mercoledì 12 settembre 2012

Comiso, start up in stand by



Soltanto le elezioni politiche potranno dare vita all’aeroporto di Comiso. E ciò avverrà, se avverrà, quando Pdl e Pd riterranno di doversi impegnare definitivamente in cambio di un sostanziale apporto elettorale ragusano. La corsa oggi, in provincia, è dunque tra quanti saranno in grado di garantire il maggior numero di voti in vista dell’incasso del merito dell’inaugurazione.

Nel frattempo sarà stata certamente firmata la convenzione tra Enav e Soaco. Una convenzione che non significherà assolutamente nulla, benché il presidente della Soaco Rosario Dibennardo (un mero cerimoniere rispetto a chi comanda davvero nella società di gestione, cioè l’amministratore unico, che è - in base ai patti parasociali - sempre un catanese) non faccia che sollecitare istituzioni e partiti a comporre una forte delegazione che incontri l’Enav con le pistole sul tavolo. 
Tutto inutile, perché la convenzione sarà un contratto vessatorio dal momento che, attraverso l’Enac e quindi l’Enav, il Tesoro autorizzerà l’apertura dell’aeroporto senza però sborsare uno solo dei 2 milioni e 800 mila euro che servono ogni anno per l’assistenza al volo. Quanto ai circa 400 mila euro l’anno necessari per polizia doganale e vigili del fuoco la convenzione non dice niente ma si tratta tutto sommato di spiccioli. Si troveranno.
L’accordo è però importante per la Soaco perché finalmente potrà utilizzare i quattro milioni e mezzo stanziati dalla Regione rimasti congelati fino allo start up. Facendo i conti, l’aeroporto potrà quindi essere gestito solo per due anni circa, dopodiché - a stare alla convenzione - la Soaco dovrà reperire da sé i mezzi finanziari. Forse per questo, in sede di discussione, l’Enac ha allora suggerito alla Soaco che, una volta esauriti i fondi regionali, l’aeroporto possa servirsi - quanto all’assistenza al volo - del sistema Afis che è un dispositivo di controllo a distanza dei voli, tanto economico quanto malfidato, al punto che molte compagnie aeree si rifiutano di servirsi di scali dotati di tali strumenti. Eppure l’aeroporto di Comiso conosce bene l’Afis perché fu proprio con questo sistema di controllo a distanza che nel 2007 il presidente del Consiglio D’Alema atterrò al Magliocco, ricevuto dal sindaco Di Giacomo, per inaugurarlo. Ancorché a inaugurare veramente il Magliocco fossero stati nel 1999 i kosovari, che lo avevano abitato grazie a Digiacomo al quale proprio D’Alema l’aveva chiesto in prestito per smaltire profughi. 
Ma il sistema Afis è da scartare in partenza, perché tutte le compagnie lo vedono con scetticismo e per un aeroporto che deve dare prove di sicurezza sarebbe un deficit.
Non resta dunque che firmare la convenzione nonostante tali e tante condizioni capestro. Ma pur di partire e sbloccare l’impasse, la Soaco è pronta a firmare, senza chiedersi come farà due anni dopo a tenere ancora aperto l’aeroporto. Del resto non può fare altrimenti, perché per utilizzare i fondi regionali deve avere lo start up e per avere lo start up deve accettare questo tipo di patto. 
Non solo la Soaco, ma tutte le parti impegnate, quelle politiche innanzitutto, sono peraltro d’accordo per la stipula. Perché? Perché prima dei due anni ci saranno le elezioni regionali, le elezioni nazionali e quindi le elezioni comunali a Comiso. Quelle regionali non potranno portare più di quanto hanno fatto: quattro milioni e mezzo sono già stati finanziati, auspice Lombardo, e dovrebbero oggi trovarsi nella tesoreria comunale. Dovrebbero. Quelle comunali serviranno per conferire medaglie o lanciare pomodori a chi si sarà esposto nelle elezioni nazionali nel cui ambito si deciderà perciò tutto. 
Tutto ciò per meno di tre milioni l’anno, una vera sciocchezza per lo Stato. Ottenere l’impegno finanziario del Tesoro sarà dunque l’obiettivo che in campagna elettorale molti daranno per certo se apparterranno a uno dei due partiti maggiori o ad altri che intanto cresceranno. Un obiettivo che Nino Minardo, unico deputato nazionale della provincia, ha dato più volte per traguardato, ma pronunciandosi solo in periodi di equilibri politici stabili, quando cioè gli è stato più facile ottenere promesse da marinai. Eletto il governo Monti non ha più annunciato prossime inaugurazioni. Né lui né alcun altro. E dell’aeroporto è rimasto a parlare il solo Dibennardo, che passerà alla storia del Magliocco come il firmatario dell’atto di nascita e del contestuale atto di morte. 
Nella calma piatta che si è inastaurata, a dispetto dei bollori di stati generali, dei digiuni e delle chiamate alle crociate, ecco che arriva del tutto inattesa l’iniziativa della Sac che ingiunge al Comune di Comiso di procedere al completamento dell’aeroporto intimando di chiedergli i danni. 
Ma c’è qualcosa che non torna. La Sac è una azionista dell’Intersac (società cui partecipa anche un gruppo di imprese private etnee) ed è proprietaria al 65% della Soaco della quale solo il restante 35% è proprio del Comune di Comiso, dal cui pacchetto vanno peraltro ancora sottratte le quote spettanti a Vittoria e Chiaramonte. Quindi, nella sostanza, la Sac, socio dell’Intersac, minaccia se stessa di adire le vie legali. Se adotta questo paradosso è per intorbidare le acque. Sa benissimo che il Comune di Comiso è in dissesto già dall’inizio 2011 e che comunque non si tratta di completare l’aeroporto ma di metterlo in esercizio, cosa che richiede appunto il solo reperimento di due milioni e 800 mila euro l’anno. Potrebbe erogarli la stessa Sac, ma proprio per non sentirselo chiedere nella lettera inviata al sindaco Alfano la società catanese ha ben chiarito che l’Intersac ha già anticipato somme considerevoli. Nel 2008 il Comune, che in partenza deteneva la maggioranza delle azioni Soaco, ha venduto un altro 14% di azioni alla Intersac la quale ha portato così il proprio pacchetto al 65%. In extra l’Intersac ha sborsato, come oneri concessionari, un altro milione e passa. Di quei soldi, circa 4 milioni, parte finirono per pagare gli Lsu e parte lavori di completamento dell’aeroporto. 
Fatto sta che il Comune si è trovato in casa sua nelle mani dei catanesi. Che adesso si permettono di fare gli agenti esattori e liquidatori. La Sac non ha alcun interesse del resto ad aprire l’aeroporto. Al momento è impegnata nel grande progetto della terza pista di Fontanarossa e guarda a Comiso come a un programma divenuto residuale. Se nascerà avrà da guadagnare perché proprietaria di entrambi gli aeroporti. Se non nascerà Catania continuerà ad essere l’unico aeroporto della Sicilia orientale, senza il timore di finire come Punta Raisi che oggi è seriamente preoccupata del milione di viaggiatori raggiunti dallo scalo di Trapani. Lasciare il progetto del Magliocco semiaperto sul tavolo e sfogliarlo ogni tanto, magari alzando la voce per chiedere perché sia ancora lì, serve proprio ai suoi padroni.