lunedì 29 gennaio 2018

La Medea di Mazzaglia ha un'anagrafe siciliana



Medea ha molti figli e l’ultimo che ha ucciso, nel 1987 in un paesino alle porte di Palermo, lo ha fatto annichilendolo. Dei molti modi di essere madre, il peggiore è esserlo troppo. Paola Mazzaglia, milanese, ha scritto un romanzo (Romanzo privato, pp. 148, euro 17, Marsilio) che scava fino ai recessi dell’amore materno per affermare il principio che c’è un limite anche nei legami di sangue.
Maria ha un figlio di nome Mariano (che sta in antitesi perché vale per Maria-no) al quale offre una sola vita, quella viscerale con lei, entro un rapporto di dominio psicologico frutto di uno svuotamento di personalità che stravolge il dato di natura ed è reso più drammatico perché calato nel microcosmo di un borgo siciliano dove la sociologia della zolla ipertrofizza tutti i sentimenti, la parentela come l’amicizia e il vicinato, arrivando a stadi fortemente alterati delle relazioni collettive assieme a forme incontrollate di condizionamento mentale reciproco. 
Maria raggiunge questo stato di benessere supremo che è l’impossessamento della coscienza (che nulla concede a ogni genere di altruismo mentre pretende piuttosto di prestarsi come segno di protezione e garanzia di felicità), ma solo attraverso il male assoluto: quando vuole fare sentire il figlio a lei debitore e soffocarne l’impulso ad affrancarsi, gli si porge alla vista dell’occhio che ha perso per salvarlo in un incidente mortale, ricordandogli così di avergli dato una nascita e poi una rinascita al prezzo della propria menomazione pari a un alto sacrificio. 
Ma è un altro tipo d’amore, prima di amicizia e poi protoconiugale, che induce Mariano a trovare la sua via verso l’emancipazione prevalendo sull’amore filiale. Quando ciò accade, Maria è costretta a rivedere la propria grammatica interiore e la scala degli affetti, accettando che la madre venga dopo la moglie, risolvendo così il ricorrente dilemma della priorità tra suocera e nuora a favore del marito che è stato figlio e che, per legge di natura, deve “uccidere” dentro di sé i genitori. 
Racconto psicomachico, pirandelliano, ambizioso nell’affrontare temi sempre vivi come i diversi gradi dell’amore, Romanzo privato si raccomanda a una lettura lenta e attenta che tenga sempre conto di un'ambientazione, quella siciliana, che pur essendo una quinta di fondo svolge un ruolo decisivo nell’armonizzare natura e cultura, laddove gli umori accesissimi dei personaggi riproducono la vividezza dei tramonti sul mare, in un tutt’uno cosmico che rimanda a originari misteri dell’uomo e ancestrali miti, come appunto di Medea.

Articolo uscito il 20 aprile 2017 su la Repubblica-Palermo