domenica 27 luglio 2014

Impara l'arte e mettila in pratica


Nella gara tra tecnica e mercato i pronostici si stanno smentendo. Non è più solo la tecnica che produce se stessa anziché strumenti utili all'uomo ma è anche il mercato che si riproduce trasformando in "prodotti" merceficabili sia beni che servizi. 
La tecnica nasce come sfida a Dio con Prometeo che intende emancipare l'uomo dandogli la possibilità di inventare, cioè creare, facendosi scienziato, mentre il mercato nasce il giorno in cui un uomo che non possiede una cosa che vede in mano ad un altro anziché sottrargliela con la forza come ha sempre fatto lo acquieta, cioè lo soddisfa e pacifica, dandogli qualcos'altro in cambio, quindi pagando, verbo che deriva da pax. Appagandosi entrambi con un baratto, i due uomini possessori di beni utili a entrambi si intendono per continuare a scambiarseli e intanto si industriano a disporne maggiormente e a migliorarne la qualità. Diventano artigiani e ritrovano Prometeo e con lui Socrate che li chiama tecnici, produttori di beni a imitazione della natura. Diventano anche commercianti e concepiscono due nuove idee: quella di vendita e quella di prezzo.  
Da un lato, avendo accresciuto la produzione e il possesso del loro bene sono disposti a cederlo a più uomini e da un altro fissano la misura del baratto chiedendo due beni in cambio del proprio. Quando poi intendono "piazzare" i loro prodotti fuori dalla propria cerchia di conoscenze si trasformano in mercanti. Quindi riuniscono in se stessi le condizioni di produttori, venditori e consumatori, stato che non cambierà mai più. 
Nel tempo cambierà invece la tecnica che diventerà tecnologia e si riprodurrà autonomamente facendo a meno dell'uomo, autogenerandosi per migliorarsi sempre più. E' il nostro tempo. O perlomeno quello che è stato fino a ieri, perché oggi - in una società che non produce più per vendere un bene ma crea mostruosamente la domanda per poi imporre l'offerta, rovesciando così i processi di produzione e scambio e stabilendo in che quantità, dove e per quanto tempo un bene debba essere piazzato - quello che ai greci sembrava inammissibile è diventato cruda realtà: si credeva che dalla scienza non fosse possibile derivare una creazione ex novo, che quanto esisteva in natura fosse al più imitabile e che la tecnica potesse essere mimetica e mai artistica. 
Oggi sappiamo che al contrario l'arte è invenzione, quindi scienza. Platone sarebbe costretto ad accettare che i suoi schiavi, guardando il muro della caverna e non vedendo proiettarsi alcuna ombra della realtà alle loro spalle, possano fantasticare immaginandone la presenza, senza più pensare che non ci sia nulla da vedere.
Se un tempo l'arte non poteva creare nuove realtà, sicché la poesia, frutto del poiein, che vuol dire produrre, non poteva andare oltre l'aristotelico verosimile, oggi è l'arte, figlia dell'antico artificio, a influenzare il mercato diventando essa stessa inganno. 
Lo possiamo vedere da noi stessi ogni giorno. La telematica 2.0, che implica innanzitutto l'idea di condivisione, per ragioni che non possono che spiegarsi alla luce proprio di questo fenomeno macroeconomico, chiama in tutti i siti - e noi così chiamiamo i nostri giudizi su ogni bene o servizio che compriamo -, "recensioni" i commenti che postiamo e leggiamo. La recensione è una valutazione scritta che riguarda un'opera artistica e non un prodotto industriale e commerciale, per il quale fino a qualche tempo fa era usato il termine di "commento". 
La differenza è nella forza del proprio giudizio, perché un commento è l'opinione di chi vuole semplicemente aggiungere il proprio punto di vista a quelli degli altri, mentre la recensione è un giudizio di valore che punta a influenzare l'opinione degli altri indirizzandola verso un parere unico e globale. Soltanto in presenza di un "apprezzamento" unico e condiviso, una volta che la pubblicità ha reso noto il bene e il servizio, è possibile che esso divenga non solo diffuso ma innanzitutto e soprattutto richiesto. 
In sostanza oggi condizioniamo il mercato servendoci non più di "persuasori occulti" esercitati a dirigere il gusto verso un prodotto, ma creiamo prima il bisogno, l'attesa e il desiderio su un prodotto che non esiste, da affinare e conformare all'aspettativa maggioritaria, e poi lo creiamo. Insomma quel che facciamo è arte e siamo artisti prima di diventare artigiani. Immaginiamo un prodotto, lo vendiamo e poi lo realizziamo. 
E' il caso sconvolgente, avveniristico ma già attuale, della stampante 3D, che non serve per riprodurre documenti ma per creare addirittura oggetti reali. I quali, in sede di valutazione, non vengono analizzati e commentati, ma criticati e recensiti, cioè giudicati in base alla critica e alla recensione, gli strumenti del giudizio di un'opera letteraria teso a formare un'opinione condivisa. "Tout s'aboutit à un livre", diceva Mallarmé. Oggi possiamo invece dire che tutto non finisce ma comincia da un libro. E l'arte non si impara e si mette da parte ma si esercita e si investe.