sabato 26 agosto 2023

Il nostro smartphone in un dipinto dell'Ottocento

Il dipinto ad olio del 1860 “Die Erwartete” (L’attesa) dell’austriaco Ferdinand Georg Waldmüller (1793-1865), l’artista preferito da Hitler, si presta a riflessioni che sottendono uno scontro di epoche e culture. Il dipinto raffigura una ragazza che risale un declivio lungo un sentiero che parte da un manipolo di case a valle.
Sta camminando a passo lento (e che cammini e non sia ferma lo prova il suo piede destro in movimento) ed è così intenta a leggere con gli occhi bassi su un “oggetto” tenuto tra le mani incrociate a leggio da non accorgersi che pochi metri più avanti a destra un ragazzo la aspetta seduto tra i sassi con una rosa in mano pronto a porgergliela e un’altra nel nastro del cappello, segno che le ha raccolte) e a sinistra si apre un fossato, forse a lei ben noto e quindi non temuto. Si tratta di una contadinella agghindata per il dì di festa che tiene un libro di preghiere ed è diretta a una probabile chiesa lì vicina. La sua concentrazione è dunque un raccoglimento di fede nonché una preparazione liturgica minacciata dalla presenza di un giovanotto nell’abito della domenica dei ragazzi di campagna (e nei panni di un diavoletto) che la tenta romanticamente (e capziosamente) per indurla a ben altri pensieri e in peccato.
L’attesa è lei, ovviamente da parte del giovane che aspetta da un bel po’, giacché si è messo seduto, sicché la tela è anche intitolata in italiano “L’aspettata”, ma può essere vista come situazione di entrambi: di lei che attende di arrivare alla messa e di lui che l’aspetta in cima alla salita, certo di incontrarla visto che si apposta. Lui sa anche che la fanciulla verrà da sola contro la buona norma della famiglia riunita in chiesa per la messa domenicale, come sa anche che deve mostrarsi galante per conquistarne il cuore, che ancora non ha, altrimenti lei non sarebbe così distratta da non guardare nemmeno se il suo amato sia lì ad aspettarla.
Lo spettatore ottocentesco educato alla nuova cifra artistica del Biedemeier (attenzione alla natura e alla vita semplice della campagna e dei piccoli borghi, con una vena appena romantica: in questo dipinto ben evidente, ma senza gli orpelli e gli eccessi dello stile Impero) quel che vedeva nella tela, oggi conservata a Monaco, era una scena agreste pervasa di buoni sentimenti, elogio della natura e spiritualità religiosa.
Ma oggi come vedremmo il dipinto? L’oggetto in possesso della ragazza che nell’Ottocento era un libretto di preghiere, da tenere fermo con entrambe le mani non solo per favorire la lettura nel cammino ma anche per poter giungerle in preghiera, è diventato uno smartphone da reggere esattamente allo stesso modo se si vuole leggere o chattare e intanto camminare. Ucronicamente, la ragazza sta allora inoltrando un messaggio Whatsapp a chi la aspetta in chiesa o fuori, oppure ne sta leggendo uno che ha appena ricevuto. In questo caso il ragazzo seduto a terra sarebbe però già in piedi perché in attesa non di dirle “Questo fiore è per te” ma di chiederle con chi massaggia, oppure di sparire prima di essere scorto.
Waldmüller non poteva certo anticipare il tempo e farsene viaggiatore diacronico, per cui non si è preoccupato di definire con certezza quanto la ragazza tenesse in mano. Per la cultura del suo tempo, un oggetto pur sottile, piccolo, tenuto nella parte inferiore, non poteva che fare pensare a un libro di preghiere e a null’altro, benché con caratteri minuscoli (ma leggibili da una ragazza anche senza avvicinare gli occhi al testo) e in un formato insolito per un libro che sembrerebbe quindi piegato in due. 
È l’uomo del nostro tempo a vedere piuttosto un telefono mobile nel libretto, allo stesso modo che in una scena del film Circus del 1928 con Charlie Chaplin una donna ci sembra che tenga un cellulare all’orecchio perché ha la mano alzata alla stessa altezza. Ma certamente un artista di oggi che dipingesse una contadinella che chattando percorre un sentiero di campagna non potrebbe immaginarla in un aspetto diverso da Waldmüller che ritrae la sua in preghiera.
Naturalmente è un gioco, che tuttavia dimostra come l’uomo contemporaneo non stia sulle spalle dei giganti del passato dai quali imparare ma tenda a vedere il passato come una parte o una proiezione del proprio presente. Così, se nella prima metà del Novecento le fotografie rivelavano, una volta sviluppato il negativo, la presenza di fantasmi non visti nella realtà, nella seconda metà tali apparizioni erano ricondotte a esseri extraterrestri, come nel caso della bambina inglese con i fiori ritratta nel 1964 dal padre e poi apparsa nella foto stampata con dietro una figura apparentemente aliena. Fantasmi e Ufo sono stati ciò che oggi è Internet, ovvero la logica dominante che annette ogni fatto inspiegabile anche trascorso ai più forti epifenomeni collettivi del momento. Il principio invalente è quello dell’eterno presente e serve a spiegare come possano sorgere dibattiti anche accademici sulle ragioni per le quali socialmen e normal people vedano in un artista ottocentesco un profeta del nostro tempo.