sabato 21 settembre 2013

Ritorno di Grimaldi al Malaspina


Grimaldi inaugura il “Sentimeno ben temperato” con un romanzo, Malaspina (Elliot), uscito in versione ridotta nel 1987 col titolo, divenuto famoso, Meri per sempre, dal quale Marco Risi trasse poi un film di successo.
Il romanzo ebbe anche un seguito, Ragazzi fuori, anch’esso trasposto per il cinema. Malaspina è la versione integrale del primo romanzo e nel grandioso scacchiere immaginato da Grimaldi si colloca sotto la voce “amicizia” con l’intonazione di Sol minore. Quattro titoli sono stati completati, sei sono all’ultima stesura, undici in lavorazione e tredici allo stato embrionale di titoli e tracce: tutti compresi in un piano generale inteso a ricreare una sorta di comedie humaine ben temperata, accordata cioè sulle variazioni psicologiche dell’uomo: a prefigurare un vasto affresco non tanto sulla multiformità della società attuale, alla maniera di Balzac, quanto sul molteplice stato d’animo dell’individuo contemporaneo. Con una particolarità decisamente originale: l’adozione di uno schema strutturato, di tipo sentimentale-letterario, mutuato sulla riga musicale-matematica osservata da Bach. 
Sicché l’intento finale di Grimaldi è di definire un’opera in nero ricucendo i nervi scoperti dell’uomo succube dei sentimenti, mentre nel suo sforzo titanico è da vedere, come per Svevo, una forma di autoterapia contro le conseguenze dell’schemia che intanto lo ha colpito, ma che lui tende a non imputare al “progetto”. Se soggettiva - e arbitraria - è la scelta di abbinare un sentimento a ognuna delle sette note e da questa scelta partire per articolare un sistema costituito in psicomachie, quel che si coglie in Grimaldi è il retroproposito di esplorare più passioni che trasporti, più impeto che impulso e soprattutto più vizi che non virtù.
In Malaspina Grimaldi racconta una storia che ormai ci è nota e se forse ha voluto aprire il ciclo proprio rinarrando, ma senza più salti, la sua esperienza al carcere minorile di Palermo, è probabilmente a ragione del fatto che egli intende nel suo Sentimento ricapitolare anche la sua vita. E parte dagli anni Ottanta, quelli della Palermo insaguinata e della seconda guerra di mafia. In quella Palermo di cui rimane un’eco pallida Grimaldi arriva dalla Lombardia come educatore e animatore al Malaspina e si ritrova catapultato in un mondo che se da un lato gli è estraneo dall’altro riconosce come il proprio, essendo anch’egli palermitano ed avendo anch’egli sfiorato le vicende, personali, familiari e sociali, dei suoi giovanissimi scolari. 
Riletto, in ogni intreccio e intrico, a distanza di molti anni, la storia pesonale di Aurelio fa del Malaspina una metafora di Palermo e della Sicilia e della vicenda che narra una sinopia della realtà sociale. Il romanzo può sembrare superato dal tempo ma è proprio del tempo che riesce a dare invece un’immagine che tanto più appare attuale quanto ancora in gran parte irrisolti e perciò attuali ci risultanto i problemi della carcerazione minorile e i nodi in groviglio di una società che non si è del tutto liberata dalle sue remore.