sabato 16 agosto 2014

Non toccate le biciclette di Alfano


Nell'estate scorsa il ministro Alfano ebbe rubata la bicicletta e la ritrovò subito scovando il ladro. Dimostrando così di essere davvero degno sia della carica di guardasigilli che di ministro dell'Interno.
Avvenne agli inizi di luglio a San Leone, la spiaggia di Agrigento. In vacanza, l'allora vicepremier arrivò con la su bici superaccessoriata, valore tremila euro, che lasciò appoggiata a un muro dedicandosi quindi alla sua bella barca da diporto. Pensando di essere il vicecapo del governo e il ministroUn monello non lo riconobbe e seguì la scena. Capì che non era una bicicletta di cinquanta euro e aspettò che la barca prendesse il largo per montarci su e sparire.
La notizia del furto e dell'immediato ritrovamento fu resa nota qualche settimana dopo dal quotidiano "La Sicilia", che riferì i fatti secondo la versione fornita dalle autorità: per le quali, grazie alle telecamere della zona, fu possibile risalire in qualche ora al ragazzaccio e denunciarlo. La bicicletta fu riportata a casa del ministro, molto soddisfatto della tempestività delle forze dell'ordine. Quali forze dell'ordine? Tutte. Che dovevano mantenere la consegna del silenzio con la stampa, non trattandosi di un episodio promozionale né edificante, ma non ce l'hanno fatta. Con disappunto del Viminale.
Raccontano sul posto che Alfano allertò questura, carabinieri, vigili urbani e prefettura scatenando una colossale caccia all'uomo, anzi al ragazzino, che ebbe risultati entusiasmanti. Tutte le forze furono mobilitate per risalire al ladro di biciclette e il successo della vasta operazione fu completo. Naturalmente il vice premier si rallegrò ed ebbe parole di plauso.
Ma come si arrivò alla cattura del pericoloso ladro? Non certo grazie alle telecamere, semmai ci fossero state, perché la verifica delle riprese registrate avrebbe richiesto per più di un'ora. Molto più probabile invece l'ipotesi secondo cui fu sparsa la voce che quella bicicletta doveva tornare al proprietario, sicché alle serrate indagini e alle battute casa per casa collaborarono con le forze dell'ordine riunite confidenti, spie, scellerati, banditi e malacarne di tutta la zona. Di fronte a un tale dispositivo il ladruncolo non poteva davvero farla franca e quando si vide smascherato pensò davvero che avesse fatto uno sgarbo a un capomafia: la sola figura che poteva permettersi di lasciare una bicicletta incustodita sapendo bene che nessuno l'avrebbe nemmeno guardata nemmeno se il suo valore fosse stato il triplo.
Appreso che la bici era invece di un ministro, per giunta compaesano, pare si sia tranquillizzato quanto all'incolumità personale. Ma ha avuto motivo di riflettere non sulla forza dello Stato ma sulla piccineria di chi, essendo ministro, mobilita ogni persona che abbia una uniforme per riavere una bicicletta che, una volta non trovata, avrebbe dovuto piuttosto pensare di averla data in regalo a un ladruncolo reso felice. E riderci sopra. Quantomeno della sua supponenza.