giovedì 31 luglio 2014

Questo fisco dalle mani sporche


L'ignominioso costume che incentiva i funzionari e i dipendenti pubblici a procurare maggiori incassi per guadagnare di più, traducendosi in un atto di vessazione sui privati, costituisce la più vergognosa pratica che un governo, come quello di Renzi che parla di Stato buono, possa concepire e attuare.
Impiegati che alle Poste vendono Gratta&vinci, dipendenti di call center di gestori telefonici e di acqua e luce che tempestano utenti morosi di diffide simili a minacce oltre che di telefonate a tutte le ore, funzionari di agenzie di recupero e di Pay-tv che adombrano processi penali: nel Far West i tagliatori di teste erano più clementi e meno persecutori. La pressione, così forsennata e spinta fino alla violenza morale, che tutte queste figure esercitano sull'utente privato è tale solo da qualche anno e fa pensare a un tornaconto personale e non a uno zelo professionale o a un rinnovato attaccamento all'azienda: appunto, a un costume di incentivazioni che spinge i dipendenti pubblici e quanti fungono da creditori a praticare la massima durezza nel tentativo di indurre i debitori a pagare così da ottenere una provvigione sull'incasso.
Non è molto diverso questo scenario da quello nel quale operava il Santo Uffizio dove l'estorsione della confessione di un eretico era la mercede per il torturatore di guadagnare meriti spirituali in cielo e guadagni materiali in terra. La tortura morale di un debitore, costretto a riconoscere la colpa, come il povero cristo era messo nell'inevitabilità di ammettersi peccatore e indemoniato, è oggi un metodo oppressivo che se viene dall'Agenzia delle entrate, così com'è, diventa un mezzo di sottomissione di massa. Ed è proprio tra il personale dell'Agenzia delle entrare che invale con maggiore tenacia il fenomeno degli incentivi: proprio quanto Renzi professa un fisco giusto, corretto e buono.
Ora Cantone, presidente dell'Autorità anticorruzione, dice che è arrivato il momento di dire basta a questo sistema vessatorio che incide pesantemente sull'atteggiamento del cittadino verso lo Stato. E il nuovo direttore dell'Agenzia Rossella Orlandi sembra intenzionata a mettere mano sul metodo di incasso che ha garantito agli eroi della coazione a pagare un introito pari a qualcosa come 25 milioni a fronte dei 30 milioni previsti come stipendi. La vessazione ha fruttato ai controllori quasi quanto la competenza ordinaria.
Il problema però non è di mettere la parola fine a questo tormento incivile e barbaro, quanto di capire come sia stato possibile che fosse messo in piedi un tale apparato di soprusi, persecuzioni, ingiustizie e violenze che solo perché perpetrati nel silenzio della sfera individuale non sono diventati un bubbone e uno scandalo. Se lo sono adesso è a motivo della gigantesca proporzione che il caso ha assunto. 
Ma quanti suicidi sono da imputare a controllori che anziché ascoltare le ragioni dei contribuenti morosi hanno urlato loro la rovina, come ufficiali nazisti a caccia di decimazioni? Quanti imprenditori hanno preferito morire piuttosto che continuare a subire le angherie psicologiche di un fisco che è tutto il contrario di quello promosso dal governo e che mostra la faccia dello Stato che nessuno vorrebbe vedere in un Paese civile? Chi pagherà per le centinaia di italiani indotti a impiccarsi da chi ha poi ottenuto un pugno di euro? Prima di fermare la mano dei soldati di tutte le guerre, il Papa non dovrebbe sentire l'impulso di fermare quella dei pubblicani, non fosse altro perché i soldati, a differenza dei lavoratori, mettono in conto l'eventualità di morire?