mercoledì 9 gennaio 2019

"Morto un sosia di Giuliano", le ultime rivelazioni



L’ultima rivelazione su Salvatore Giuliano viene da Potenza, dove un giornalista, Angelo Mauro Calza, evidentemente non proprio preparato e aggiornato sul caso Giuliano, ha raccolto per telefono le dichiarazioni di un infermiere dell’ospedale di Castelvetrano, Giosi Zito (che fa anche l’attore), il quale assistette il famoso “avvocaticchio” difensore del bandito, Gregorio Di Maria, quando era ricoverato e prima che morisse. Non si tratta di una vera e propria rivelazione, avendo Zito rilanciato versioni già propalate in passato, secondo cui il “re di Montelepre” non morì nel 1950 ma ad un’età imprecisata negli Stati Uniti. Al suo posto fu ucciso un sosia di cui Zito fa il nome, Antonino Scianna, sul quale la Procura palermitana, sentito Zito come persona informata sui fatti, avrebbe svolto indagini accertando che nel 1950 in realtà sarebbe scomparsa una persona con lo stesso nome.
Che Giuliano non sia stato ucciso nel cortile dell’avvocaticchio o in un casolare tra Pioppo e Monreale, ma sia fuggito con l’aiuto di fantomatici Servizi segreti partecipi di un complotto di Stato teso a favorire un pluriomicida e tutelare in eterno figure e segreti nazionali, è stato più volte ventilato fino a quando, anni fa, non fu eseguita la riesumazione del cadavere sepolto a Montelepre e fu possibile accertare attraverso il Dna che si trattava realmente, con un piccolo margine di dubbio, del corpo di Giuliano. Tuttavia, nonostante la prova scientifica che ha permesso di chiudere ogni residua ricerca giudiziaria sulla fine del fuorilegge, le congetture sul suo conto non sono cessate. 
L'infermiere autore delle rivelazioni
A credere a Zito, che già nel 2010, pochi mesi dopo la morte di Di Maria (che comunque nel 2008 aveva già fatto sapere che Giuliano era stato fatto fuggire all’estero), aveva detto quanto ora ha ripetuto, Giuliano era in casa dell’avvocaticchio quando portarono il corpo di Scianna e con Gaspare Pisciotta presero il cadavere per lasciarlo in cortile a terra dove poi fu imbastita la messinscena del conflitto a fuoco orchestrata da carabinieri e polizia. Di Maria non ha voluto mai parlare nemmeno con la magistratura, negando anche di essere il depositario di un memoriale di Giuliano sulla verità della strage di Portella. Si è detto che la mafia gli avesse fatto obbligo, pena la vita, di tacere, sicché non si spiega perché poi decide invece di parlare e di confidarsi addirittura con un infermiere sconosciuto insieme con il quale se ne trovava sempre un altro ad ascoltarlo. Di Maria avrebbe riferito a Zito ogni particolare a sua conoscenza, ma ha taciuto il contenuto del memoriale e quindi la versione di Giuliano su Portella. Quel che Zito stavolta riferisce è che il bandito accusava indistinte sfere politiche facendo anche dei nomi, che però continuano a non venire fuori, dato anche il segreto di Stato che è stato posto e che è stato prorogato, segno in realtà di un interesse sovranista a tenere ancora nascosta la verità.
L'avvocaticchio Di Maria
“Il Giornale” ha ripreso l’intervista di Zito al giornalista lucano, senza ricordare che l’infermiere aveva già parlato nel 2010 a una televisione privata del Trapanese, dopo la quale era stato sentito dalla magistratura. Un semplice raffronto della foto del cadavere fatto trovare nel cortile con una del bandito basterebbe a fugare ogni dubbio sull’ipotesi della sostituzione di persona, essendo davvero somigliante al vero Giuliano come lo vediamo nel suo album l’immagine di giovane uomo della stessa copertura e fattezza cranica ripreso a terra il 5 luglio 1950. 
Ad ogni modo è intervenuto anche un esame di Dna a mettere pace alla suggestiva ipotesi di un Giuliano vissuto in America, tornato solo nel 1971 per il funerale della madre, accompagnato segretamente da un agente dei Servizi americani, e dato per morto anche dalla famiglia, che ha continuato a deporre fiori e curare il sepolcro del bandito. Peraltro non si sa dove sia vissuto negli Usa, quando sia morto, dove sia adesso sepolto o se magari è ancora vivo, dovendo avere 97 anni, uno in meno dell’età in cui è morto l’avvocaticchio. Tanti misteri hanno favorito anche l’ipotesi che sia stato ucciso nel 1977 a Napoli in un bar dove gli fu offerto un caffè avvelenato. Una vicenda che si avvita su se stessa quella di Giuliano, il cui unico vantaggio è al momento stato dell’infermiere di Castelvetrano che, come attore, si è fatto un po’ di pubblicità.