venerdì 3 ottobre 2014

Celentano, canzone stonata per Corona


Ha aspettato sei mesi e poi ha pronunciato il suo ultimo sermone in forma di richiesta di grazia. Già sotto Pasqua, su "Il Fatto quotidiano", Celentano aveva giudicato eccessiva la pena a tredici anni comminata a Fabrizio Corona. Ora ritiene che il paparazzo debba essere liberato.
Trattandosi di uno showman che non parla ma si esibisce, il cantautore ierofante, anziché andare in televisione, ha usato il suo blog per scrivere al capo dello Stato. Come qualunque cittadino, avrebbe dovuto piuttosto servirsi della posta ordinaria, magari raccomandata, così da non fare pesare sulla coscienza di Napolitano il suo ascendente sul pubblico e invece è proprio sul suo appeal che ha inteso fare leva mettendo il presidente della repubblica nelle condizioni di sbagliare in ogni caso: concedendo la grazia si renderebbe strumento di un cantante di canzonette più o meno filosofeggiante e molleggiato, negandola direbbe no proprio al guru degli italiani scontentando e deludendo innanzitutto loro.
Celentano si è comportato come il pistolero che, entrato nel saloon, chiede di essere servito per primo e di avere liberato un tavolo ottenendo di essere soddisfatto perché tutti gli vedono una pistola nella fondina. Lui, che il 18 aprile scrisse una paginata di litanie sul Fatto di Travaglio predicando il vangelo, il suo, a favore di Gesù e Bergoglio, con tanto di citazioni neotestamentarie, si è dimenticato del Gesù che invitava a pregare non volgendosi indietro per essere notati dagli scribi e dai farisei ma di farlo da soli senza ostentazione, dando conto solo a Dio. Così Celentano avrebbe dovuto compiere il suo atto, più discutibile che apprezzabile, di misericordia nei confronti di un soggetto dal quale forse nemmeno lui comprerebbe un'auto usata, in silenzio, senza farlo sapere al mondo, dal quale si aspetta evidentemente di essere sostenuto nella sua battaglia extralegale. 
Lasciando perdere perché l'ha fatto e che rapporti legano Celentano e Corona, c'è da chiederci il motivo per cui tanta solidarietà il cantautore milanese non l'ha dimostrata per uno dei tanti quisque de populo che marciscono in galera a torto maggiore che non semmai il fotografo catanese noto per i suoi eccessi e i suoi oltraggi. Chi come Celentano glorifica Gesù con tanto fervore non ha evidentemente imparato niente dalla sua vita terrena. Alla fine tra Cristo e Mammona anche Celentano ha scelto Mammona, sotto la cui ala stanno con lui appunto i Corona e tutti gli "spettacolari" riuniti in corporazione: dove è considerato un obbligo che chi ce l'ha fatta soccorra chi sia rimasto indietro e soprattutto chi sia rimasto dentro. 
Per tirarlo fuori e restituirlo al suo mondo, cioè il loro, Celentano ha innescato uno dei suoi ragionamenti a coda di topo che si sa dove cominciano e non si dove e come finiscono: ha detto che, ricattando Trezeguet, estorcendogli 25 mila euro in cambio della consegna delle foto che lo tradivano con una donna diversa dalla moglie, Corona ha salvato una famiglia e ha fatto un'opera di bene, al punto che forse lo stesso calciatore lo ha probabilmente ringraziato. Questo argomento dovrebbe essere, secondo Celentano, decisivo per convincere Napolitano. Difficile. Certamente però né Gesù né Bergoglio gli poserebbero una mano sulla testa. Così l'ispirato ragazzo della Via Gluck è diventato il disturbato vecchio del Vicolo dei Cenci.