sabato 13 settembre 2014

Inda, le carte allucinanti della Stancheris

L'assessore regionale al Turismo della Sicilia Michela Stancheris

Quando si chiamano a gestire materie istituzionali, come se chiunque potesse farlo, persone prive di ogni esperienza, i risultati sono quelli di cui ha dato prova Michela Stancheris, alpestre, siciliana di comodo, sciatrice provetta e basta più.
Certo, il governatore Crocetta non ne azzecca una in fatto di assessori. Cominciò con Battiato e Zichichi, preso dalla smania della rivoluzione, e dopo due mesi li mandò via entrambi. Il primo disse che le donne in politica sono esattamente delle troie, il secondo voleva portare a Palazzo d'Orleans null'altro che il suo gabinetto di astrofisica. Ora Crocetta se n'è reso però conto, tanto che, prima che sia il suo partito a fiduciarlo, ha pensato di mandarne qualche altro a casa, cominciando da Mariarita Sgarlata, indagata dai funzionari del suo precedente assessorato per abusivismo edilizio commesso, al colmo dei colmi, come assessore al Territorio e all'Ambiente. L'altra potrebbe essere, suo malgrado, una delle sue due pupille, la Stancheris e Nelli Scilabra, appena reduce dal papocchio del Piano giovani, che ha provato a imputare alla dirigente del Dipartimento non avendole nessuno detto, nemmeno Crocetta, che la responsabilità è sempre politica.

L'infortunio madornale della Stancheris si chiama Inda. I fatti. Volendo negare all'Istituto del dramma antico, per la prima volta, i fondi regionali in forza del fatto che la fondazione era sotto inchiesta giudiziaria, cosa fece? Andò a Catania a La Sicilia, si fece intervistare nello spazio di una paginata e dichiarò che le carte sull'Inda erano "allucinanti". Dopodiché se ne partì da Palermo con tutte le carte sotto il braccio e andò, dopo aver avvisato naturalmente fotografi e giornalisti, alla Procura della repubblica di Siracusa al cui capo consegnò quello che chiamò dossier e che doveva inchiodare alle loro responsabilità i dirigenti dell'Inda. E ciò fece in un momento in cui non c'erano dirigenti ma solo dipendenti e un commissario, essendo il Cda decaduto, e a ridosso del centenario delle rappresentazioni classiche e dell'inizio del ciclo. Poteva aspettare un mese, visto che era storia che si trascinava da anni, ma volle colpire duro e in piazza: senza però spiegare che c'entrassero mai i presunti illeciti allucinanti che aveva scoperto con i finanziamenti alla fondazione; e senza nemmeno chiedersi perché mai se lo Stato continuava ad assicurare i suoi contributi, la Regione doveva invece tirarsi indietro, come se il ministero non si rendesse conto della gravità della situazione in cui l'Inda era precipitato e di cui solo lei ne avesse piena consapevolezza.
La Procura di Siracusa acquisì gli atti e non fece che proseguire un'inchiesta che finora promette sorprese ma non ha sortito alcun risultato. Certo perché sotto pressione, il procuratore capo si sentì però in dovere di emettere addirittura un comunicato stampa, del tutto inusitato e irrituale in presenza di un'indagine che richiede l'assoluto riserbo, per fare sapere che l'inchiesta continuava.
Risultato: il Tar ha appena sospeso il decreto con cui la Regione nega i contributi all'Inda, perché gli sono - ovviamente - dovuti, e la Stancheris se n'è uscita dichiarando che intanto bisogna aspettare il giudizio di merito - insomma insiste - e che comunque Regione e Inda non sono rivali né ostili, ma devono collaborare per il bene della fondazione. Giusto. Ma perché questo non l'ha detto prima di andare a farsi intervistare a La Sicilia e di mettersi in macchina con il dossier sotto l'ascella? Perché ha messo così seriamente in difficoltà l'Inda nel pieno del ciclo degli spettacoli? Perché ha rilasciato dichiarazioni di fuoco su quelle che dovevano essere "carte allucinanti" che tali, finora, ha visto solo lei?
L'Inda è stato demonizzato per mesi, rimanendo nel mirino di tutte le accuse. E tutto perché la sciatrice ex segretaria personale di Crocetta, facendo come i sagrestani che finiscono per parlare latino sentendo il prete, ha voluto fare la sua piccola rivoluzione. Combinando un disastro di cui nessuno le sta chiedendo conto, come per la collega Scilabra, altro genio della politica regionale di nuovo conio crocettiano.