mercoledì 30 agosto 2017

Gli zii di Sicilia / Joe Di Maggio e l'Isola che non c'è


Articolo uscito il 27 agosto 2017 su la Repubblica-Palermo


Joe Di Maggio fu considerato tanto influente e altrettanto siciliano che Burt Lancaster, ovviamente scherzando, disse che si sarebbe rivolto a lui per impedire che la mafia disturbasse le riprese del “Gattopardo” a Palma di Montechiaro.
Ma in Sicilia, per il fatto che nel vecchio continente il baseball è rimasto uno sport minore, Joltin’ Joe (com’era chiamato il grande atleta, noto anche con il nomignolo di “Clipper” perché sul campo sembrava veleggiare leggero e veloce) ha avuto una notorietà solo di riflesso rispetto alla gloria nella quale l’America pazza del “diamante” lo ha consacrato: quell’America dove negli stessi anni Sessanta, quando aveva appeso da un bel pezzo la mazza al chiodo, Simon & Garfunkel facevano in una celebre colonna sonora unicamente il suo nome per cantare la scomparsa degli eroi.
A Fiumicino nel 1955 in partenza per Isola delle femmine
Ancora al culmine della celebrità, un anno dopo essersi separato dolorosamente da Marilyn Monroe, il 28 agosto 1955 Di Maggio fu sorpreso dai giornalisti all’aeroporto di Fiumicino in partenza con il suo biografo e un fotografo per Isola delle femmine, il paese d’origine dei genitori. «Da molti anni - disse loro - non prendevo un periodo di riposo e appena mi è stato possibile ho pensato di venire in Italia. I miei genitori erano siciliani e avrebbero oggi ottant’anni. Sto andando in provincia di Palermo a cercare i parenti che non ho mai conosciuto».
Nel ’55 Isola delle femmine è poco più di un borgo. Di Maggio arriva nel primo pomeriggio e cerca del sindaco che con sua sorpresa si chiama come lui. L’ingegnere Francesco Di Maggio lo ospita a casa sua dove la sorella Elisabetta (che nel ’78 morirà nel disastro aereo di Punta Raisi), parlando inglese, gli rifà la storia della famiglia cercando assieme a lui possibili legami di parentela.
Nel 1955 a Isola con il sindaco
Vincenzo, figlio di Francesco e anche lui sindaco dal ’68 al ’92, ha quindici anni nel ’55 e ricorda il grande interesse del famoso atleta per le sue origini: «Arrivò all’improvviso per cui non si ebbe alcuna accoglienza ufficiale. Lo portai a fare un giro in paese e fu subito riconosciuto e festeggiato. Di Maggio era popolarissimo anche qui a Isola dove molte famiglie hanno parenti che emigrarono in California come i suoi genitori. Disse a tutti che sarebbe tornato ma non lo ha fatto, anche perché le ricerche anagrafiche svolte dal suo biografo non hanno sicuramente consentito di stabilire la presenza di alcun parente certo. Nessuno può quindi dirsi con documenti alla mano imparentato. E devo dire che ebbi la sensazione che fosse venuto e avesse cercato di noi, una famiglia che ha avuto ben otto sindaci, perché puntava a una grande cerimonia ufficiale e istituzionale. Una specie di trionfo. Non trovando parenti perse forse interesse, tant’è che andò via la stessa sera rientrando a Roma». Forse c’è del vero nella perdita di entusiasmo, perché nel 1962, l’anno della morte di Marilyn, Di Maggio è a Roma per affari ma non pensa più a Isola delle femmine.
Ma passano 38 anni e il 20 aprile 1993, quando ha 78 anni e si trova di nuovo a Roma in veste di rappresentante della Federazione Italia-America, Joe Di Maggio annuncia che domenica 25 sarà nel suo paese di origine per ricevere la cittadinanza onoraria. Gli sforzi fatti dal Comune hanno avuto finalmente successo e la gente si prepara con banda musicale, festoni e majorettes. Sennonché sabato, dopo una partita di baseball all’Acquacetosa dove la lanciato la prima palla, si sente male e viene costretto dai medici a rimanere in albergo. Si parla d’infarto ma poi viene accertato un eccesso di fumo e problemi respiratori. Al suo posto in Sicilia arrivano i rappresentanti della Federazione italo-americana che in qualche modo salvano la festa. La delusione è comunque grande e il titolo di cittadino onorario rimane nelle mani del sindaco Mannino che quindi delega il consigliere Stefano Bologna, l’attuale sindaco, a volare a Roma e consegnarlo a Di Maggio. L’incontro si svolge due giorni dopo alla Farnesina. «Durò una ventina di minuti - ricorda Bologna - e Di Maggio, ormai ristabilito, fu molto gentile, ma al solito poco espansivo. Mi fece dono di una palla da baseball con la sua firma e io gli consegnai l’atto di cittadinanza».
Nel 1993 il conferimento della cittadinanza onoraria
Di Maggio morirà sei anni dopo, cittadino remoto di Isola ma privo di una strada col suo nome, anche perché una Via Di Maggio esiste già (intitolata non si sa a chi, ma forse da leggersi non come nome proprio di persona ma comune di tempo, con la preposizione “di” minuscola e Maggio inteso come mese, quale appare nella toponomastica) ed è proprio quella dove avrebbero abitato Giuseppe Di Maggio e Rosalia Mercurio, padre e madre di Joe. Da questa casa, eretta nel 1995 a museo, Giuseppe il pescatore emigrò nel 1898 per essere quattro anni dopo raggiunto dalla moglie a Martinez, altro borgo marinaro come Isola delle femmine. Con la differenza che a Martinez una via Joe Di Maggio esiste da decenni ed è inoltre attiva una casa-museo con cimeli del giocatore, mentre a Isola la casa natale è chiusa dal 2004 e vi sopravvive solo una targa esterna. Che è per giunta posta nella casa sbagliata, al civico 19, mentre quello di residenza dei Di Maggio potrebbe essere stato al numero 11.
Stefano Bologna
«Non si ha certezza della reale abitazione, per cui la scelta è stata simbolica - spiega Bologna. - Ad ogni modo la casa-museo la stiamo ricostituendo e sarà più dotata di prima. Inizialmente il suo patrimonio di foto, atti civili, reperti e articoli di giornali verrà ospitato in un’ala della biblioteca ma poi tornerà nella stessa casa di Via Di Maggio, dove non c’è stato un americano che non abbia voluto a suo tempo visitarla. Sono stato a Martinez e ho visto la casa-museo che hanno allestito lì: non ha niente in più della nostra». Il fatto è però che oggi non c’è. Intanto l’anno scorso è stata inaugurata, con non poche difficoltà e qualche ritardo, l’Arena Joe Di Maggio, ma certamente non si può dire che Isola delle femmine stia mettendo alacremente a tesoro il blasone del suo illustrissimo concittadino. Se inizialmente mancò dunque l’interesse di Di Maggio, poi è venuto meno quello del suo paese.
Così, in assenza di reali parenti, larghi o stretti, ha potuto prendere piede la voce di un’origine diversa, addirittura ennese. A Catania vive un trentaduenne Joe Di Maggio, che gestisce un’officina meccanica e si dichiara parente del giocatore: «Porto questo nome, che è di battesimo e non un vezzeggiativo, perché ho lo stesso sangue del mio famoso omonimo. Il quale era originario di Regalbuto, il paese dei miei nonni e dei suoi, che poi forse si trasferirono a Isola delle femmine. A Regalbuto lo sanno molti e non a caso i miei genitori mi hanno voluto chiamare come lui». 
L’ipotesi non sembra però fondata, non fosse altro perché Isola delle femmine si forma a metà dell’Ottocento e diventa Comune autonomo nel 1855. Prima non è che un approdo di Capaci. Ad ogni modo mancano i documenti per stabilire la verità, né li hanno trovati gli incaricati di Joe Di Maggio. Se tuttavia parenti l’atleta ha avuto, forse sono stati i fratelli Baldassare e Sebastiano Di Maggio, supposti lontani cugini oggi scomparsi e, come i loro figli, fisicamente somiglianti all’inconfondibile Joltin’ Joe.
Con il figlio Joe Junior nel 1949
Che certamente fu siciliano nel midollo: tanto da perdere l’adorata Marilyn per una gelosia così perniciosa da serbarla anche al suo unico figlio Joe Junior, riducendolo allo stato di barbone e vagabondo perché reo a vent’anni di essere stato tutto il tempo con la moglie facendola ridere sempre, cosa a lui mai riuscita. Prima lo diseredò addirittura e poi, da buon padre di sangue siciliano, gli concesse un vitalizio.