domenica 9 marzo 2014

La caduta verticale dei giornali siciliani



In un solo anno, da gennaio 2013 a gennaio 2014, i tre principali quotidiani siciliani (Giornale di Sicilia, Gazzetta del Sud e La Sicilia) hanno perso un totale complessivo di 27718 copie di vendita, così divise: Giornale di Sicilia 16238, Gazzetta del Sud 3346 e La Sicilia 8134.
Il tributo più pesante alla crisi economica (secondo i dati resi noti dalla Ads) è quello pagato dal Giornale di Sicilia che dal 18 gennaio, per via degli alti costi ormai insostenibili, non stampa più a Palermo ma negli stabilimenti di Mario Ciancio a Catania. Ha cambiato formato ma non grafica né contenuti. Il quotidiano palermitano rimane comunque il secondo più venduto, distanziando di circa 5000 copie quello catanese. La Gazzetta del Sud si afferma il quotidiano più letto, ma il suo risultato va scorporato essendo la Calabria la sua principale area di diffusione e di vendita. Grazie allo sfogo calabro, in particolare reggino, efficiente per via dell’assenza di quotidiani davvero locali, il quotidiano peloritano ha potuto contenere le perdite in misura sisgnificativa rispetto agli altri. Da marzo 2010 allo scorso gennaio ha accumulato infatti un invenduto di “sole” 10540 copie al giorno mentre il Giornale di Sicilia ha perso 31975 copie e La Sicilia 29053, dimezzando entrambi praticamente la vendita e quindi la tiratura.
Se, relativamente ai due quotidiani unicamente siciliani, si raffrontano i dati degli ultimi tre anni, 2011-2014, si scopre che la perdita è di circa 5000 copie l’anno. Il Giornale di Sicilia ha perso 12365 copie mentre La Sicilia 14404, con la differenza che la seconda testata ha perso, nel rapporto con l’anno scorso, 6000 copie rispetto alla prima che si è fermata a 4000: segno che il giornale di Ciancio negli ultimi anni sta appesantendo più velocemente e progressivamente l’emorragia. Gravissima, tant’è che i giornalisti hanno dovuto accettare un patto di solidarietà che comporta un giorno di riposo in più la settimana, ovviamente non retribuito, e la decurtazione dello stipendio. Non solo. I collaboratori esterni sono costretti ad aspettare fino a sei mesi e oltre il pagamento degli articoli. La Sicilia ha avviato da cinque anni il pensionamento incentivato e avendo dichiarato già da tempo lo stato di crisi si è interdetta nuove assunzioni (certamente impensabili oggi) e soprattutto incrementi produttivi quali l'aumento di pagine, che pure costituirebbe la prima misura utile al mercato.
Non diversa la situazione negli altri due quotidiani. Che hanno ridotto il numero delle pagine, incentivato i prepensionamenti, decurtato i budget per i collaboratori, sospeso ogni gadget e ridotto al minimo le spese di gestione.
Il quarto quotidiano, che in effetti esce però solo cinque giorni, il Quotidiano di Sicilia, vanta - a sentire il suo direttore.editore, Carlo Alberto Tregua - il primato di vendita in Sicilia, ma l’Ads registra appena 2300 copie al giorno. Lo zoccolo duro è costituito dagli abbonamenti, che per qualche ragione si triplicano nell’edizione del sabato. Evidentemente gli abbonati preferiscono avere la sola copia del week end, che in realtà non è però diversa dalle altre. Cosicché gli abbonati dal martedì al venerdì sono 9323 mentre quelli del sabato saltano a 26823, quasi 200 in più rispetto a gennaio 2013 e addirittura 4600 in più rispetto al 2010. Le vendite, in tutti i giorni, si sono mantenute però costanti e molto modeste negli ultimi quattro anni, colpa anche della scarsa presenza del giornale in edicola, ma anch’esse quest’anno sono cresciute di un centinaio e misteriosamente non hanno registrato differenze sostanziali tra le edizioni feriali e quella del week end, a conferma della bizzarria che ispira i lettori del giornale rosa. Il quale ha contenuto al massimo le spese, al punto che Tregua può dire di avere tagliato un milione e mezzo di euro.
La crisi non colpisce diversamente nel resto d’Italia. Se prendiamo le due principali testate quotidiane, vediamo che dal 2010 il Corriere della Sera ha perso 108396 copie e Repubblica 124530. Nell’ultimo anno la perdita è stata rispettivamente di 42644 copie e 45196, con andamento pressoché identico. Per fronteggiare il calo i due quotidiani si sono però impegnati in un’opera energica di miglioramento dei giornali, non diminuendo la foliazione, ampliando inserti e supplementi, sostenendo la politica dei gadget con enciclopedie, Dvd e libri allegati e diversificando il mercato con il potenziamento della vendita online, su tablet e smartphone. 
Il problema di fondo causato dalla crisi è il nuovo atteggiamento dei lettori di quotidiani. Se fino al 2008 il lettore comprava il suo quotidiano per abitudine, senza molto valutare il contenuto giornaliero, oggi per spendere la stessa cifra pretende un prodotto decisamente migliore di un tempo. Questo comporta sforzi economici che i quotidiani siciliani non si sono sentiti di sostenere e anziché rilanciare passando alla controffensiva si sono rintanati in un ridotto aspettando che la tempesta cessi. Siffatta strategia, che ha reso i giornali poveri di inchieste, di servizi e iniziative che comportino un investimento finanziario, ha allontanato i lettori anche abitudinari. Che in Sicilia si vanno sempre più rivolgendo a fonti di informazione gratuite quali i siti web dai quali giunge anche l’offerta di aggiornamento immediato e una prestazione professionale in crescita. 
Questo stato di cose complessive sta penalizzando anche il mercato pubblicitario, che è in netto calo. La Publikompass, che ha gestito la pubblicità dei tre quotidiani, da gennaio ha abbandonato la Sicilia e cessato i contratti di fornitura con le tre testate. Che hanno dovuto correre ai ripari e trovare rimedi. La Sicilia ha creato una propria agenzia mentre gli altri due giornali si sono associati costituendo una società comune. Ma sono più che altro provvedimenti tampone, perché il mercato pubblicitario potrà risollevarsi soltanto quando i tre quotidiani si saranno prima risollevati offrendo prodotti sostenibili, ciò che però richiede nuove spese. 
E così, mentre si attende la fine della lunga stagione delle vacche magre, è cominciata la lotta di resistenza contro il tempo, che passa a sfavore dei tre quotidiani. Sapranno il Giornale di Sicilia, la Gazzetta del Sus e La Sicilia resistere fino a quando non tornerà il sereno? E quando così fosse, sapranno riconquistare i lettori persi? O l’attuale qualità povera che li connota diverrà un’identità impossibile da modificare? Il rischio è, che aggravandosi la situazione, uno o più dei tre giornali possa finire in mani non siciliane. Da tempo girano voci che riguardano La Sicilia. Non sarebbe alla fine il peggiore dei mali. La Repubblica edita un'edizione siciliana che nulla ha di meno, anzi, dei giornali siciliani in fatto di idee e di attenzione alla cronaca. Senonché anche il giornale di Scalfari deve registrare un calo di vendite, sia pure contenuto.