Da "non poteva non sapere" si è passati a "non è inverosimile che non sapesse" ed ora si è finiti a "è certo che non sapesse". Le motivazioni che hanno nel tempo dettato i pronunciamenti giudiziari si sono fondate su quanto la legge vieta: l'arbitraria supposizione, che è cosa ben diversa dal legalitario libero convincimento.
Il libero convincimento del giudice si forma davanti alle prove e alle parti del dibattimento mentre la supposizione nasce da indizi e può essere di due generi: la prima è una presunzione fattuale, jure et de jure, del tipo: se non mangio muoio, sicché chiunque può supporre che non posso non mangiare; la seconda è juris tantum, cioè ammette la prova contraria: conoscendo un mafioso è probabile che possa anche io essere un mafioso, formula mutuata dalla condotta sociale, secondo la quale se sto in compagnia di un ladro posso diventarlo anch'io, ma di nessuna rispondenza alla legge naturale, in base alla quale posso rimanere contagiato solo se la malattia della persona a me vicina è contagiosa.
Ora si è fatta della presunzione del secondo tipo una particolarità del primo, sicché se conosco un mafioso non posso non essere un mafioso. Su questa equazione del tutto arbitraria sono state incriminate un'infinità di persone, fra cui l'ex ministro Claudio Scajola. Il quale, secondo la Procura e il Gip, non poteva non sapere che altri avevano comprato la casa del Colosseo a suo nome e previa la sua autorizzazione. Ma poi sappiamo come è andata. Scajola (prima di finire in carcere per una questione che sembrava di mafia ma che i suoi avvocati con una storica memoria difensiva hanno poi derubricato in una questione di donne, preferendolo metterlo contro la moglie che contro il tribunale e così ottenendo gli arresti domiciliari) è stato assolto con una motivazione che ribalta il precedente principio e che vale la pena riportare nella sua parte essenziale: “Non è inverosimile ipotizzare che Balducci [l'acquirente materiale della casa], una volta avuta richiesta da Scajola di aiutarlo a trovare un'abitazione, possa aver pensato, unitamente ad Anemone, di sfruttare positivamente quella situazione, in vista di eventuali richieste di favori da avanzare all'allora ministro. Sicché appare verosimile che i predetti personaggi, nella previsione di un netto rifiuto di Scajola a fronte di un'offerta di aiuto economico di quella portata, si siano determinati a versare il maggior prezzo di acquisto [oltre i 600 mila euro corrisposti dal ministro] senza che Scajola ne fosse a conoscenza, ben consapevoli di porlo, a quel punto, di fronte a un fatto compiuto e, conseguentemente, in una situazione di sudditanza psicologica e di condizionamento, a causa delle evidenti implicazioni negative che si sarebbero abbattute sull'allora ministro nel caso in cui la notizia fosse diventata di dominio pubblico".
A danno quindi dell'ex ministro avrebbe dispiegato tutta la sua forza la macchina del fango nel suo più sofisticato utilizzo: quello dell'inquinamento delle prove prima ancora della commissione del reato e della sua imputazione. Spettacolare.
Il giudice ha però supposto che fosse possibile da parte di Scajola essere in buona fede e del tutto ignaro della macchinazione della trappola. Lasciamo di capire come Scajola pensasse davvero di comprare una casa davanti al Colosseo che sul mercato valeva oggettivamente tre volte in più della somma da lui sborsata e vediamo come evolve, giudiziariamente e politicamente, la nozione di presunzione di ignoranza.
Berlusconi viene assolto dall'accusa di corruzione di minore e di prostituzione minorile perché la corte d'appello riconosce che è verosimile che non sapesse che Ruby non avesse diciotto anni ed è altresì verosimile che potesse credere che fosse la nipote di Mubarak. In primo grado "non poteva non sapere" tutto ciò. In secondo grado, un anno dopo, "può non aver saputo". Anzi non ha saputo proprio, visto che è stato assolto.
Così in Sicilia l'ex assessore regionale Pippo Gianni, sotto inchiesta per tangenti nell'ambito dell'affare del Parco fotovoltaico di Monreale, ha potuto serenamente dichiarare di non aver mai saputo niente di un enorme televisore di 48 pollici che gli sarebbe stato recapitato direttamente a casa, con tanto di ricevuta al corriere, dal gruppo interessato all'affare in segno di ringraziamento per la sua riuscita. "Ricevo tanti regali a Natale" ha detto "e molti li dono a mia volta ai bisognosi. Sicuramente mia moglie l'ha dato ai poveri". Un televisore non è certo un mega-appartamento, ma è pur sempre un oggetto vistoso, che difficilmente chi rientra a casa non vede. Invece sì: può non vederlo e può senzìaltro non sapere chi glielo abbia mandato e perché.
La prossima tappa di questa escalation nella metamorfosi di un'accezione semantica è scontata: non solo si può non sapere ma non si deve nemmeno essere tenuti a sapere di doni, regalie e tangenti, per cui il beneficiario deve essere considerato nella presunzione assoluta di ignoranza. Così alla certezza del diritto si sostituisce la certezza dell'impunità.