mercoledì 14 giugno 2017

La Sicilia della Lo Iacono ripresa da Dacia Maraini



Articolo uscito il 4 giugno 2017 su la Repubblica-Palermo

Il morso che la sedicenne siracusana Lucia Salvo assesta in faccia al giovin signore palermitano di cui è serva e che lui insidia con la protervia di chi è conte suona come un atto di ribellione che, anticipando il 1848, presagisce la rivolta siciliana. Nello stesso tempo richiama la reazione del popolano che nel 1282, accorrendo in difesa della moglie contro l’arroganza francese, scatena a Palermo i Vespri. All’onore che in Sicilia sta dunque all’origine dei sommovimenti più radicali, Simona Lo Iacono aggiunge la dignità e da una notizia tratta da Luigi Natoli risale a una rappresentazione del potere e del suo contrario nel quadro non solo degli ideali di libertà dei siciliani ma anche delle ragioni per cui lo scontro di classe sempre trascende in Sicilia in forme di esasperata contrapposizione.
Entro questa tettonica di forze, Il morso (Neri Pozza, pp. 238, euro 16,50) tradisce evidenti debiti con La lunga vita di Marianna Ucria di Dacia Maraini, intenso prospetto della Palermo aristocratica del Settecento, delle sue lacerazioni e delle discriminazioni sociali. Lo Iacono lo tiene ben presente, se protagonista è una donna epilettica, come Marianna era sordomuta, mutua il presente storico-diaristico della Maraini, dà alla nonna il nome di Manina e prende in prestito riferimenti come quello all’autodafé che a metà Ottocento appare ormai estraneo.
Epperò Il morso ha una sua spiccata originalità: non tanto per un intreccio tentato dal thriller pur in un romanzo che è intimo, sociale e storico insieme, comprendendo così i tre generi canonici dell’Ottocento, quanto perché è novecentesco e dunque moderno nel gioco delle parti che innesca e nell’assegnazione a personaggi e vicende di ruoli che soggiacciono a frenetiche palinodie, ritrattazioni che rivolvono la scena in continui svelamenti, ripartenze e agnizioni. Giusto il segnale che l’autrice offre indicando nelle Metamorfosi di Ovidio le livre de chevet del Conte padre, lo statuto è appunto quello dei mutamenti di identità che, come un destino capitale, domina tutti: Lucia, che da serva diventa rivoluzionaria; il Conte padre, che da moribondo si rivela sanissimo e da liberale torna borbonico; il Conte figlio, che da sciupafemmine finisce omosessuale e da nobile si trasforma in vagabondo; Assunta Agliata, che da promessa sposa si vota alla clausura per poi tornare al secolo; il “castrato signorino”, che si dà al mondo smettendo le parrucche e lasciando il palazzo.
Il vortice di tali inattesi rivolgimenti giustifica il grado di improbabilità che gli eventi a volte prendono e alcune fughe verso l’arcano che è la sfera preferita dalla Lo Iacono. Nondimeno Il morso rimane il romanzo di Lucia, una ragazza del popolo che, catapultata nell’alta società palermitana, si ribella prima a farsi amante, poi all’inganno e infine favorisce (ed ecco la sola parte documentata) la rivoluzione che incendierà l’Europa: non per cacciare il Borbone ma per salvare dalla pena di morte la persona amata, finendo da pazza conclamata allo Steri per lasciare scritta sul muro la sua storia.