seconda casa, soggetta dunque a una tassa per giunta maggiore. Tale efficacia si estende al decreto “salvacasa”: in presenza di un’esecuzione immobiliare, basta cambiare residenza per perdere il diritto solo teorico a salvare la propria casa dall’asta.

Basta togliere le visualizzazioni

(18.6.23) Non è Internet ad avere drogato il mondo facendo non solo dei giovani ma di enti pubblici, grandi marchi, giornali, uomini politici cacciatori di like e follower, necessari ad aver consenso, quindi una presenza, un’autorità e un mezzo per procacciare alla fine pubblicità. L’influencer è la figura che nasce in virtù del consenso dato dalle visualizzazioni al proprio profilo. Basta dunque eliminare in ogni pagina web il conteggio delle visualizzazioni e la corte delle Ferragni, come i challenger che uccidono bambini spariscono di colpo insieme con quei metodi di fare informazione che danno le notizie alla fine di una filza di inserzioni pubblicitarie e usano i titoli come esche. Se si lasciano attive le sole visualizzazioni possibili al titolare del sito, utili alle sue strategie gestionali sul web, il mondo diventa subito fatto di gente normale e internet un mezzo proficuo.

La superiorità dei romagnoli

(17.6.23) “Ma chi crede di essere questo ministro Musumeci? Pensa davvero di poter spiegare con arroganza ai romagnoli come si fanno le cose?”. Bersani (rientrato nel Pd dalla finestra) apostrofa giustamente il ministro della Protezione civile (che si sta facendo conoscere anche fuori dalla Sicilia) per aver detto ai sindaci dei Comuni alluvionati che “il governo non è un bancomat”, quando la sua madrina Giorgia, andando nel fango, giurò che avrebbe presto finanziato 2,6 miliardi. Ma neppure il commissario ha ancora nominato. Epperò Bersani ha usato un nome proprio, “Musumeci”, per uno comune, “siciliano”, altrimenti non avrebbe senso il riferimento ai romagnoli. La frase su Twitter suona dunque così: “Ma chi si crede di essere questo ministro siciliano da poter dare lezioni a noi romagnoli?”. Vecchia storia.

Colpa di 600 mila, non di uno

(16.6.23) Uno solo è stato incriminato di omicidio stradale dei cinque youtuber che hanno ucciso un bambino. Ma la colpa non è sua né degli altri se hanno provato ad aumentare i follower con un’impresa da folli. Loro (peraltro simpatici e bravi nei video da performer) sono l’effetto ultimo di una sindrome di massa che ha fatto dei social l’area dell’illecità permessa e illimitata. In realtà dovrebbero essere i seicentomila follewer dei Theborderline a essere incriminati, perché se fossero stati una dozzina, quei “bravi ragazzi” di borgata e di famiglie perbene, non avrebbero neppure noleggiato un Suv da 1500 euro al giorno scommettendo di stare in giro cinquanta ore. E ora, dopo l’omicidio, hanno moltiplicato le visualizzazioni.

L'indovinello di Giannelli

L'indovinello di Giannelli

(14.6.23) Cosa ha voluto dire il geniale Giannelli nella vignetta di ieri sul Corriere, che certamente riguarda Berlusconi giacché le scarpe con i tacchi rialzati sono un suo iconico attributo? Le ha lasciate sulla riva per significare che in spirito è rimasto sulla Terra? Si è diretto in cielo camminando come Cristo sulle acque? Percorre una passerella scalzo sfilando da grande star? Scompare all’orizzonte nella sua natura di comune mortale? Va incontro al Sol dell’avvenire raggiungendo così Bettino Craxi?

Berlusconi, diversità di addii

(13.6.23) Subito dopo la morte, i siti di Corriere della sera e Repubblica rivelano il loro modo di intendere il giornalismo: il primo titola: “Silvio Berlusconi è morto – Ha cambiato la politica e la destra”, dove “la destra” poco dopo cambia in “l’Italia”. Il secondo: “La fine di un’era – Finisce un pezzo di storia italiana”: espressione di spregio perché buona per il giorno dopo e non a pochi minuti dalla morte. Il Corriere posta una foto di Berlusconi che saluta con la mano in aria e l’espressione già sofferente, mentre la foto su Repubblica ritrae il leader scomparso nella sua migliore stagione, a rimarcare qual è l’era finita e come salutando una nuova liberazione, Il Corriere ha dato una notizia a tutti, Repubblica ha fatto un annuncio a una parte.

Sessismo e menefreghismo

(12.6.23) Daniele Paolo Domenicucci, relatore da remoto alla Scuola per magistrati di Scandicci, ha scritto (in risposta alle email di chi gli chiedeva dell’esperienza) esattamente quello che pensava dei futuri magistrati che vedeva in collegamento (“Maleducati, almeno c’è bella figa”), salvo poi precisare che non è sessista ma idiota. L’Italietta bacchettona, che però si gode le serie Tv con minorenni ben più espliciti, si è scandalizzata per una battuta appena goliardica e non della maleducazione imputata dal relatore ai futuri magistrati per via del clima di distrazione e indifferenza nel quale vedeva svolgersi la sua lezione. Distraendosi quindi anch’egli, Domenicucci ha notato non più provette magistrate ma belle ragazze. Lui non sarà più invitato a fare da relatore, però loro non dovranno mai rispondere del loro menefreghismo.

Fra diavolo e acqua santa

(11.6.23) Chiunque compri una casa può ristrutturarla e modificarne la destinazione facendone un negozio, una sede, un magazzino. Molto più difficile è farlo con una chiesa, sia pure sconsacrata. Piero Sansonetti, chiamato a dirigere “L’Unità” aggiudicata all'asta a un imprenditore senza molti ideali, ha preteso di rifare una chiesa per giunta riconsacrandola. Anziché pensare a un giornale, sia pure di sinistra, nuovo in tutto (anche nel personale) salvo che nel nome, ha agito come chi voglia riavviare una chiesa dedicandola a Satana. Ha ospitato, con un sotterfugio, articoli di Giusva Fioravanti (95 condanne per omicidio) e ha usato Enrico Berlinguer come testimonial del lancio del giornale pubblicando una sua foto storica. I figli del leader comunista hanno protestato e lui si sfrega le mani: pubblicità riuscita.

Calcio, il penalty non è un jolly

(10.6.23) Se il calcio è una questione capitale, merita disciplina. Il calcio di rigore soprattutto: dev’essere un’occasione e non un jolly offerto a chi tira. Perciò occorre che il fallo in area sia punito con un tiro dal dischetto che abbia difficoltà di riuscita pari alla gravità del fallo. Una nuova regola? Se il fallo è del tutto evidente, in porta rimane il solo portiere, altrimenti sono ammessi, in proporzione ai dubbi, uno o due calciatori disposti a piacimento nell’area piccola e col divieto di usare mani e braccia. Ad un rinvio possono intervenire anche i compagni, come vuole la regola. Uno o due ostacoli posti al rigorista significa dare un prezzo giusto al penalty.

E “Report” divenne un Resort

(9.6.23) “Report” è un esempio di giornalismo d’inchiesta estraneo alla tradizione della televisione italiana, sempre consolatoria o sensazionalistica alla maniera di Giletti. L’autorità che la trasmissione ha guadagnato, già dalla conduzione di Milena Gabanelli, è paradossalmente frutto della natura pubblica dell’editore, che non si riconosce in una figura né in un complesso di interessi personalistici, giacché in una emittente privata, quale che sia, “Report” sarebbe un ricordo, mentre in Rai può continuare a esercitare la sua azione di disturbo. Gli nuoce solo quel sorriso simile a un ghigno che il conduttore Ranucci indossa sardonico e irritante dall’inizio alla fine del programma nell’intento di irridere e compatire il mondo. Tale supponenza di chi sembra avere il mero e misto imperio muta “Report” in un Resort dove una saputa corte di compagnoni si trastulli nello spirito di “Amici miei” tirando scherzi, scherni e schegge.

Il pavone della Ferragni

(8.6.23) Per paura di ingolosire malintenzionati, ma anche per il rossore di costituire una fortunata eccezione sociale, i veri ricchi non ostentano beni, case, autovetture. Circondano le loro ville di muraglie per proteggersi ma anche per non stare in vetrina. Tantomeno si fanno fotografare sui giornali e sui social presentando la loro nuova “casa da sogno”. Parliamo di ricchi del genere del principe di Lampedusa e non del borghese arricchito Calogero Sedara, dal primo guardato con la sufficienza e la sopportazione di chi osservi un bambino di strada viziato. Chiara Ferragni è parente stretta di don Calogero: tra sprizzi di felicità, si è fatta fotografata in tutti gli angoli della nuova casa milanese che non vede l’ora di andare ad abitare. Altri dello stesso rango, ma non di gusto uguale, mostrano collane d’oro, grossi anelli e doppiopetti. Poca la differenza nella sostanza: pavesare il successo, la fortuna, i soldi è tipico di chi viene dal niente.

Cinque aguzzini in uniforme

(7.6.23) I cinque poliziotti della Questura di Verona in arresto per torture su immigrati e senzatetto ricordano i loro colleghi della Uno bianca che nella vicina Emilia negli anni Novanta si resero colpevoli di 24 morti e un centinaio di rapine. Quelli veneti sono stati fermati in tempo, ma l’escalation era cominciata sicché la posta sarebbe diventata sempre più alta: con la differenza che a Verona, come aggravante, è stato lo spirito discriminatorio e razzista il propellente della bestialità in divisa dello Stato. La banda dei cinque non cercava profitti, droga o favori, solo il piacere sadico di torturare e umiliare esseri umani ritenuti inferiori. Difficile non pensare che l’avversione xenofoba promossa da certa Destra abbia fatto da terreno di coltura prospettando non solo impunità ma approvazione.

Il verde pallido del Corriere

(6.6.23) Per la Giornata dell’ambiente il Corriere della sera è stato stampato ieri su carta di un verde pallido anni Sessanta che non si poteva non solo guardare ma nemmeno leggervi sopra. Semel in anno insanire licet: e sarebbe da riderci su se iniziative di tal genere non facessero piuttosto riflettere circa l’atteggiamento della maggiore (“grande” non si può più dire viste le vendite) stampa italiana verso temi come la salvaguardia ambientale, considerata al pari di una ricorrenza annuale del tipo Festa del lavoro e non un’emergenza quotidiana da richiedere un presidio permanente di attenzione. Fino a quando la difesa del pianeta sarà oggetto di supplementi speciali, iniziative speciali e carta speciale è certo che non sarà vista come una minaccia incombente, imminente e reale, alla maniera in cui è stato vissuto il Covid.

Il matriarcato di Grasso

(5.6.23) Aldo Grasso bacchetta Bocchino per aver detto che un tempo c’era nel sud più rispetto per la donna per via di certa cultura matriarcale. E ha ricordato casi di femminicidi (pure la Baronessa di Carini) mettendo confusamente insieme vittime del delitto d’onore e altre della pura violenza (con il matrimonio riparatore in soprammercato) per concludere che il sud è come il nord in fatto di sopraffazione sulla donna: per modo che il matriarcato è solo un infingimento o un alibi. Il matriarcato è invece un fondamento della civiltà mediterranea e del pensiero meridiano fin da Cibele ed Ecate. Con il processo di omologazione e il predominio del nord patriarcale sul sud tale condizione sociale è finita per essere retaggio e memoria storica. Sta di fatto che è a Milano che il nobile don Rodrigo vuole per sé Lucia solo per scommessa mentre a Roccaverdina il marchese Schiraldi concupisce la serva ma preoccupandosi di maritarla.

Sansonetti, una croce sull’Unità

(4.6.23) Il solo nome dell’“Unità”, lo storico quotidiano del Pci, risveglia nei vecchi comunisti come anche negli anticomunisti il ricordo di un’epoca di forti ideali, di lotte indomite, di piazze rosse, di valori incendiari. Oggi quel nome è l’unico retaggio rimasto, ma è stato infangato dal “comunista” Piero Sansonetti che ne è diventato direttore ed ha dichiarato, senza alcun rossore, che farebbe scrivere altre mille volte Giusva Fioravanti, il terrorista nero con 95 omicidi riconosciuti, sospettato del delitto Mattarella e ovviamente in libertà da tempo. Anche chi ha visto in quel foglio un odioso nemico si indigna di fronte allo scempio che delle sue spoglie è stato fatto. Sansonetti ha voluto farsi cerimoniere funebre non solo di un giornale ma di un’epopea.

L’esempio di Gramellini

(3.6.23) Massimo Gramellini, l’autore delle lacrime in punta di ciglio, sostiene che l’amore non è possesso, ma cessione di sé e auspica che siano i genitori a insegnare “almeno questo ai figli maschi” così da essere veri educatori. “Perché l’educazione sentimentale – conclude – non si trasmette con i libri e tantomeno con le prediche. Funziona solo con l’esempio”. Ora, a parte che esiste un romanzo di Flaubert, intitolato proprio “L’educazione sentimentale” e guarda caso riguarda un giovane che, come l’Impagnatiello assassino, si innamora di due donne tra le quali non sa scegliere, il migliore esempio che Gramellini avrebbe dovuto vedere come mezzo di educazione sentimentale non può che trovarsi nei libri. "Tutto finisce in un libro" diceva Mallarmé. E tutto comincia da essi. La domanda che allora manca al buon Gramellini è: quanti libri ha letto Impagnatiello?

Ferragni, colpa dei social

(2.6.23) Non è colpa di Chiara Ferragni se, rispondendo a una ragazzina di undici anni che la rimproverava per il selfie postato seminuda, dice che “ognuno è libero di essere se stesso e celebrarsi quando si sente di farlo”, giustificando così la sua narcisistica posa di vamp giuliva. La colpa è del mondo dei social che ha creato un personaggio che, come influencer, è per sua natura sciocco, vanesio, preso di sé, arrogante e sostanzialmente ignorante. Serve il mercato e dunque ne è un prodotto di venalità e superficialità. La risposta che ha dato alla sua ex fan ha avuto forse un effetto ancora più negativo del gesto, perché è come venuta non da lei ma dai social che tale fenomeno alimentano.

Santoro, requisitoria a sé stesso

(1.6.23) Con l’età si diventa bisbetici e petulanti, si sa. E Michele Santoro, il re del giornalismo più settario del Dopoguerra, oggi principe dei rancorosi, si è scagliato nel salotto di Floris contro Fazio e Annunziata rivangando episodi dimenticati per accusarli di doppiogiochismo anche a suo danno. Ha detto verità storiche, ma le ha dette con l’espressione dell’invasato, la stessa che lo ha piantato sul fronte dei no war e sull’imperativo del disarmo dell’Ucraina. Il buon conduttore gli ha opposto ripetuti “non c’entra”, ma non gli ha detto la sola cosa necessaria: che come Fazio e Annunziata (e come lo stesso Floris dopotutto), Santoro ha fatto parte integrante e propositiva del sistema che adesso critica solo perché è rimasto fuori.

Intelligenza artificiale furfante

(31.5.23) A New York un avvocato ha sostenuto una causa affidandosi interamente all’Intelligenza artificiale del software ChatGpt. Il quale gli ha fornito una ricca giurisprudenza che però il giudice ha provato inutilmente a verificare, essendo del tutto inventata. È una buona notizia: ci dice che la IA non è infallibile, ma molto umana. E quindi un po’ imbrogliona. Nel caso in questione ha elaborato sentenze precedenti che riguardavano fattispecie analoghe ma non quella in discussione. Opera seguendo criteri probabilistici e statistici e non è dunque affidabile. Per il momento l’umanità è salva.

L’invenzione dei capolavori

(30.5.23) Non ci sono in Italia capolavori letterari. Gli ultimi sono stati “I Malavoglia” e “I promessi sposi”. Nondimeno i nostri critici – ma solo quelli militanti e non certo gli accademici, con in testa l’indiscusso “cercatore d’oro” Antonio D’Orrico del Corriere della sera, capace di dare 110 e lode a libri inguardabili - scoprono capolavori ogni giorno e dappertutto, lusingando il solo mondo editoriale di cui sono chierici. Tanta irresponsabile visionarietà ha significato l’esaltazione di autori di una stagione e la recessione di un genere superato nel gusto popolare pure dalle pelose serie Tv cui, dopo che al cinema, il romanzo si è reso ormai ancillare.

Il Ponte dei vacanzieri

(29.5.23) Un lettore del Corriere della sera osserva che il Ponte sullo Stretto creerà grandi problemi alla Sicilia perché sarà costretta a tollerare un traffico ferroviario e automobilistico superiore alle proprie possibilità. E Aldo Cazzullo gli risponde che la Sicilia è quella dei governatori processati e condannati per mafia, del turismo inferiore a quello dell’Andalusia, dei deputati che guadagnano più del presidente degli Stati Uniti, del quart’ultimo posto nella classifica per regioni sull’evasione fiscale: concludendo che il Ponte sarebbe un riscatto per l’isola, perché uscirebbe dal suo isolamento. Ma quel che pensa davvero Cazzullo arriva alla fine: dopo avere scritto che non esiste “al mondo una terra che possa essere definita più bella della Sicilia”, dice che il Ponte serve in Sicilia perché “andarvi e venirvi sarà più facile”. Ovviamente ai continentali per godersi le vacanze. E i siciliani? Devono godere del fatto che per la prima volta non c’è chi vuole un ponte (da Ruggero il Normanno in poi) per conquistare l’isola.

Prima viene la squadra del cuore

(28.5.23) Una ragazza che si laurea mercoledì si è sfogata in una radio perché quel giorno il padre ha deciso di essere a Budapest per la finale della sua Roma. Tra la figlia e la squadra del cuore il padre-tifoso ha scelto questa, rinunciando a una gioia personale per condividerne un’altra collettiva. Al netto dell’amore paterno e dell’attaccamento ai colori giallorossi, avrà considerato che la seduta di laurea è un rito senza sorprese mentre una finale di calcio riserva emozioni inattese e adrenalina. Dunque tra l’affermazione di sé come genitore che porti una figlia alla laurea e il divertimento con gli amici che sognano l’impresa non ha avuto dubbi. Ce l'ha spiegato Blaise Pascal, il quale individuava nel “divertissement” la via di fuga dell’uomo dalla sua quotidianità.

Le campane dell’Annunziata

(27.5.23) Se della loro faziosità, Gruber e Formigli – al pari di Porro e Giordano - rispondono a un editore privato, come è stato per Giletti, giornalisti e conduttori faziosi della Rai devono dare invece conto ai telespettatori di un servizio pubblico che non distingue il canone tra utenti di destra e di sinistra. Lucia Annunziata ha fatto della sua parzialità una bandiera che non ha esitato a sventolare in faccia a ogni avversario politico. E che le sue “dimissioni” siano state un atto appunto politico lo dimostra l’esorbitante spazio dato al suo gesto dalla grande stampa, che l’ha buttata infatti in politica.

L'autogol di Formigli

(26.5.23) Come al solito, ieri sera Formigli aveva apparecchiato la settimanale trasmissione anti-Meloni invitando, oltre che il consueto coro di sinistra, anche il segretario del Pd in pectore Bonaccini. Il quale però si è pronunciato sulla Meloni in termini più encomiastici di un La Russa. Terreo e livido, Formigli lo ha prima rimbeccato quasi rimproverandogli i buoni rapporti con la premier e poi, incassando altri plausi da parte di Bonaccini, lo ha salutato interrompendolo. Sia lui che Bonaccini hanno però evitato di dire che le alluvioni in Emilia Romagna si sono avute principalmente per gravi mancanze dei governi regionali sempre di sinistra che, a differenza di quelli del vicino Veneto, non hanno mai provveduto alle più necessarie opere di contenimento di fiumi e torrenti.

Lapsus Tv e scuole basse

(25.5.23) Serena Bortone, conduttrice Tv, ha voluto strafare e ricordare il celebre incipit dei “Promessi sposi”: Quel ramo del lago di Garda. Un lapsus, si capisce. Come quello che a Mara Venier fece dire a un ospite, ricordando un vecchio episodio: “E tu allora rimasi…”. Chiaro che voleva dire “rimanesti”. Altro lapsus capitò a un’altra grande conduttrice, Barbara D’Urso, che definì Siracusa “un piccolo paese siciliano”. Magistrale il vertiginoso caso capitato a Striscia la notizia. Fiorello disputa in diretta se la capitale dell’India sia Bombay o Mumbai e Roberto Lipari paupula: “Nessuna delle due è corretta, la capitale dell’India è Nuova Delhi. Viva Rai2 e abbasso Rai Cultura”. Fiorello non conosce le capitali ma Lipari non sa che Bombay e Mumbai sono la stessa città.

Che tristezza, Lagioia

(24.5.23) Alla deputata Fdl Montaruli che gli ha gridato “Vergogna, con tutti i soldi che prendi”, l’inopinato direttore del Salone del libro Nicola Lagioia, autore di romanzi dimenticabili, non solo ha rinfacciato di essere una pregiudicata (forse ritenendo che non avesse diritto di parola), ma ha anche risposto protervo: “Se anche un intellettuale è pagato con soldi pubblici, non vuol dire che non è indipendente”. Non ha però spiegato come si faccia a essere indipendenti se si viene nominati direttori del Salone da Regione Piemonte e Comune di Torino, enti politici e dunque ispirati a logiche di schieramento: quella che ha permesso a lui di tacciare il governo Meloni di autoritarismo, suonando così il piffero alla Sinistra. Decisivo l'avverbio "anche": ricorda che un intellettuale di norma non si fa pagare da enti pubblici. Proprio per rimanere indipendente.

Il sogno di Cuffaro

(23.5.23) In un’intervista televisiva Totò Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana e già detenuto cinque anni nelle patrie galere per associazione mafiosa, ha ricordato Martin Luther King e la sua famosa frase, “I have a dream”, ma storpiandola due volte in “I am a drink”. Poi ha spiegato che aveva bevuto più di un bicchiere di vino nel suo giro elettorale e gli era perciò scappato il lapsus.: più che altro allora un'associazione di fumi. Resta il dubbio, visto l’effetto, se il drink non sia stato piuttosto multiplo, ma in vino veritas, si sa: magari lui si sente davvero un sogno, quello di incarnare un partito che però è stato per molti un incubo.

Made in Italy, Grasso che cola

(22.5.23) Aldo Grasso ha scoperto che esiste “l’assillo del Made in Italy” da imputare a una volontà sovranista che per decreto imporrebbe l’idea di italianità nel mondo. Fila, se si guarda alla politica nazionalista del governo Meloni, nato per fare, su mandato popolare, appunto una politica sovranista. Grasso sta però bene attento a non dire che è sovranismo gioire per tre squadre di serie A alle finali europee, una variante dopotutto del Made in Italy. E dimentica che il marchio si è affermato da sé, al di là di chi occupi Palazzo Chigi. Altrimenti, verrebbe da pensare che durante i governi di sinistra il Made in Italy sia stato dormiente.

Le particelle pornografiche

(21.5.23) In un’intervista il francese Michel Houellebecq si dichiara pentito di aver offeso l’Islam e di aver girato un film porno. Sul primo punto dice di essersi sbagliato sulla minaccia islamica, ma che “resta il pericolo che una piccola minoranza provochi una guerra civile. In passato è già successo, con le rivoluzioni francese e russa”. Quindi per l’autore di “Annientare” non dovevano aversi i rivolgimenti che hanno cambiato il mondo. Sul secondo punto dice di aver girato con la moglie alcune scene a letto con un’altra donna pensando che fossero destinate a Onlyfans, nella supposizione che fosse “una cosa privata”. E aggiunge di aver scoperto solo dopo che “era pubblico e a pagamento”. A credergli è stato solo il giornalista del Corriere della sera, perché la verità è in quanto lo scrittore dice dopo sulla pornografia e sul piacere di filmarsi a letto: “È l’unico modo per fissare nel tempo momenti molto belli”.

Vietato parlare di Covid

(20.5.23) Ancora si vede qualcuno con la mascherina. Ma sono pochi, quanti a febbraio 2020 furono i primi ad indossarla: con la differenza che allora ci sembrarono dei salutisti un po’ ipocondriaci, mentre quelli che la portano oggi ci appaiono dei pavidi soggetti a rischio, molto più impauriti dei primi, che vedevano il Covid come una minaccia e non come una realtà. Oltre 130 mila morti in Italia e 20 milioni nel mondo dovrebbero bastare per parlarne, riflettere e ricordare, anche sul piano storico, ma la volontà generale è di esorcizzare e rimuovere un’empusa che ci ha atterriti. Nessun narratore ha voluto scriverne, nessun giornale né un programma Tv hanno inteso tenere viva la memoria. Forse occorre la distanza del tempo, ma i morti muoiono più il tempo passa, se non ricordati.

Fiorentina, un gol in curva

(19.5.23) Nel secondo tempo supplementare di Basilea-Fiorentina, quando la squadra viola sta esercitando la maggiore pressione e le tocca tirare un corner, il giocatore alla bandierina si ferma perché alle sue spalle viene richiamato dai tifosi gigliati, oltre che dai compagni a bordo campo, per via di uno spettatore italiano che si è sentito male. La partita si ferma per sei minuti, dopo i quali la compagine svizzera recupera e allenta la pressione. Generalmente il gioco viene sospeso per un infortunio a un calciatore e non per un malore sugli spalti: per cui il giocatore viola avrebbe potuto calciare dall’angolo, senza curarsi del caso. Non lo ha fatto e il pubblico del Basilea ha sonoramente fischiato un’interruzione non dovuta e non da regolamento. La Fiorentina ha poi vinto, ma lo ha già fatto in quel minuto cruciale, quando mezza dozzina di giocatori a bordo linea chiedono al compagno di fermarsi e consentire ai barellieri di accorrere.

Fazio, spiegazione da Cazzullo

(18.5.23) Aldo Cazzullo ha detto ai lettori del Corriere della sera che “chiunque avesse non solo un film, un concerto, un libro, ma anche un progetto politico da far conoscere cercava di andare da Fazio”. Lui per esempio era di casa a “Che tempo che fa”. Poi aggiunge che era così “non perché Fazio fosse gentile e non solo perché facesse ottimi ascolti”, ma - come al solito - non spiega quali fossero per lui le vere ragioni. Che si riducono a una: tutti cercavano di andare da Fazio perché non faceva mai domande scomode e sgradite, giacché chiedeva quanto gli ospiti si augurassero, come se le interviste fossero concordate. Epperò questo è quanto un giornalista non deve mai fare, né ciò è permesso a un conduttore televisivo. La domanda allora è: perché la Rai non ha mai fatto pagare la pubblicità gratuita che Fazio ha assicurato a film, concerti, libri e anche a progetti politici da far conoscere?

L'istigazione di Stato al suicidio

(17.5.23) Una piccola imprenditrice di Treviso ha tentato il suicidio ed è in coma dopo l’ennesima cartella esattoriale ricevuta per un debito complessivo di circa 300 mila euro. Nonostante l’assoluzione in sede penale, il giudizio tributario non si è fermato mutando le pretese dell’Agenzia delle entrate in un’azione di accanimento molto simile a quella di cui le agenzie di recupero crediti si sono rese odiose e famigerate. Il martellamento, la prospettazione di conseguenze ancora più gravi, la minaccia del pignoramento di beni e conti bancari, l’ingiunzione a pagare che giunge al telefono alle ore e nei giorni più impensati, le raccomandate verdi di cui firmare le ricevute al postino, l’atteggiamento di disprezzo e di assoluta insensibilità: sono mezzi propri delle agenzie di recupero, il cui spirito persecutorio di soggetti tuttavia privati è stato adottato dall’Agenzia delle entrate che però è un ente pubblico e agisce solennemente per iscritto ma con la stessa implacabilità. La vessazione di Stato che porta alla disperazione è una forma di istigazione al suicidio non punita dalla legge.

Salvate il sold out Fabio

(16.5.23) Fabio Fazio fa il modesto mentre posa a pavone: “Non sono uomo di tutte le stagioni”, dimenticando che per quarant’anni ha occupato il teleschermo pubblico a prescindere da chi occupasse la prima poltrona di Palazzo Chigi. Va salmodiando che ha portato al cavallino più soldi di quanti ne abbia ricevuti, ma dimentica ancora che Crozza non ha traslocato a Nove i telespettatori che aveva su La 7, segno che è il cavallo a fare il fantino. Ora raccoglie atti di dolore di quanti ha lusingato in trasmissione, senza che nessuno del suo esercito del salvataggio si chieda perché, da Salvini a Gasparri, molti festeggino la sua liberazione. La violazione multidecennale del precetto di imparzialità che gli sarebbe stato d’obbligo non ha forse sortito l’effetto che è proprio di ogni spoils system? È l’Italia, bellezza! Sicché avrebbero ben dovuto sapere gli eroici Frassica e De Bortolis che tempo che fa.

L'onore di Mattarella

(15.5.23) «Per l’Italia è un onore averla qui a Roma» ha detto Mattarella a Zelensky. Tale tributo non è giunto al punto da accogliere il presidente ucraino a Ciampino con un picchetto d’onore. E meno male, perché l’onore sta in mezzo tra la lode e pure la gloria, come recita la preghiera del mattino. Se è giusto sostenere lo sforzo bellico di un Paese aggredito, augurarsi che trionfi ricoprendosi di gloria sarebbe come immaginare il buon samaritano non caritatevole ma onorato di donare il suo mantello al bisognoso. L’Italia può sentirsi coinvolta, sensibilizzata, vicina al dramma ucraino, ma onorata di ricevere il capo di un Paese in guerra che punta ovviamente a ricambiare morte e distruzione, guadagnando la gloria, questo anche no.

Vade retro, Pluto

(14.5.23) Una signora al Papa: “Santo Padre, benedice il mio bambino?” e mostra un cagnolino tenuto nella borsa. “Ci sono bambini che muoiono di fame” la sgrida Francesco, che vuole richiamarla all’adempimento di superiori doveri, quando nel 2018 benediceva addirittura una fiammante Lamborghini. La donna timorata avrà magari smesso di chiamare “bambino” il suo cucciolo ma certo non avrà potuto fare qualcosa per la fame nel mondo, visto che la stessa Chiesa non ha mai fatto granché: quella Chiesa sempre pronta a benedire bandiere di guerra e Basi missilistiche, dimentica però che Dio creò prima gli animali e poi l’uomo. Discriminando esseri viventi tra bambini e cagnolini, il Papa ha solo scoraggiato l’amore verso il Creato. Benedetto da Dio in ogni suo elemento.

Attenti alla strada, anzi al Codice

(13.5.23) L’art. 15 del Codice della strada, dedicato agli “Atti vietati”, fa obbligo alla lettera g di non “apportare o spargere fango o detriti anche a mezzo delle ruote dei veicoli provenienti da accessi e diramazioni”. Quindi immettendosi con l’auto da una strada sterrata in una asfaltata bisogna scrostare per bene le ruote – sulla strada sterrata evidentemente e per il tempo necessario. Lo stesso Codice vieta alla lettera f di “insudiciare e imbrattare comunque la strada”, ma nulla dice delle frenate – non solo imbrattanti ma anche indelebili - lasciate sul manto stradale per via di un imprevisto, sia pure un coniglio che attraversi. Ovvio che poi un buon cristiano che ricopra una buca a proprie spese sia multato e costretto a ripristinarla: il Codice della strada non teme il ridicolo. Stulta lex sed lex.

Meglio palestrati che gay?

(12.5.23) Luca De Marchi, esponente mantovano di Fratelli d’Italia, si è detto su Facebook schifato delle effusioni viste in televisione tra Alessandro Cecchi Paone e Simone Antolini, ospiti già fuoriusciti dell’“Isola dei famosi”. Senonché il disgusto che egli prova nel vedere due omosessuali baciarsi non potrebbe essere uguale a quello che suscita egli stesso mostrandosi, alla sua bella età, in soli slip succinti con il corpo interamente tatuato di inguardabili ghirigori e in posa da palestrato più arzillo che agile? Con una differenza: se due gay che si baciano (pur sconvenientemente in pubblico) possono destare in qualcuno disagio, un vegliardo in body building appare senz'altro a tutti solamente ridicolo.

Giletti, il silenzio assordante

(11.5.23) Fino a che punto Giletti è coinvolto nell’inchiesta in presenza della quale ha detto no a una trasmissione di Mentana sul suo caso e proprio nella televisione teatro delle sue gesta e dei suoi gesti? E quanto lo stesso Mentana ha voluto far credere a un convegno di teste pensanti mentre preparava magari il processo a una testa cadente? Un mese dopo il siluramento del giornalista che faceva obbligo a tutti di parlare a prescindere da ogni inchiesta, il generale silenzio è fonte di sospetti crescenti: quasi che si voglia insabbiare una vicenda che, come fosse una mina, a farla esplodere farebbe male anche alle persone più distanti.

Bergamo troppo alta

(10.5.23) Il Feltri di Crozza avrebbe ben potuto trovarsi nella curva bergamasca a urlare cori razzisti contro Vlahovic, giacché il venerdì sera fa buuh da Nove Tv a ogni meridionalismo: non interpreta dopotutto che sentimenti storicamente radicati nella sua città, la più intollerante d’Italia. Già nei "Promessi sposi" i bergamaschi disprezzano addirittura i milanesi (che è quanto dire), chiamandoli “baggiani”. Così la povera Lucia anticipa di un bel pezzo il malcapitato calciatore serbo.

Il tumore è politico

(9.5.23) Michela Murgia è riuscita a fare del proprio dramma privato una performance pubblica, tanto da rasarsi i capelli e farsi un video. Dopo averne tratto un romanzo, ha reso politico il suo cancro augurandosi di non morire fascista sotto il governo Meloni. Qualcuno le dica che chi vede il fascismo ovunque lo nasconde a tutti e che per non essere odiati occorre non odiare.