venerdì 16 maggio 2014

Il camaleonte Leontini ha cambiato ancora pelle



Innocenzo Leontini, ex capogruppo all'Ars del Pdl, nemico storico e giurato di Raffaele Lombardo dopo essersi vantato di essere stato l'artefice della sua elezione alla presidenza della Regione, è candidato in quota Pid per il centrodestra alle Europee, in rivalità con Gianfranco Micciché ma in unione con l'Mpa di Lombardo.
Domenica alle 9.30, a Catania, nel luogo gran ritrovo di Lombardo, cioè Terrazza Ulisse, l'Mpa presenterà Leontini al suo elettorato. Nell'Sms di invito inoltrato alle sue schiere, Lombardo saluta "il progetto autonomista nel grande partito di centrodestra". Eppure solo qualche anno fa autonomismo e centrodestra erano del tutto inconciliabili anche per lo stesso Lombardo, un cui alleato del tempo, Gianfranco Micciché, ruppe col suo consenso l'alleanza proprio col Pdl voltando le spalle a Musumeci e consegnando la Regione a Crocetta. 

Altri tempi, se oggi nel suo sito ufficiale Leontini appare con il simbolo di Forza Italia sbarrato, ancorché Berlusconi qualche giorno fa abbia preso posizione con una lettera pubblica a favore del suo delfino Gianfranco Micciché (quello che lo ha tradito), designato capolista della circoscrizione, bocciando quindi Leontini, arrivato peraltro in lista sotto le insegne di Saverio Romano, dopo aver fatto le scarpe a Romagnoli, dopo aver lasciato il Pdl e dopo che il Pdl si è ricostituito e ridimensionato in Forza Italia.

Chi avrebbe mai detto solo un anno fa che Leontini, un autentico campione nazionale di trasformismo e camaleontismo, potesse riavvicinarsi a Lombardo? Silurato con una solenne figuraccia alle ultime elezioni regionali, Leontini, peraltro indagato a Ragusa per voto di scambio, ci riprova a riguadagnare una poltrona e stavolta punta addirittura a Strasburgo e Bruxelles. Con possibilità praticamente ridotte a zero, dovendo confidare su un appoggio di Forza Italia che non ha e sulle miserabili possibilità di Lombardo e Romano. 
Pur sapendo di non potercela fare, Leontini arriva domenica mattina a Catania per incontrare gli ex nemici dell'Mpa con la faccia tosta di chi pensa che la memoria dei lombardiani sia corta e labile e che la loro indulgenza sia pari alla sua indigenza. Ma è probabile che gli sparuti ranghi dell'Mpa, a differenza di Lombardo, facciano uno sforzo di memoria e possano rinfacciare all'ineffabile genero ispicese del mai rimpianto Salvatore Stornello quanto ha detto del loro più ineffabile leader.
Il 20 maggio 2011, alla convention dell'amico sindaco di Ragusa Nello Dipasquale (quello che per diventare un anno dopo a tutti i costi deputato regionale ha consegnato la città a Grillo), Leontini urlò con l'indice in aria che l'Mpa andava ribattezzato "movimento per l'arraffa arraffa" perché l'ex amico Raffaele aveva ottenuto un assessorato comunale per poi andare a Ragusa e negare l'appoggio a Dipasquale colpevole di indossare la maglietta del Pdl. "Pretendeva che Dipasquale facesse il traditore come lui" furono le parole di un infiammato Leontini. Che ora però vede in Lombardo e in quel che resta del suo Mpa, tutt'altro che europeista essendo irriducibilmente autonomista, un credente nel Parlamento europeo in funzione siciliana. E sia.
Ma che cosa intendeva dire Leontini il 3 maggio di due anni fa quando parlava di disfatta della Sicilia da imputare a Lombardo in foggia di "disperato Sansone"? "C'è una Sicilia che non ci sta, alla disfatta - ribolliva Leontini - e vi sono dei siciliani che, non essendo quei farisei che moriranno nella caduta del tempio voluta da un disperato Sansone, sapranno invece allearsi per un indispensabile ricambio e un ritorno alla democrazia: quando è la volontà dell'elettore a innescare l'azione politica e di governo. Per una politica virtuosa, naturalmente, che sappia amministrare e rilanciare l'Isola". L'invettiva, che sottendeva una soluzione alternativa rispetto a Lombardo, da cacciare perché aveva tradito il Pdl aprendosi al Pd, era rivolta anche all'assessore all'Economia Armao, che - passato il tempo dello scontro - è stato anzichenò presente il 30 aprile a Caltanissetta alla presentazione della candidatura ufficiale di Leontini, insieme con una miriade di ex deputati, ex compagni di strada del baldo ispicese come Fabio Mancuso, intanto transitato addirittura nel Pd, ex socialisti come lui e novelli silurati vari, anche loro come lui. Un'armata di sbandati a capo della quale, ergendosi a leader, Leontini ha sfoderato sopiti orgogli e immarcescibili velleità, una pletora di ex governanti regionali e fiancheggiatori di Lombardo da lui additati al tempo del governo dell'arraffa arraffa come "i protagonisti del disastro della Sicilia, una regione che ha un primato negativo che può essere spazzato solo cacciando questo governo". Il governo è stato in realtà cacciato, Lombardo si è ritirato in campagna da dove pilota a distanza il figlio e qualche sodale residuale mentre Leontini, impegnato a restituire all'erario le enormi cifre sottratte e distratte in veste di assessore di Cuffaro e deputato (forse per questo ha chiesto l'anno scorso indebitamente l'anticipo di sette anni della pensione di deputato regionale, qualcosa intorno ai 6000 euro al mese), ha fatto un passo indietro per prendere adesso la rincorsa.
Rilette oggi, in una situazione rivoltata come un guanto, quelle parole pronunciate da Leontini riecheggiano come antiche e altrui, ma non sono che di un campione della prima repubblica riuscito a transitare nella seconda e a rimanerci sia pure in bilico. Fatto sta che è ancora in mezzo all'agorà a cercarsi un posto di primo piano e a recitare la parte imparata dal suocero con la faccia candida di chi spande e chiede misericordia: sconfessre il proprio passato, rinnegare quanto si è detto e concedersi a ogni patto scellerato. In queste manovre Leontini si è dimostrato il più bravo di tutti, a una spanna da Lombardo, con il quale finalmente ha ritrovato la strada per Emmaus, sia pure in guisa entrambi di capponi di Renzo. Una Emmaus che assomiglia però molto a Gerico.