mercoledì 11 gennaio 2017

E piano piano Modica dimentica Quasimodo



Salvatore Quasimodo nacque a Modica un anno prima della grande alluvione del 1902 che trasfigurò il volto della città e si trovò a Messina nell’anno del grande terremoto del 1908. Per la verità non si hanno notizie certe circa la presenza qui e là del futuro premio Nobel in occasione dei due cataclismi, ma la biografia attesta che la famiglia Quasimodo si fermò a Modica quattordici mesi dopo la nascita di Salvatore e che dopo si trasferì a Roccalumera, perché il padre era capostazione delle Ferrovie.
Essendo il poeta nato il 20 agosto e lo tsunami modicano avvenuto il 25 settembre 1902, è certo che ebbe il tempo che il disastro si compisse e la fortuna di non figurare tra i 120 morti che costituirono il grave bilancio di venti minuti di acqua alta undici metri piombata sulla città e sommergendola. 
La casa natale 
Allo stesso modo, anche se residente a Roccalumera, gli effetti del devastante terremoto che fece centomila morti raggiunsero sicuramente la vicina Roccalumera. Sette giorni dopo il padre fu trasferito a Messina per collaborare nella gestione della stazione ferroviaria e portò con sé la famiglia. Se non conservò memoria dell’alluvione, del grande sisma Quasimodo ne ebbe invece contezza e ne scriverà poi in una poesia dedicata al padre con toni che anziché la bellezza della Sicilia ne rileveranno la forza bruta della natura. I due tragici eventi non possono non aver lasciato nel poeta un ricordo amaro della sua prima infanzia e determinato un distacco definitivo con la sua città natale. 
Quasimodo non tornerà mai più a Modica se non in età avanzata e quasi sempre in forma privata in compagnia del suo amico messinese Salvatore Pugliatti. L’ultima volta fu un giorno prima di morire. Di ritorno da Ragusa, dove era stato per ritirare il premio Vann’Antò, volle vedere Modica. Qualcuno lo ricorda al caffè Orientale in compagnia di una donna, spacciata per la sua segretaria di turno. Il giorno dopo fu ad Amalfi a presiedere la giuria di un premio di poesia e lì un ictus lo uccise.
La targa con l'errore
Forse il poeta volle rivedere Modica in un presagio di morte e per un atto di resipiscenza avendo avuto con la sua città natale un rapporto sempre di distacco? Certo visitò la sua casa di Via Posterla, posta proprio sotto la torre dell’Orologio e di fronte alla casa del filosofo Tommaso Campailla, ma probabilmente solo da fuori. Quando partecipò alla posa della lapide non si accorse di due errori: il suo cognome scritto con l’accento sulla penultima vocale e l’indicazione che aveva vinto il Nobel per la poesia. Allora come oggi l’edificio è rimasto della famiglia Gilestro. Nel 1996 ne prese in affitto il piano superiore la cooperativa Etnos che ne fece una casa-museo raccogliendo testimonianze trasferite dalla casa milanese di Via Muggello grazie all’intervento del figlio del poeta Alessandro. Fu proprio Alessandro ad accorgersi della targa sbagliata e a farla sostituire con quella oggi murata. E fu sempre lui che due anni dopo vendette alla Regione altri materiali appartenenti al padre, fra cui l’intera pinacoteca che oggi occupa alcune stanze dell’Archivio storico permanente proprietà del Comune e insediato nel Palazzo della cultura. Qui si trova anche “La stanza della poesia”, gestita dall’associazione Arca Sicula che ha installato quattro grandi pannelli a forma di libro che si illuminano e diffondono la voce del poeta che legge suoi versi. La viva voce di Quasimodo può anche essere ascoltata nella casa-museo che è condotta dall’associazione Proserpina diretta da Marinella Ruffino. Il 10 dicembre scorso, giorno dell’assegnazione del Nobel a Quasimodo, è stata inaugurata una stanza di lettura dove possono essere consultate sillogi di Quasimodo e si può ascoltare la sua declamazione. 
La targa corretta oggi esposta
Nei propositi dell’associazione rientrano l’allestimento di un’altra stanza in funzione multimediale e la locazione del pianoterreno, reso libero dopo la morte della padrona di casa, una Gilestro, utile per ingrandire la casa-museo.
Quasimodo è ricordato a Modica anche dall’attività del Parco letterario intestato a suo nome e gestito dalla cooperativa Via. Opera del Parco è stata l’installazione nel 2000 lungo il centro storico di nove maioliche con i versi del poeta. Le nove stazioni costituiscono oggi anche le tappe di un itinerario estivo che dalla chiesetta di San Nicolò raggiunge la casa-museo. Non mancano le iniziative, ma l’interesse per Quasimodo si è andato nel tempo sempre più affievolendo. Inattivo è il Centro di documentazione quasimodiano animato da Orazio Galfo che negli anni Ottanta promosse due importanti convegni di studi. Inattivo è anche il sito web tuttoquasimodo.it, molto frequentato negli anni Novanta e Duemila, e in via di disattivazione è anche la cooperativa Etnos, che è stata la prima promotrice dell’apertura della casa-museo. Da essa sono nate le tre associazioni Proserpina, Arca Sicula e Via, composte da soci della Etnos che si sono staccati e separati.
Nel vuoto è dunque caduto il progetto originario di creare un polo quasimodiano capace di offrire un programma concertato e integrato, che servisse anche a rilanciare la figura di Quasimodo. Il solo che ci ha guadagnato realmente è stato Alessandro. Il quale ha venduto alla Regione quanto più ha potuto per una somma di circa 900 milioni di lire. Il patrimonio, concesso al Comune, è composto da una mostra di ritratti, libri d’arte, fotografie, lettere ad Amelia Spezialetti, la toga e il diploma di Oxford, i manoscritti, il testamento e numerose carte di famiglia.