domenica 23 marzo 2014

A Palermo i bambini hanno bisogno di una guida


Una giornalista palermitana, Alessia Franco, autrice di un libro per bambini ambientato nelle catacombe dei cappuccini, è stata multata di mille euro dai vigili urbani per esercizio abusivo della professione di guida turistica.
La Franco stava spiegando dentro le catacombe il suo libro a una scolaresca di piccoli alunni di Ficarazzi accompagnati dalle loro maestre nel quadro di un’iniziativa intitolata “La scuola adotta un monumento”. Sono state proprio le maestre a chiedere all’autrice di illustrare ai loro scolari sia il libro che le catacombe. Di qui il viaggio a Palermo e dunque la multa. 
Secondo i vigili, la Franco non stava spiegando il suo libro, ma le catacombe, ruolo per il quale è richiesto il titolo di guida turistica. In realtà, per parlare del suo libro l'autrice non poteva non parlare delle catacombe. Secondo i vigili avrebbe semmai potuto farlo fuori dalle catacombe ma non dentro. 
Ora sappiamo dunque che se andiamo alle catacombe palermitane e riteniamo di poter fare sfoggio di quanto conosciamo a un gruppo di nostri amici in comitiva rischiamo mille euro di multa. Ma se anziché parlare leggessimo un depliant ad alta voce? O se invece che spiegare esprimessimo considerazioni personali, sentimenti di paura, insomma opinioni, ci trasformeremmo ugualmente in guide turistiche abusive? 
Ora, a parte il fatto che esercizio abusivo di una professione, come detta il Codice penale, comporta che si tratti di figure appartenenti a un Ordine, e le guide non lo sono, come si fa a dire che una scolaresca costituisce una comitiva di turisti? Ma mettiamo per assurdo che lo sia. Le maestre avrebbero dovuto dunque rivolgersi alle guide delle catacombe e lasciare che l'autrice del libro parlasse loro fuori o in classe. E sia. ma in quale linguaggio si sarebbero espresse le guide perché il gruppo di baby turisti comprendesse senza fatica? Prive di ogni strumento sia didattico che pedagogico, le guide avrebbero commesso esse stesse esercizio abusivo di una professione, quella di educatori e insegnanti. Sicché, essendo l'oggetto del viaggio da Ficarazzi l'illustrazione di un libro per bambini, una favola insomma, l’autrice aveva ben più titoli delle guide per parlare non solo del proprio libro ma anche delle catacombe, non fosse perché già in possesso di un linguaggio appropriato alla tenera età. 
Per fare un esempio, una guida avrebbe spiegato che lo spirito delle catacombe è quello di rappresentare la vanitas vanitarum, la caducità della vita umana, oppure avrebbe detto di Rosalia Lombardo, la bambina che resiste a ogni tipo di decomposizione, che il suo processo di imbalsamazione è stato uno dei più riuscito e ne avrebbe illustrato senz'altro la tecnica. Un’insegnante, e tanto più Alessa Franco, pure giornalista, avrebbe invece usato parole ben diverse, alla portata dei bambini e avrebbe certamente parlato della imbalsamazione di Rosalia nei termini di una magia. A meno che non si presuma che le guide turistiche possono essere educatori ma gli educatori non possono essere guide turistiche. 
Ragionando per paradossi, se un padre che abbia dieci bambini decida di portarli a vedere le catacombe, potrà o non potrà spiegare ai suoi figli di cosa si tratta o dovrà rivolgersi all’ingresso a una guida? E quanti figli deve semmai avere perché non costituiscano un gruppo che richieda una guida? 
A rigor di presunzione, anche per due bambini, e forse anche per uno solo, l’illustrazione delle catacombe dovrebbe essere riservata alla guida. Non solo. Ragionando in questo modo si arriva alla conclusione che ogni singolo visitatore deve essere accompagnato da una guida turistica, perché è comunque un turista e dunque non può spiegare nemmeno a se stesso quello che vede. Neppure se fosse un docente universitario particolarmente esperto in materia di catacombe. Ma a questo punto i vigili urbani dovranno osservare la regola che nemmeno una guida turistica potrà entrare nelle catacombe senza un’altra guida turistica.