lunedì 6 ottobre 2014

L'importante è partecipare


Una donna all'udienza papale ha pensato di telefonare alla sorella per farle ascoltare la voce del pontefice. La sorella si è commossa fino alle lacrime. Cosa che non le era mai successa sentendo e vedendo Francesco in diretta televisiva. Perché?
Ancorché in televisione si possa godere meglio sia la visione che l'ascolto, quanto più se in diretta, la partecipazione è ritenuta tale solo se stabilita e mediata da un mezzo proprio. La donna che si è emozionata ha perciò creduto di essere in Piazza San Pietro e di essere lei stessa ad ascoltare il papa perché il telefono non è considerato, né da lei né da altri, uno strumento massmediatico ma una propria estensione. Né sarebbe stato diverso l'effetto se anziché la sorella fosse stato un estraneo a telefonarle dal Vaticano.
Essendo un mezzo proprio, direttamente gestibile e controllato personalmente, il telefono - anche altrui - è una nostra proiezione e funge da orecchio e bocca. Curiosamente, se anziché il cellulare, la sorella in Piazza San Pietro avesse usato un tablet o uno smartphone, trasmettendo così in diretta alla sorella a casa sia la voce che le immagini, la reazione sarebbe stata la stessa, sebbene l'esperienza fosse assimilabile a quella di tipo televisivo. 
La differenza è data dalla percezione del sentimento della presenza. Assistere a un avvenimento di presenza, una partita di calcio per esempio, comporta un senso di partecipazione che rende protagonisti e quindi teoricamente artefici di determinare cambiamenti allo svolgimento dell'avvenimento stesso. La sensazione di essere al telefono e di ascoltare la voce del pontefice ha indotto la donna a casa a credersi presente e quindi partecipe: percezione che non avrebbe avuto se le stesse parole le avesse ascoltate alla radio o sentite pronunciare in televisione in veste di spettatrice e quindi nell'impossibilità di contribuire al compimento dei fatti. 
Avrebbe, per fare un esempio, potuto urlare cosicché la sua voce al telefono sarebbe stata sentita da un vicino che a sua volta avrebbe potuto reagire con un altro urlo di entusiasmo innescando quindi una possibile catena di effetti propagabili fino ad addurre conseguenze anche su quanto il Papa stesse dicendo: un urlo generale lo avrebbe potuto spingere a fermarsi ed esprimere un commento che a sua volta avrebbe sortito nuove reazioni corali.
La presenza. Il presente, quindi. Sebbene lo sviluppo tecnologico ci educhi ad un'assenza tutta a vantaggio della tecnica, che ci sostituisce sempre più anche nella pratica quotidiana, la partecipazione continua ad essere vista come una forma di vita attiva, come prova della nostra esistenza e della nostra vitalità. Il mito di Filottete ci insegna che soltanto se il guerriero abbandonato a Lemnos torna a combattere sarà possibile conquistare Troia. Il campione Usa di basket che si arruolò per combattere in Iraq, intendendo dare un esempio di patriottismo, avrebbe ottenuto maggior risultato se giocando avesse vestito una maglietta con uno slogan, ma non sarebbe stato presente ai fatti che voleva determinare.
Alla possibilità di visitare un museo su un sito Internet, ricco di dettagli curatissimi, di schede informative, di rimandi ad altre opere, seduti comodamente a casa nostra con l'assistenza di dieci professori virtuali che ci fanno da guida, preferiamo di gran lunga sobbarcarci a un viaggio e vedere con i nostri occhi i quadri esposti, magari senza le istruzioni di nessuno. Perché? Per potere dire di esserci stati, di aver visto personalmente la realtà, di averne constatato l'effettiva esistenza così da maturare un nostro giudizio non filtrato né mediato. 
Eppure nemmeno di noi stessi siamo in grado di dire come siamo in realtà, dal momento che nessun uomo al mondo ha mai potuto vedere direttamente, senza filtri, il proprio volto. Per farlo dobbiamo per forza specchiarci sicché l'immagine che vediamo non è quella che vediamo con i nostri occhi ma l'altra che ci rimanda lo specchio o il riflesso. Per il mondo cattolico il più grande esempio di presenza è quello venuto da Cristo, che è stato uomo ed è morto per dare prova dell'esistenza di Dio quando sarebbe bastata la fede per credere.