martedì 25 marzo 2014

Guardate un po' dove sono arrivato


Compiaciutissimo, festoso, orgoglioso e fiero di sé. Con un sorriso più espanso che largo di ragazzaccio birbone riuscito a intrufolarsi a corte e a sedere con i re del mondo, il nostro premier sembra aver fatto una birichinata all'Aja. 

L'espressione di chi ce l'ha fatta sarebbe stata bene in faccia al suo conterraneo Roberto Benigni in un sequel del Piccolo diavolo, dove si narra giustappunto della scoperta del mondo da parte di un alieno di genere infernale, ma sta malissimo su Matteo Renzi, che si è fatto fotografare al summit di capi di Stato e di governo sulla sicurezza nucleare voltandosi verso il fotografo (che deve averlo chiamato di spalle come avrebbe fatto con una soubrette sul red carpet o che forse lui ha cercato in giro con lo sguardo finché se n'è trovato uno dietro) esibendo un tono di contentezza del tutto inopportuno, trovandosi lì a discutere di morte, di guerra e di attacchi nucleari. Tanto più ingiustificato dal momento che a un certo punto ha lasciato il summit dicendo di dover andare a lavorare: come se tutti gli altri fossero impegnati in un gioco di ruolo e stessero perdendo tempo - ancorché si trattasse in realtà proprio di rappresentare una simulazione e di dover rispondere simultaneamente attraverso un tablet. Pare sia stato il solo a trovare inutili i lavori e ad andarsene, girandosi a ridere al mondo con la faccia di chi se la ride, se non fosse piuttosto la faccia di chi si gonfia il petto e manda una foto-ricordo a casa perché siano tutti fieri di dove è arrivato.
Un'altra renziata, si dirà: di un discolaccio che in classe pretende di decidere cosa il maestro debba insegnare e che se non la spunta se ne va. Un discolaccio impertinente, peraltro, perché girandosi a ridere al fotografo è come se facesse le boccacce a tutti gli altri.
Così, mentre avevamo un Berlusconi che nei vertici internazionali faceva le corna al momento della foto di gruppo, ora abbiamo un Renzi che anziché concentrarsi come gli altri sul lavoro che è stato chiamato a fare presta più attenzione ai fotografi e si gira addirittura quando ne becca uno. C'è tutto il ragazzo fuori posto in questa foto, il Fonzie inconsapevole di quello che fa, di dove si trova e di quello che non deve fare. Volendo essere gentile, carino, forse rassicurante - per dire: tranquilli, parlano di bombe atomiche ma ora ci sono io, niente paura, ho già pronto il piano - riesce inadeguato, improvvido, detestabile. 
Non è che un summit internazionale su una materia che comunque tutt'altro che risate dovrebbe ispirare sia un concistoro o un capitolo di monaci, per cui è necessario un raccoglimento che superi la concentrazione, ma se si immagina che oltre Renzi un'altra ventina di premier si fossero girati a ridere ai fotografi, non nella foto di gruppo ma nel pieno del summit, il messaggio trasmesso al mondo sarebbe stato di totale sconcerto. Chiunque avrebbe pensato quello che, per fortuna del mondo, si è legittimati a pensare di uno soltanto: prima o poi la smetterà di prendere tutto per gioco.