mercoledì 20 agosto 2014

La Cina del papa non è terra di conquista

Papa Francesco nel suo viaggio a Seul


Rivolgendosi agli asiatici papa Francesco ha detto: “Non veniamo per conquistarvi”. A nome di chi parla Bergoglio? Della chiesa cattolica, degli occidentali in genere o della sua Argentina?
L’uso del plurale majestatis fa pensare che parli di sé e dell’azione, o dei propositi, della Santa Sede. Senonché “conquistare” non è parola che può stare in bocca a un papa che non voglia evocare nefasti predecessori troppo secolari e che semmai può intendere di voler conquistare le anime, cosa però che è di per sé sbagliata perché le anime sono di Dio e a conquistarle può essere solo Satana. 
Un pontefice può piuttosto voler convertire, ma non pare che Francesco abbia voluto rassicurare gli asiatici nel senso che nulla farebbe per strapparli alla loro fede, perché non apparirebbe né apostolico né cattolico, essendo proprio quello di fare proseliti il suo principale lavoro. Eppure, altro significato non sembra possano avere le sue incredibili parole.
L'espressione rivolta ai neogentili del nostro tempo, pagani e infedeli, "Non veniamo per conquistarvi", suona quasi blasfema nello spirito di un cristianesimo nato nel segno dell'ecumenismo per il quale milioni di missionari, martiri, cristiani e fedeli sono morti dalla venuta di Cristo e soprattutto di San Paolo. Il quale ha sempre detto esattamente il contrario ed è morto, secondo la tradizione, decapitato a Roma, a due passi dal Vaticano, proprio per non rinunciare al suo progetto di conquistare il mondo a Dio. Un'espressione, quella di Bergoglio, che così come non potrebbe dire un cristiano, non dice nemmeno - e ancor meno - un mussulmano né un buddista o un induista. Non c'è fede religiosa che possa rinunciare - con la forza: dice la storia - a conquistare nuove coscienze e fare proselitismo. 
L'enorme seguito di fedeli registrato in Corea del Sud dalla visita di Francesco è merito della missione in Estremo Oriente di Matteo Ricci, il quale altro non ha fatto che conquistare genti. E come Ricci ha portato la fede cristiana in Cina, così centinaia come lui hanno sfidato i selvaggi dell'America del Sud e dell'Africa, i miscredenti dell'Iraq non facendo che opera di conquista. Altrimenti non avrebbero motivo di essere tenuti ancora in attività i missionari sparsi oggi nel mondo che cattolico ancora non è il cui compito è proprio quello di conquistare convertendo popoli e paesi. Il papa, il loro massimo ispiratore, ha invece detto che non è intenzione della chiesa cattolica, cioè universale, andare in terre lontane per conquistarle alla vera fede in Cristo.
E' il risultato di un crescente atteggiamento di conciliazione e integrazione tra le diverse religioni che è una assoluta contraddizione sottendendo anche un peccato molto grave se si pensa all'apostolato di Paolo, il vero fondatore del cristianesimo. Quanto più Francesco e prima di lui Benedetto XVI e Giovanni Paolo II hanno mostrato apertura ad ebrei, ortodossi, protestanti e mussulmani tanto più hanno tradito il credo di Paolo e la stessa parola di Cristo emendata dai padri della chiesa. 
Se Bergoglio intende andare in Cina senza il minimo proposito di tornare portando a casa almeno un convertito, perché mai pensa a un viaggio simile dal momento che non è compito della chiesa trattenere rapporti politici ed economici? E' forse diventato segretario del mondo per cui viaggerebbe in Oriente per consolidare la pace per conto dell'Occidente avvertendo che non vuole condurre una campagna di conquista? O forse, in cuor suo, conta sulla sua sola presenza, cosa che i cinesi infatti temono, per fare discendere sulle coscienze pagane lo spirito santo, non pronunciando verbo e facendo faccia di laico? Paolo non ricorreva a questi mezzucci psicomantici per convertire i gentili: rischiava la pelle e parlava alto e forte nominando mille volte il nome di Cristo.
Il cristianesimo nella sua storia insegna che nel sangue e nel coraggio Gesù si è aperto le strade del mondo, mostrandosi nella parola innanzitutto. 
Un papa che dica ai cinesi "Non vengo per conquistarvi", se non finge, tradisce. Difficile stabilire cosa è più grave. Ma forse Bergoglio, spirito dopotutto semplice, non intendeva né fingere né tradire. Essendo uno che parla troppo e quasi sempre improntando al momento, ha pensato di rasserenare i cinesi, che ha visto piuttosto agitati, annunciando che metterà da parte la croce anziché sollevarla al cielo: non rendendosi conto che è Cristo in terra e che Cristo farebbe, andando in Cina, esattamente il contrario, dicendo parole diverso: "Vengo per conquistarvi".