La sera del 18 settembre del 2010 Franco Battiato, intervistato da Mario Andreose a Pordenonelegge sulla figura di Gesualdo Bufalino, rivelò quanto l’autore di Diceria dell’untore aveva detto di Vincenzo Consolo: “Questo l’ho cancellato anche dalla lista dei miei nemici”. La frase, nuova al pubblico friulano che rise perciò di gusto, compare nelle voci di Wikipedia di entrambi gli scrittori, segno che sono della stessa mano, tant’è che uguale è la motivazione addotta: l’invidia dello scrittore messinese nei confronti di quello comisano per essere stato scalzato nella considerazione di Leonardo Sciascia. Un’invidia che sarebbe stata quindi fonte di qualche contrasto sfociato in uno scontro tale da far pronunciare a Bufalino, come riferì Battiato a Pordenone, parole come “una cosa terribile”.
Battiato partecipò al festival letterario per presentare in anteprima il suo docufilm Auguri don Gesualdo, appena pubblicato da Bompiani, e poté rivelare la “cosa terribile” perché era stato proprio in sede di realizzazione del documentario che l’aveva sentita dire al critico letterario Antonio Di Grado, il quale nel Dvd racconta che Bufalino, in merito a “un famoso scrittore con il quale non c’era un rapporto di reciproca simpatia, e che anzi lo aveva ripetutamente attaccato”, gli aveva confidato di averlo cancellato pure dalla lista dei suoi nemici. Di Grado non fa il nome del famoso scrittore ma evidentemente lo rivela a Battiato che a Pordenone cita appunto Consolo. La frase piace tanto a Battiato che la riferisce a Manlio Sgalambro, sicché quando nello stesso mese di settembre esce un disco di Milva, Non conosco nessun Patrizio – parole di Sgalambro, musica di Battiato – la cantante emiliana così canta: “Mia madre mi ha chiesto di te e le ho detto che ti ho cancellato anche dalla lista dei miei nemici”. Il filosofo recentemente scomparso si è perciò impossessato di un aforisma, o epigramma che sia, non suo e lo ha riutilizzato per Milva.
Ma quando e perché Bufalino avrebbe detto la “terribile” frase? Bufalino muore nel 1996 e fino al 1989 è documentata un’amicizia tra Bufalino, Consolo e Sciascia prova della quale è il Trittico messo in scena nel 1989 dal teatro Stabile di Catania dove erano in programma tre pièces dei tre autori passati come la “grande triade” del Novecento siciliano. Peraltro del 1988 sono due cartoline che la vedova Consolo, Caterina Pilenga, ha ritrovato nel carteggio tra Bufalino e Consolo risalente al 1982 e fatto di cartoline di auguri e di saluti. L’ultima è di Bufalino e dimostra una sincera amicizia.
Quindi la rottura deve essere avvenuta solo dopo il 1989, che però è l’anno in cui muore Sciascia, per cui non si giustifica più la supposta invidia di Consolo per il rapporto privilegiato che aveva con Bufalino, ammesso che ci sia mai stato: cosa che sembra da escludere perché l’amicizia tra Sciascia e Consolo risaliva agli inizi degli anni Sessanta (mentre quella tra Sciascia e Bufalino era nata solo a metà degli anni Ottanta) ed era perciò a prova di ogni possibile invidia. Né si può immaginare che Sciascia, mentore di entrambi, avrebbe mai permesso che i due entrassero in conflitto. Del resto Caterina Pilenga dice oggi che Bufalino quando andava a Milano per controlli medici, divenuti necessari soprattutto dopo il 1990, si fermava a pranzo con lei e il marito, così come era stato quando era ancora vivo Sciascia: “Si dicono tante cose. A me non risulta alcuno screzio tra i due, che sono stati sempre amici, tanto che Bufalino gli scriveva indirizzando nella casa di Via Volta da dove abbiamo traslocato alla fine del 1995”.
Del forte legame di amicizia che univa Bufalino e Consolo è testimonianza anche una celebre foto dell’estate 1982 di Giuseppe Leone (riproposta in alto) in cui si vedono con Sciascia ridere quasi alle lacrime. Ma si hanno anche interviste successive al 1990 in cui Consolo si esprime in termini non ostili nei confronti di Bufalino. Tuttavia essendo Antonio Di Grado uomo degno di fede, ancorché le circostanze fattuali spingano a negare una rottura, è necessario, al di là di ogni cascame figlio del pettegolezzo, sapere quale torto Consolo avrebbe fatto a Bufalino per meritarsi un disprezzo così perentorio da apparire inverosimile in un uomo pacato e timidissimo come Bufalino. Che ci sia un equivoco al fondo della vicenda? Inverosimile è anche il fatto che Bufalino, autore di più libri di aforismi affilatissimi, non abbia pubblicato l’espressione usata contro Consolo lasciando che avesse un corso non solo riservato ma unicamente orale. E altrettanto inverosimile appare il cedimento di Sgalambro che usa per sé parole altrui.
E’ pur vero che Consolo ha avuto due anni di tempo per smentire Battiato e non l’ha fatto. Ed è anche vero che l’autore del Sorriso dell’ignoto marinaio era animato da una furente avversione nei confronti di autori anche siciliani, l’ultimo dei quali Andrea Camilleri, bersaglio costante della sua invettiva. Ma una lite con Bufalino, mai trasposta in un giudizio pubblico, durata non più di cinque anni e riconducibile senz’altro a una vicenda del tutto privata, appare davvero improbabile. L’unico con il quale Bufalino ne avrebbe parlato sarebbe stato Di Grado, che l’ha resa nota ma tacendo il nome di Consolo. Battiato ha pensato bene, facendo male, di mettere tutto in piazza per il solo gusto di strappare, da uomo di spettacolo, un applauso.