Una psicologa vicentina che su Youtube tiene un corso di buon sesso ha raccontato di una sua collega che le avrebbe riferito un comportamento tipicamente siciliano proprio delle ragazze che, volendo arrivare vergini al matrimonio, si concedono a pratiche sessuali alternative anche ben più spinte. Naturalmente la psicologa in questione ha riportato quanto appreso con la tipica aria di pregiudizio dei settentrionali e un sorrisetto di commiserazione deliberatamente antimeridionale.
Senonché in una puntata della serie Tv Sex education una ragazza antiabortista, bigotta al punto da rifiutare l'idea di perdere la verginità prima del matrimonio, ma assolutamente a conoscenza di ogni piacere fisico ottenuto mercé un dettagliato elenco di comportamenti e atti sessuali, si fa vanto della soluzione trovata per salvare l'anima e magnificare il corpo. La ragazza è londinese e la serie Tv britannica, opera di una cultura che dovrebbe essere quanto mai distante da pregiudizi, tabù e credenze ritenuti propri di certa sottocultura com'è tacciata quella siciliana.
Gli opposti si attraggono, ma resta da vedere se la ragazza dark e misticamente esaltata della serie televisiva non inneggi alla verginità, anziché affermarne il fondamento, per farsene piuttosto beffa nelle vesti proprio della dropout fuori tempo e fuori luogo. E dunque anche nella serie Tv si assisterebbe a un nuovo colpo da parte del Nord calvinista ed emancipato, culturalmente avanzato, contro il Sud credulo e arretrato, legato a tradizioni che sono retaggi passatisti.
Al di là comunque del fatto che in Sicilia ragazze che ricorrano al sesso alternativo per mantenersi illibate siano tali e tante quante a Milano o a Londra, quel che colpisce è il mantenimento di pregiudizi che anche professionisti aperti e avvertiti come la giovane psicologa di Youtube così esperta in fatto di sesso tendono ad accogliere e perpetuare. Si tratta di preconcetti che non riguardano solo il sesso, ma anche la società. Trasmissioni come "Non è l'arena" di Massimo Giletti insistono pervicacemente sui guasti e le storture della Sicilia, alimentando quell'avversione di cui smaccato portavoce si fa nella stessa trasmissione quell'imprenditore brianzolo perfettino e alquanto rozzo che fa il paio con la psicologa vicentina in fatto di visione del mondo o quantomeno dell'Italia.
Per strane ragioni storiche la Sicilia si presta facilmente a promuovere di sé un'immagine stereotipata e impossibile da modificare. Con effetti a volte contrastanti. In I fratelli Karamazov di Dostoevskij cosa consiglia il luminare moscovita giunto al capezzale del piccolo tisico malato? Di lasciare la Russia e soggiornare a Siracusa, la città del sole, del Grand Tour e dello svernamento. Ma a Siracusa - e Dostoevskij non lo sa - c'è appena stato un altro tisico, August Von Platen, che ci è morto solo e abbandonato da tutti e che pure aveva scelto la città di Archimede per il suo clima così consigliato e salutare, senza però informarsi circa usanze e modi della migliore popolazione aretusea. Eppure Seneca aveva ben avvertito di tale ambiguità indicando nella lettera Ad Marciam le bellezze naturalistiche della città e con esse anche il fatto che era stata la città di un tiranno come Dionigi, capace di ogni ignominia. Ogni realtà, insegna Seneca, ha due facce, una bella e l'altra brutta. Ma questo non lo capiscono o non vogliono capirlo né Giletti, né la sua spalla brianzola né la psicologa vicentina.