mercoledì 21 maggio 2014

Il Corriere loda "l'Italia (di Renzi) che ce la fa"




Venti milioni di copie di un numero unico a pochi giorni dal voto europeo, distribuite in tutte le buche postali del Paese (Berlusconi docet), sono certamente un bello spot elettorale se soprattutto viene dal primo quotidiano italiano, il Corriere della sera.
Lo spot si chiama "L'Italia che ce la fa", un giornale che graficamente richiama il supplemento della domenica La Lettura e che nei contenuti riecheggia uno slogan di Renzi, cioè una delle più solenni ovvietà che si siano mai sentite: "Se ce la fa il governo ce la fa l'Italia" - come se le sorti dell'Italia potessero dipendere dalla chiesa o dai comuni, o come dire, meglio ancora, che il governo non ha alcuna colpa dello stato delle cose nazionali ma se riesce nell'impresa di sbrogliarle allora ogni merito è suo.
Ferruccio De Bortoli, il direttore cosiddetto della stampa capitale o del capitale, ha avvertito subito che il giornale non vuole essere "un aiuto a Renzi". E occorre crederli, quantunque excusatio non petita accusatio manifesta o, detta all'italiana, si è bagnato prima che piovesse. In realtà la sua "lettera agli italiani" non è un aiuto a Renzi, ma un vero e proprio sostegno, anche se non espresso né dichiarato. Il sostegno è nell'idea stessa di un giornale dedicato all'Italia che va, alle sue eccellenze e alle sue "promesse": nel presupposto stesso della dichiarazione combinata di Renzi per il quale se ce la fa il governo ce la fa l'Italia. Dimodoché se c'è oggi un'Italia che ce la sta facendo (pur se pagaiando, come mostra la foto di copertina) il merito è del governo che la sta mettendo nella condizioni di farcela. Né potrebbe qualcuno pensare il contrario, trattandosi di un messaggio autenticamente subliminale: l'Italia va avanti grazie al governo in carica.
Che poi questo spot arrivi a meno di una settimana dal voto è la prova che è stato concepito per dare appunto un aiuto a Renzi. Appare infatti naturale che se è vero (ma è vero?) che l'Italia ce la fa o ce la sta facendo, non è una certo una perfomance circoscritta a un tempo immediatamente precedente le elezioni dovendosi supporre che continuerà a farcela anche dopo il 25 maggio così come ha preso a farcela almeno almeno un anno fa. E invece, secondo il Corriere della sera, è necessario che gli italiani sappiano due cose: che ce la stanno facendo proprio ora e che proprio ora debbano essere informati di ciò. 
Buon senso e obiettività avrebbero piuttosto dovuto consigliere al Corriere di rinunciare in questo momento a una tale pensata, che pesca soprattutto nell'ovvietà e che fatica davvero a presentare un'Italia veramente in carreggiata. La cosa più bella di quello che non si capisce se è un inserto, un supplemento, un giornale o un allegato o un Corriere della sera in formato La Lettura a contenuto paraculturale, non è tanto l'editoriale di De Bortoli, che sembra una lunga giustificazione di quanto hanno combinato in Via Solferino, ma il catalogo in cento punti di Servegnini inteso ad elencare i motivi per cui non tanto - come ci si potrebbe aspettare - l'Italia ce la fa quanto perché bisogna amarla: come se non facendola non dovessimo amarla. Il punto clou è al numero 49, che recita: siamo felici di essere italiani perché abbiamo il Corriere della sera che segna il tempo di una vicenda che va avanti. 
Un po' enigmatico questo pensiero, à la Servegnini, da interpretare nel senso che la vicenda che va avanti è probabilmente quella dell'Italia di cui il Corriere segnerebbe dunque il tempo. Ma dire che una vicenda va avanti non è la stessa cosa che dire "l'Italia che ce la fa": è molto meno, perché dà l'idea di un arrancamento, sta per "una storia che va avanti", che si trascina insomma. 
Che comunque dobbiamo essere felici perché abbiamo il Corriere della sera potrebbe apparire per qualche lettore del Corriere una ragione di orgoglio se non fosse una battuta di spirito degna di entrare tra le grandi sparate di Renzi. Che in realtà se l'è già sparata quando ha detto che se il governo ce la fa, ce la fa anche l'Italia. Senonché mentre De Bortoli ci assicura e suda per dimostrarci in 28 pagine che l'Italia ce la fa, la punta di diamante del giornale, il montanelliano Beppe Servegnini, è più cauto e parla di una Italia che semplicemente va avanti. Curioso, direbbe De Bortoli: avremmo giurato, a sentire tutti e leggere gli altri giornali, che stiamo andando proprio indietro. E detto che non è vero che se non ce la fa il governo non ce la fa l'Italia quanto che questo governo potrebbe non farcela ma l'Italia sì: magari con un altro governo. E con un Corriere della sera che si limitasse a dare notizie anziché a farle.