venerdì 18 agosto 2017

Gli zii di Sicilia / I luoghi dell'anima di Martin Scorsese


Articolo uscito il 13 agosto 2017 su la Repubblica-Palermo

Se dopo 27 anni Martin Scorsese decidesse di tornare a Ciminna, il paese della madre, non troverebbe più Leonardo Bucaro, il cugino morto due mesi fa a 85 anni a casa del quale i genitori del regista per molti anni soggiornarono quasi ogni estate. Scomparso nel 1993 il padre Luciano, originario di Polizzi Generosa, la madre Catherine continuò a venire da sola fino a quando nel 1997 morì anche lei. Martin, figlio unico, nel 1990 venne a Ciminna per trovare proprio loro, accompagnato dal suo segretario che gli faceva da interprete. Rosa Bucaro, la figlia di Leonardo, ricorda che il padre rimproverava la zia: «Ma come? Non gli hai insegnato nemmeno l’italiano!». E Catherine a giustificarsi: «Che vuoi, lavora così tanto che a New York non ci vediamo mai. Ci stiamo vedendo ora qui». Nel paese dove tutto era cominciato, così come a Polizzi.  
Scorsese con il cugino Leonardo Bucaro
Quell’anno Scorsese volle concedersi una vacanza con i suoi, parenti lontani compresi. Si fermò a Ciminna due giorni e per la prima volta non dormì in albergo, che pure aveva prenotato a Palermo, ma volle fermarsi in casa dei cugini, concedendosi nella quiete della campagna lunghe dormite e abbuffate di formaggio primosale del quale non era mai sazio. Andando quella volta anche a Polizzi fece incetta di un dolce tipico benedettino fatto di cannella e tuma, lo “sfoglio”, di cui si portò una buona scorta a New York. 
«Stette così bene - ricorda Rosa - che anni dopo telefonò a mia sorella Paola che vive a Lugano chiedendo se potevamo ospitare la moglie Helen, bisognosa di un periodo di riposo, ma non fu possibile perché eravamo tutti in Svizzera da lei». 
I genitori con Leonardo Bucaro a Ciminna
Cogliendo l’occasione della sua presenza, il Consiglio comunale di Ciminna votò in pieno agosto il conferimento della cittadinanza onoraria ottenendo da Scorsese la promessa che sarebbe tornato per la cerimonia. Ma così non è stato. Tuttavia undici anni dopo, presentando a Roma il suo documentario “Il mio viaggio in Italia”, Scorsese si ricorderà di Ciminna e dirà che il film è stato «un modo per riallacciare i legami con il paese d’origine». E nel 2010 avrà parole accorate per la sua gente: «I miei nonni materni venivano da Ciminna dove Visconti girò le scene del viaggio del Principe a Donnafugata. Mi emozionava guardare quei luoghi. Pensavo che forse i miei nonni o qualche parente avrebbero potuto essere lì, tra quei contadini che salutavano al passaggio della carrozza. Un paese di miseria Ciminna, di povera gente, emarginati e orfani. Mio nonno Martino, del quale ho avuto il nome, era stato lasciato in fasce in un convento, cresciuto poi da un fattore».
Il regista nel 1990 a Ciminna
Nessun personaggio dello spettacolo figlio di emigrati ha mai nutrito quanto Martin Scorsese un legame così viscerale con la Sicilia. Nel 1948, quando ha sei anni, nella sua casa di Little Italy vede in televisione “Paisà” di Rossellini, del quale sposerà la figlia, e grida ai genitori: «Venite, c’è la Sicilia!». Ed è in Sicilia che nel 1979 Scorsese arriva in luna di miele proprio con la moglie Isabella. Vuole trovare le sue radici e va a Polizzi Generosa, di cui il padre gli ha tanto parlato pur non essendoci nato. All’Anagrafe chiede degli Scorsese e l’impiegato, don Pietro Riccobene, gli dice che a Polizzi non c’è nessuno con quel cognome. Il regista è affranto e pensa che il padre lo abbia ingannato nell’intento di tenere segrete le loro origini, che lui invece vuole assolutamente accertare. 
È successo che quel giorno Riccobene ha sostituito allo Stato civile Giuseppe Lo Verde, l’attuale sindaco. Apprendendo il giorno dopo della venuta del regista di “Taxi driver” e “New York New York”, Lo Verde si dà subito da fare. Avendo avuto una bisnonna di nome Scozzese, intuisce che, arrivati in America, i primi Scozzese fossero stati registrati diversamente, come succedeva per molti emigranti. Parla quindi con la nonna e la madre e riesce a metterle in contatto telefonico con il fratello di Martin che vive tutt’oggi a Chicago e si chiama Salvatore. La parentela è alla fine provata e Martin viene informato tempo dopo che a Polizzi era incappato in un impiegato sbrigativo. «Se quella mattina - dice Lo verde - io non mi fossi dovuto assentare, mi sarei trovato di fronte mio cugino e avremmo senz’altro chiarito subito». 
A Polizzi con i parenti. A destra l'attuale sindaco Lo Verde
Ma la leggenda narra che quel giorno il regista (molto amareggiato per la risposta avuta allo sportello e perciò consolato dalla moglie che lo vede addirittura in lacrime) si ritrova poi davanti al monumento ai Caduti e in una lapide, leggendo il nome di uno Scozzese, immagina una storpiatura e, tornato quindi all’Anagrafe, documenta tutta la parentela: esito inverosimile perché l’unica e ultima polizzana con tale cognome era stata appunto la “nonnina” di Lo Verde. 
Appresa la verità, nel 1985 Martin Scorsese viene in incognito a Polizzi proprio per acquisire atti ufficiali sui suoi progenitori. E poi tornerà una terza volta nel 1990, quando per due giorni soggiornerà a Ciminna. Dove, nel 1979, dopo la delusione di Polizzi, con Isabella Rossellini Scorsese cerca tuttavia di rifarsi chiedendo di famiglie che si chiamino Cappa come la madre. Ma non trova nessuno perché il cugino Leonardo e le figlie vivono e lavorano in Svizzera. Solo quando rientreranno, stabilendosi a tre chilometri da Ciminna, i genitori cominceranno a venire in Sicilia per stare con loro anche due mesi l’anno. 
Rosa Maria Bucaro, figlia di Leonardo
«Era uno spasso la zia - ricorda Rosa Bucaro. - Sempre divertente e allegra. Raccontava delle volte in cui insieme con lo zio interpretavano piccole parti in film del figlio e di star del cinema ospiti a casa sua. Amavano la nostra compagnia, tanto che non volevano mai andare da nessuna parte, preferendo stare qui a Setteventi a godersi l’aria buona e il silenzio». Catherine Cappa e Luciano Charles Scorsese, che si esprimevano solo nel dialetto d’inizio Novecento dei genitori emigrati, erano legatissimi ai loro paesi. «Anche loro sono stati a casa mia - dice Lo Verde - così come Martin che rimase un giorno intero. Poi ne ho perso i contatti. Nel tempo gli ho più volte scritto, ma senza avere mai risposta, fino a quando nel 2002 ricevetti una sua lettera con l’invito ad andare a Cinecittà dove girava “Gang of New York”. Ci sono stato quattro giorni e siamo stati insieme. Una bella esperienza. Lì ho conosciuto il produttore Alberto Grimaldi che poi è venuto pure a Polizzi per girare le Madonie dove con Scorsese mi disse che voleva realizzare un film. Non lo ha fatto, ma ricordo che nel 1990, quando lo accompagnai al Castello, Scorsese si fece dare la cinepresa che stava usando un suo assistente e cominciò personalmente a riprendere i ruderi. Mi guardò e commentò in italiano “È bello”. E poi ricordo che disse “Devo fare qualcosa per Polizzi”».
Qualcosa ha pensato di farla anche Lo Verde, sindaco pure nel 2002. Conferirgli per esempio la cittadinanza onoraria, iniziativa che è stata invece di Roma. «Il passaporto a Scorsese dovevo darlo io e non Veltroni - si rammarica. - Purtroppo non fui rieletto e la Giunta che venne dopo lasciò cadere il proposito, ma pensò addirittura a una Fondazione, idea che però Scorsese non assecondò sospettando forse una speculazione sul suo nome». 
Non per questo il regista di “Silence” ha dimenticato la Sicilia. Recentemente è tornato a parlarne in un’intervista: «Ho visto morire la vecchia generazione venuta dalla Sicilia all’inizio del secolo scorso e per me è stata un’esperienza profonda». Tanta sensibilità fa sperare a ciminnesi e polizzani che prima o poi tornerà. Del resto nel paese di Dolce e Borgese c’è pure una targa d’argento messa da parte dal 1990 che lo aspetta.