Ieri sera a Bersaglio mobile di Mentana, Beppe Grillo ha ottenuto un risultato forse inatteso: di mettere in stato confusionale proprio Mentana, che non è certo un principiante. Battute stupide, domande senza senso, risate inopportune e sguaiate, atteggiamento corrivo, totale mancanza di controllo dell'intervistato: Mentana è apparso soggiogato davanti a un Grillo che ha condotto la discussione a suo piacimento, prendendo in giro più volte l'interlocutore, rimbalzandogli domande, non dandogli respiro neppure per pensare.
Nel successivo dibattito in studio, dopo l'intervista registrata in una scenografia che più brutta è inimmaginabile, Mentana è tornato ad essere quello che conosciamo: sveglio, riflessivo, rilassato, a suo agio.
Nel successivo dibattito in studio, dopo l'intervista registrata in una scenografia che più brutta è inimmaginabile, Mentana è tornato ad essere quello che conosciamo: sveglio, riflessivo, rilassato, a suo agio.
Il ritorno - o il debutto - di Grillo in televisione, così a lungo atteso e richiesto, ha dimostrato innanzitutto che non è vero che il leader di 5 Stelle non volesse andare in Tv per paura di confrontarsi innanzitutto con i giornalisti, perché appena l'ha fatto ha steso il migliore di loro o quantomeno quello ritenuto il più capace di metterlo alle corde.
E' successo esattamente il contrario, per cui non è escluso che Grillo abbia scelto Mentana proprio per affrontare in lui tutti gli altri. Forse che in un dibattito con altri esponenti politici o in uno studio a più voci Grillo sarebbe incalzato fino a soccombere? Se l'ex comico genovese sarà quello visto ieri sera, così padrone dello schermo, è da escludere. Molto più di Mentana che viene da un giornalismo televisivo paludato, perfettino, di toni bassi, dove chi conduce viene chiamato "moderatore", Grillo conosce le tecniche dialettiche della provocazione imparate sulla ribalta: ha una prontezza di spirito e una facilità di parola che è difficile ritrovare oggi in un giornalista televisivo e non.
Il solo che possa tenergli testa in televisione, quanto a doti analoghe, è Renzi, ma si è visto com'è andata nel confronto in streaming: 1-0 per Grillo. Ci saranno certamente non una ma più rivincite, probabilmente in dibattiti solo a distanza, perché si è capito - e Grillo ieri ne ha data ampia prova - che lo scontro per le Europee sarà tra loro due. Ne vedremo delle belle? E' possibile invece il contrario.
Grillo e Renzi, cioè la politica con mezzi non politici, usano le stesse armi dell'istrionismo, della gestualità, dell'imbonimento: come Renzi non si preoccupa di mantenere la parola data, contando oggi più la promessa che l'impegno, così Grillo non si fa scrupolo di dire in televisione che non ha alcun reddito, che non sa niente della fine che fa la pubblicità sul suo blog, che non è lui a comandare in 5 Stelle. Bugie belle e buone, ma immuni da conseguenze, perché a chi sa parlare in televisione e in pubblico, o meglio a chi sa farsi ascoltare, oggi non è richiesto di dire la verità ma di farla credere, esattamente come professava Rousseau scrivendo le sue menzognere "Confessioni". Renzi e Grillo stanno seguendo le stesse dinamiche. E più che di belle, ne vedremo di cotte e di crude.
Renzi va al governo e fa la pesca a strascico con i motori al massimo raccogliendo nella rete patti, bozze di decreto, accordi europei al solo scopo di arrivare alle elezioni europee con un bonus che Letta non avrebbe in realtà mai ottenuto. Se poi la gran parte delle promesse non saranno mantenute, anche per ragioni indipendenti da lui, non potrà certo restituire l'eventuale bottino di voti che avrà incassato, per cui otterrà di farsi pagare prima una merce che non consegnerà.
Grillo dal canto suo ha individuato in Renzi il nemico da battere, il solo che oggi sia come lui, uno che col passato non c'entra, che sa usare i media, affascinare i giovani, operare in funzione di un programma anziché di un rendiconto e che dispone dell'intero partito. Di più, è altrettanto furbo. Se si è finalmente deciso a parlare con gli odiati giornali italiani e ad andare nelle detestate televisioni nazionali non è solo per promuovere il suo imminente tour nelle vesti di comico predicatore ma anche per non lasciare i media in mano a Renzi. Ha capito che per rubargli o disputargli la scena era necessario che lo sfidasse su un terreno che era sempre stato suo, ancor prima che Renzi nascesse, ma che gli stava consegnando con l'abbandono del campo. Un errore che avrebbe potuto decidere le sorti delle prossime elezioni e che Grillo ha scongiurato in tempo rimettendo la sua faccia dove è sempre stata, cioè in televisione.
Il ritorno di Grillo sul piccolo schermo, non più ripreso dai telegiornali in piazza, ma seduto davanti a un interlocutore, apre un nuovo scenario che non riguarda solo un nuovo corso dei talk show italiani ma anche e soprattutto la sfida per le Europee che diventa così sempre più un duello.