Rosario Crocetta ha dichiarato che intende rivoluzionare la sovrintendenza di Siracusa perché metta fine alla speculazione che deturpa la costa aretusea, soprattutto della Maddalena. Ha visto la devastazione personalmente: su google maps.
Che la riviera siracusana sia un carosello di ville con discesa privata a mare, quindi costruite a un centimetro dalla battagia e non a 150 metri, lo sanno tutti da decenni a mo' di proverbio. Avesse letto vent'anni fa soltanto Vincenzo Consolo, il governatore non si sarebbe sorpreso oggi davanti allo schermo. Ma perché mai dopotutto scandalizzarsi? Nella sua Gela, la città più disordinata d'Europa, che si fece fama di costruire case senza intonacarne le facciate creando un grigiore uniforme e angosciante, le case a mare sono forse rispettose delle leggi a salvaguardia del territorio? E ci sono in Sicilia, lungo l'intero periplo, aree risparmiate all'incursione selvaggia del cemento?
E chi si scandalizza più di fronte a un misfatto visto come ordinario e ineluttabile? Milioni di italiani godono a vedere il commissario Montalbano in televisione affacciarsi sul suo terrazzino di fronte al mare: un terrazzino che appartiene a una villetta che però non è di fronte al mare ma praticamente sul mare, costruita a ridosso della sabbia. Non è a Siracusa ma nel Ragusano. Dove tutte le seconde case valgono di più se sono sul mare. Tutte da radere al suolo, come le baracche che punteggiavano l'intera spiaggia di Agnone (l'unico caso di bonifica del territorio e di osservanza delle leggi), ma tutte sempre più superfetate, rinnovate, arricchite e ingrandite.
Invece Crocetta si è amminchiato, come direbbe Camilleri, con Siracusa. Perché, indossando l'usbergo dell'ambientalista di nuova cotta, vuole far passare l'idea che l'assessore Sgarlata, una delle migliaia di siracusani che si sono fatti la villa mare senza badare né a spese né a norme, ha peccato in partibus infidelium, facendo parte di un sistema marcio nel quale si trova collusa anche la sovrintendenza e perciò da ripulire interamente. Anziché svuotare il sistema perché il governatore rivoluzionario non dispone che siano abbattute tutte le ville fuorilegge che tempestano contrada Isola? E tutte le ville che in Sicilia sono come rotonde sul mare? Questa sì sarebbe una rivoluzione.
Ma non potendo fare harakiri - e infatti nemmeno prova a farne cenno - Crocetta dà l'assalto ai muri bassi, come si è sempre fatto in materia di abusivismo edilizio: mai una villa abusiva o illegale vista abbattere a fronte di decine di casette di legno o in muratura a risparmio demolite dalle ruspe pur costruire sulla stessa linea delle villone con solarium e piscina. Facendo come Don Chisciotte che anziché sfidare i cavalieri attacca i loro scudieri.
Ma Crocetta abbiamo imparato a conoscerlo. E' quello che oggi, sul caso Sgarlata, dice "io mi sarei dimesso" e il giorno dopo precisa "non voglio farne una questione politica". E' quello che si vanta di essere stato il primo governatore a denunciare un proprio assessore: caso nel quale c'è poco di cui vantarsi, perché è stato lui a nominarlo. Lo ha fatto su indicazione dei partiti di governo? Bene, tragga lui allora le conseguenze politiche, visto che da un lato dice che non accetta l'influenza delle segreterie e dall'altro, quando occorre, accoglie nella sua giunta chiunque gli venga imposto.