domenica 19 ottobre 2014

Nozze gay, una bomba fatta in casa

Il mondo omosessuale rappresenta un bacino elettorale che solo negli ultimi anni, con il processo crescente di outing e il consolidarsi della political correctness, si è rivelato molto consistente. E quindi ambìto. Non solo crea consenso ma fa anche opinione, cioè genera nuovo consenso nel mondo eterosessuale.
Anche Berlusconi l'ha capito e ha cominciato a vagheggiare un programma di avvicinamento, rimasto ancora alla partenza perché scoraggiato dall'anima conservatrice e clericale che pervade Forza Italia. Berlusconi è stato fermato nel momento in cui ha cominciato ad accarezzare l'idea di trasformare le coppie di fatto in coppie di diritto. In tempi in cui l'ideologia è considerata una cultura passatista, per cui è possibile osare intestarsi valori propri di opposte formazioni politiche, può capitare che in presenza di un dibattito molto sentito dalla coscienza nazionale come quello dei matrimoni omosessuali l'ideologia riemerga e ponga freni impedendo fughe in avanti. E che le resistenze opposte a Berlusconi, leader dei conservatori, fossero fondate si è appreso dalla relazione finale del Sinodo dei vescovi che su questo tema si è spaccato mettendo il Papa in una nuova condizione di contrapposizione interna e alienandogli i favori di una grossa parte della Chiesa.
Il sindaco di Roma Marino, sotto lo stesso cielo del Vaticano, ha però registrato sedici nozze gay, aprendo così un nuovo fronte di guerra tra quanti ammettono che due persone dello stesso sesso possano sposarsi e creare una famiglia e quanti invece non accettano l'idea che una famiglia possa essere il frutto di una unione affettiva ma priva della capacità di procreare. Il ministro dell'Interno Alfano, affrontando la questione senza mezzi termini e prendendo quindi una posizione molto più definita e chiara di Berlusconi, ha annunciato l'annullamento delle trascrizioni "matrimoniali" adottate da Marino. Alfano si dice disposto a discutere un progetto di miglioramento delle unioni gay purché rimangano nell'ambito degli interessi patrimoniali comuni alla coppia di fatto e non assurgano al rango di unioni matrimoniali vere e proprie. 
Difficile dare torto ad Alfano che finalmente ha offerto all'elettorato precise coordinate circa la posizione politica del Ndc, senza temere di mettere in imbarazzo il Pd e in particolare Renzi che sulle nozze gay si sono pronunciati per un'ammissione di valutarne gli aspetti e la portata. In realtà come si fa a parlare di nozze e di matrimonio servendosi di termini che etimologicamente rimandano alla presenza in entrambi i casi di una donna? Nozze è una derivazione latina che indica il velo di cui la sposa si copre per andare all'altare e matrimonio designa il munus della mater, il compito cioè della madre di legittimare i figli, così come il patrimonio è il compito del padre di badare al loro sostentamento.
Quindi si intende introdurre un istituto giuridico che è privo di una sua definizione che non sia "nozze gay", che è una descrizione di un oggetto cui manca il nome come anche la natura giuridica che la dottrina sta solo adesso tentando faticosamente di elaborare senza giungere però a una determinazione chiara e inequivoca. 
E' vero che "nomina sunt consequentia rerum" ma è necessario che le cose abbiano già una loro consistenza di realtà, altrimenti si rischia, come nel caso del telefono mobile, di chiamare prima "cellulare" e poi "telefonino" un apparecchio che, rifacendosi per processo metonimico a campi contigui di significato, la cella e il telefono fisso, aspetta ancora oggi un suo nome più appropriato.
Non è certamente una questione di vocabolario quella che riguarda le nozze omosessuali. Il problema è di definizione del concetto di famiglia. Se immaginiamo di moltiplicare esponenzialmente il numero di matrimoni gay per i quali i figli sono solo anagrafici ma mai biologici, si avrà la riproposizione su vasta scala di una serie di interrogativi di immane potenza ontologica cui la scienza non ha ancora dato risposte definitive: è l'ambiente a formare il carattere o sono i suoi geni a dargli una conformazione prenatale che può soltanto essere adattata all'educazione che la persona riceverà? Avrà ragione Lombroso o avrà ragione la psicologia cognitiva? L'ereditarietà dei dati di natura non avrà alcun peso o dovrà scontrarsi con la formazione mentale che verrà impartita su un soggetto messo al centro di uno scontro di forze? L'educazione di un figlio riguarderà dunque la configurazione di un carattere da adattare e magari da addomesticare? E quali ripercussioni negative si avranno sui genitori in presenza di un loro fallimento imputabile solo al loro metodo di educazione? E ancora: sarà dimostrato che un figlio può dunque fare a meno del padre o della madre e sopperire con due genitori adottanti dello stesso genere? Esiste in definitiva il cosiddetto legame di sangue o la biologia ha solo una funzione riproduttiva che attenga alla sola conformazione fisica senza alcun rilievo su quella psichica?
Quanto, sul piano legale e politico, si sta cercando di fare nello scontro tra favorevoli e contrari, prescinde dallo scioglimento di questi nodi di tipo scientifico, religioso, sociologico e filosofico e minaccia di prefigurare soluzioni empiriche, provando a sperimentare via via gli effetti di una bomba maneggiata con troppa disinvoltura e non sottoposta ancora a nessuna verifica di laboratorio, men che meno all'esame sulla sua necessità e sulle sue conseguenze.