martedì 9 maggio 2017

Le stanze di Montalbano, le più viste in Italia

Montalbano nel suo ufficio ambientato al Palazzo municipale
Ormai dall’inizio degli anni Duemila l’ufficio del sindaco di Scicli è stato trasferito in un’altra stanza del municipio perché quello che è stato sempre riservato al primo cittadino è diventato meta di un ininterrotto flusso turistico, anche straniero e perlopiù inglese, di appassionati telespettatori e lettori delle inchieste di Montalbano.
Per giunta, nella fiction televisiva, l’ufficio al primo piano del municipio non è di Montalbano ma del questore, figura che appare molto meno e che non ha certo lo stesso appeal. Entro l’estate il Comune conta di aprire al pubblico anche l’ufficio del commissario al pianoterra istituendo il cosiddetto “Museo di Montalbano” che sarà costituito non altro che dal set - con i fari, i cavi, gli arredamenti e il resto - della produzione Palomar. Ogni anno, nella stagione delle riprese, il museo sarà quindi precluso al pubblico e la troupe si troverà pronta per operare.
Se la sola stanza del questore e Palazzo Spadaro (dove sono state girate delle scene della serie) registrano in un anno un incasso di circa 100 mila euro al costo di tre euro a biglietto, il caposettore comunale alla Cultura Giuseppe Savà prevede, tenendosi prudente, che con l’apertura della stanza di Montalbano gli incassi lieviteranno a 300 mila euro. Come per l’ex ufficio del sindaco, anche per il museo, che sarà composto di tre stanze, la gestione sarà affidata attraverso una gara a una cooperativa di giovani laureati in disoccupazione. La convenzione tra Comune e Palomar è già pronta e prevede che la metà dello sbigliettamento andrà alla casa di produzione titolare dei diritti, oltre che a Camilleri. 
La Cgil ha contestato la destinazione perché quello che nella fiction è il commissariato fu fino al 1993 la sede della Camera del lavoro, particolarmente cara all’organizzazione sindacale essendo stata, subito dopo la Seconda guerra mondiale, strappata al Circolo dei cavalieri, conquista di classe che a distanza di anni viene ancora considerata un fatto storico dalla Sinistra sciclitana. Ma sono trascorsi 24 anni e l’ex Camera del lavoro, cui si accede da Via Nazionale e non dall’ingresso del palazzo comunale, è stata adibita ad ogni uso, grazie alla generosità del Comune che l’ha concessa gratuitamente (così come aveva fatto prima del 1993 con la Cgil e con partiti politici e associazioni beneficiarie di altre sedi proprietà comunali) per ogni iniziativa, tra cui feste della frittella, sala conferenze, sala da ballo per anziani, centro riunioni, luogo di ritrovo. Nonostante le proteste della Camera del lavoro, l’iniziativa è comunque al via e offrirà al crescente pubblico di visitatori un polo di attrazione di fortissimo richiamo.
A rendersene conto e prospettare la creazione del museo è stata lo scorso anno la Palomar, stanca di continuare a girare a Cinecittà le scene interne al commissariato. Pochi lo sanno, ma dal 2005 allo scorso anno, per oltre dieci anni, il commissario Montalbano è stato nella stessa stanza da tutti vista in televisione, con la differenza che la stanza è stata perfettamente ricreata a Roma. La decisione fu presa a seguito di un contrasto e di circostanze oggettive. In occasione della prima serie, nel 1998, il regista Alberto Sindoni e lo scenografo Luciano Riccieri ottennero che, al piano terreno del municipio, fosse abbattuta la porta che dall’ufficio protocollo (la stanza di Catarella) portava nelle stanze dell’ex Camera del lavoro, così da creare un ambulacro che arrivasse all’ufficio del commissario e permettesse ripetute scene di Montalbano che incede verso il fondo tra agenti al lavoro. Conclusa la serie fu ripristinato l’ufficio protocollo, ma solo fino all’anno successivo per le nuove riprese: finché nel 2002 il sindaco Bartolomeo Falla disse basta e propose alla Palomar Palazzo Mormino a Donnalucata dove infati venne spostato il commissariato quanto alle sole scene interne, giacché quelle esterne continuarono a essere girate a Scicli. La soluzione non piacque molto e la stagione successiva la produzione chiese di tornare a girare dentro il Comune, senonché si presentò un altro problema: il restauro della chiesa di San Giovanni Evangelista non permetteva che si girasse all’esterno, sicché il commissariato - per le scene di interni ed esterni - venne trasferito a Ibla in Piazza Pola. 
La Palomar, rimasta legata a Scicli, non resistette molto e dal 2005 decise di girare i soli interni a Roma. Doveva essere una soluzione provvisoria ma si è protratta fino all’anno scorso, quando i dirigenti della major si sono presentati ai tre commissari straordinari del Comune chiedendo di tornare e prefigurando così le condizioni per la realizzazione del Museo di Montalbano. Con grande gioia degli sciclitani, l’anno scorso e quest’anno le riprese nel commissariato sono interamente sciclitane e tali rimarranno. Del resto da tempo ormai l’ufficio protocollo è stato anch’esso trasferito e l’ex sede della Cgil chiusa. Le glorie della storia sindacale devono cedere il passo alle più prosaiche storie di Montalbano. Che hanno il pregio di essere un tesoro.