Alessandro Piperno, Premio Strega e responsabile dei Meridiani Mondadori, ha finalmente letto Passato e pensieri del russo Aleksàndr Herzen e ne ha avuto una rivelazione tanto epifanica da aver riempito quattro pagine della "Lettura", il supplemento del Corriere della sera, dove stavolta si è esibito in un numero tra i più vertiginosi del suo repertorio.In Herzen infatti vede l’artista e non l’ideologo, lo scrittore raffinato di alta qualità narrativa invece dell’intellettuale che fonda il populismo, parola che mai una volta egli riporta, né ad essa fa un solo cenno: operazione ruffiana consumata “con le peggiori intenzioni” forse per non offrire in piena campagna elettorale un assist ai nuovi populisti di tipo francese e italiano, sebbene il populismo russo abbia fatto da culla al socialismo sovietico, mentre il populismo dei Meloni e dei Salvini non sia che un’etichetta affibbiata loro per via di un atteggiamento inteso a definire uno scenario politico. Nondimeno Piperno si guarda bene dal conferire a Herzen una qualità a rischio di malinteso e preferisce dargliene un’altra, quella di narratore puro, che gli è però estranea.
Si badi: chiunque può ben guardare in uno scrittore il suo talento più che il suo pensiero, senonché nel caso particolare di Herzen, se non bastasse il titolo di quello che Piperno chiama “capolavoro letterario”, il genio narrativo è solo un cab per trasportare idee e argomenti. A Piperno sarebbe bastato leggere di Franco Venturi Il populismo russo laddove è scritto che “prima di diventare un movimento politico, il populismo si espresse non in una dottrina, ma in un’autobiografia”, che è esattamente l’autobiografia Passato e pensieri di Herzen.
Il carattere autobiografico dell’opera non è dato da Herzen per guadagnarsi un posto nel Parnaso delle lettere ma per indicare un’esperienza, la propria, confacente al modello di sviluppo sociale, umano ed economico alternativo al marxismo: un carattere autobiografico che “resterà in tutto il populismo russo – scrive Venturi – e susciterà uomini e caratteri più che dottrine e dogmi”.
Herzen ha infatti chiarissimo il problema del suo tempo relativo alla condizione dei contadini riuniti nell’obscina, la comunità agricola che, per i suoi limiti sociali e culturali, il marxismo non può comprendere nell’evoluzione naturale del capitalismo dentro la prospettiva della “lotta di classe, ma che pure costituisce il nerbo del narodnicestvo, il populismo russo sinonimo di comunismo sociale e al quale l’intelligencija, spronata da Herzen, prova a saldarsi gettando così le basi per il grande e velleitario movimento rivoluzionario chiamato “Zemlja i Volia”, da cui sarebbero nati “Narodnaja Volja” e “Cernyi peredel”, tutti di impronta populista e votati all’emancipazione contadina.
Arrivato per primo a sostenere le ragioni del socialismo contadino, facendosene “eroe eponimo” (ancora Venturi), Herzen sa bene che per scuotere i contadini occorre dare prova di ribellione e mettere in pubblico una vita esemplare. Correttamente Venturi può quindi scrivere che “per capire il socialismo russo bisogna passare attraverso le ribellioni del giovane Herzen contro suo padre e la sua famiglia”.
Di qui Passato e pensieri, autobiografia voluta a scopi rivoluzionari e non di diletto, come invece la considera Piperno. Il quale vede solo il romanzo, non rendendosi conto che Passato e pensieri (di cui trascrive lui stesso il passo di Herzen) non fu scritto nel tempo stretto pur necessario a un libro così vasto, ma nel corso di un’intera vita dedicata al superamento dell’ostacolo primario: il fondamento del marxismo nella sua visione operaistica e industrialistica di tipo occidentalistico cui opporre il verbo retto sul grido “andare nel popolo”, che significava andare nelle terre e risolvere la questione se darle ai contadini in proprietà collettiva o individuale, mutandoli in piccoli proprietari o in braccianti e se dunque mantenere o no in vita i ricchi proprietari terrieri.
Il socialismo russo, a partire proprio da Herzen (che non a caso apre il suo Passato e pensieri polemizzando, senza che Piperno però se ne accorga, con gli slavofili che propugnano il ritorno a una civiltà contadina di tipo tradizionale), muove proprio da questioni sociali ed economiche che lo pongono in contrasto e in alternativa al marxismo, di talché la posizione ufficiale viene espressa sotto Stalin, repressore di ogni forma di populismo ancor più degli zar, da Emeljan Jaroslavkji quando nel 1937 afferma che “i giovani membri del partito non sempre sanno, né sufficientemente valutano il significato della lotta che per decenni il nostro partito, superando l’influenza del populismo, condusse contro di questo, annientandolo come il peggiore dei nemici del marxismo e della causa tutt’intera del proletariato”.
Invece Piperno cosa fa di Passato e pensieri? Indeciso se parlare di “autobiografia, confessione, romanzo d’avventura [sic!] e meditazione moralistica”, sceglie di classificarlo nella “memorialistica francese del Diciottesimo secolo” e ritiene che non abbia “niente da invidiare a Casanova”. Ignorando che è innanzitutto una testimonianza politica se non un “manifesto”, fa di più e scrive: “La libertà, la spigliatezza, la spregiudicatezza con cui Herzen ammucchia pensieri e ricordi, così alla rinfusa, avanti e indietro, trova un corrispettivo romanzesco nelle grandi epopee di Puskin e Tolstoj. E vi prego di credermi: non sto esagerando”. In realtà sta solo mistificando, giacché Puskin e Tolstoj interpretano il romanzo realista di tipo ottocentesco dal quale le metalessi, dunque prolessi e analessi, sono bandite costituendo esse il cuore di quello che sarà il gusto primonoventesco. Se un narratore può essere invece richiamato è Gogol’, contemporaneo di Herzen, che nelle Anime morte proprio di contadini e proprietari terrieri tratta: in tono umoristico solo per apparire non surreale, ma portatore di un ideale protopopulista legato all’obscina e in linea con quello che di Passato e pensieri fa Herzen.