Delle 109 contrade di Marsala una sola sulla cresta del “Timpuni”, com’è chiamata l’unica altura della grande piana dei bagli e dei feudi, tra Rakalia, Bufalata e Conca, è la favorita della natura. San Filippo e Giacomo è il posto dove il tramonto non è un fenomeno ma un prodigio, anzi un festival di appassionati della bellezza. Andateci al crepuscolo, un tardo pomeriggio d’estate - andateci entro domenica, ad esempio, per il “Festival del tramonto” che chiude la kermesse di quattro giorni - e allungate lo sguardo oltre lo Stagnone dove sfavillano in prossimità Mozia, Isola grande e Santa Maria: superando Favignana e Levanzo, vedrete Marettimo, se ce la fate a resistere agli ultimi accecanti bagliori del sole che minaccia di esplodere cadendo di colpo in mare. E osservate bene: la gobba scura dell’isola interrompe la linea dell’orizzonte protendendo le cime alle acque pervinca di ostro e tramontana, mentre il sole da dietro l’incorona e cambia colore come in un cosmorama.
Un poeta vernacolare che vive nella contrada appresso, Nino De Vita da Cutusio, ha descritto il tramonto visto dal Timpuni con versi da leggere meglio nella sua parlata e che in italiano fanno così: “Giallo tramontava il sole a Favignana./ Dopo si fece rosso./ Si sfilacciarono/ le nuvole: avevano/ il rosa, il verde, un/ pochettino di violetto,/ pure una striscia colore della/ cenere”. De Vita dalla sua terra vede Favignana e non Marettimo, così come i marsalesi non vedono lo Stagnone ma le Egadi. Soltanto da San Filippo e Giacomo il panorama è totale. Ed è paralizzante. Provate a distogliere gli occhi se potete: vedrete comunque in ogni lato un’iridiscenza di luci che squarciano il cielo entro una raggiera dalle mille punte multicolori che sembrano venirvi incontro come fuochi pirotecnici o arcobaleni infiammati.
Se questo è il mondo incantato di San Filippo, hanno pure perso tempo i promotori del primo festival a celebrarlo nella sua manifestazione più esclusiva, il tramonto, tra esposizioni artistiche, concorsi fotografici, musica e tasting di prodotti locali. All’imbrunire, naturalmente. E nella piazza della contrada che è una platea da dove godere lo show. Chi ci arriva dopo aver visto al Convento del Carmine di Marsala la mostra di Alessandro Bazan curata da Sergio Troisi avrà modo di scoprire che molti colori dell’artista guttusiano di Palermo sono gli stessi del tramonto di San Filippo sulla collina. E si ricorderà magari di suoi paesaggi metropolitani visti dall’alto che si offrono a uno sguardo del quale a restare non è la visione ma il visibilio.
Articolo uscito il 15 luglio 2016 su la Repubblica-Palermo