Fu il 29 aprile che il ministro Franceschini ebbe un sussulto, o forse un tremito, di cui si accorsero pochi dei cento tra giornalisti e invitati alla presentazione del 51° Ciclo di Rappresentazioni classiche di Siracusa. Nell’attimo in cui il presidente dell’Inda, Giancarlo Garozzo, nonché sindaco, seduto al suo fianco nel solenne salone tappezzato di libri del ministero, annunciò le tragedie in programma scandendo a viva voce “Medea”, “Le Supplìci” e “Ifigenia in Aulìde”, ebbene in quel momento il responsabile dei Beni culturali capì che l’Inda era caduta proprio in basso e sicuramente decise che al teatro greco non ci sarebbe andato né per la prima né per nessun’altra serata. Così è stato.
Ma giacché Garozzo era ed è un fedelissimo della primissima ora del suo capo Matteo Renzi, il ministro represse lo sbalordimento, deglutì come tanti altri al tavolo e non fece nemmeno caso all’altro annuncio che Garozzo fece circa i biglietti venduti: già ancor prima dell’inizio degli Spettacoli erano stati 124 mila, record assoluto, quando in realtà non avrebbero alla fine superato che di poco i centomila.
Giancarlo Garozzo, diplomato ragioniere a tarda età al collegio Santa Maria, scuola nota a Siracusa per la comprensione verso chi vuole un pezzo di carta, non ha mai manifestato grande trasporto per la cultura. Non a caso Siracusa ha perso, appena arrivato lui, la corsa per il titolo di capitale europea della cultura e la fondazione Inda si è infilata in un tunnel dal quale non è più uscita. Non ha ancora capito bene di cosa si tratti. Più o meno considera il glorioso e miserabile Istituto nazionale del dramma antico simile a una squadra di pallone, tant’è che chiude ogni suo discorso gridando “Viva l’Inda”. Il 15 giugno, sulla sua pagina facebook, scrisse esattamente così: “A metà luglio la Medea sarà rappresentata in una location d’eccezione, il Colosseo di Roma” e fece scialare mezza Siracusa per l’articolo davanti alla tragedia, la location come per un film e la precisazione che il Colosseo è a Roma.
Cosicché Siracusa, la più bella città d’arte italiana da Roma in giù si ritrova un sindaco a cui interessa sì la città ma non l’arte: tanto che i forestieri pagano per la sosta auto in abbonamento 30 euro la settimana mentre i residenti la stessa cifra la versano in un mese. Non solo: gli abitanti di Ortigia sostano gratuitamente quando in tutti i centri storici d’Italia i residenti sono tassati più degli altri e i ticket sulle strisce blu si pagano anche cambiando parcheggio pur rimanendo dentro l’ora di scadenza. Senza contare che nel centro storico chi posteggia sulle strisce bianche, cioè l’ignaro turista, trova la multa. Tutto questo per favorire gli elettori a scapito di quanti votano fuori collegio. Politica tuttavia premiale se nel 2014 la tassa di soggiorno (per la quale da consigliere comunale aveva votato contro) ha fruttato al Comune un milione e centomila euro. Politica populista, più esattamente. Per gli Spettacoli classici, decidendo da solo, Garozzo ha istituito le Giornate siracusane perché i concittadini con quindici euro potessero sedere nella cavea. E ringraziare.
Giacché i voti si contano uno ad uno, Garozzo è già da un pezzo in campagna elettorale: ma non per un secondo mandato da sindaco quanto per una prima carica da parlamentare. Ormai non ne fa mistero. Lavora per Montecitorio e considera il Vermexio una stazione di posta. Per non rischiare di non essere eletto, cosa molto probabile visti i risultati parziali, si è ben premunito e sventola la promessa di Renzi di correre come capolista. Ma Renzi, al quale Garozzo prestò giuramento già da sindaco di Firenze, scommettendo su di lui e piazzando il colpo della sua vita, si sa che è soggetto a improvvisi mutamenti d’umore. E come oggi ha fatto fuori l’altrettanto fedelissimo Marino potrebbe domani cestinare Garozzo se continua a comportarsi come sta facendo e fargli giungere cattive notizie sul proprio conto.
L’ultima contrarietà che certo non lo aiuta arriva dall’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone che il 9 settembre ha contestato al Comune la totale mancanza di trasparenza degli atti, quanto soprattutto a contributi e sovvenzioni, perché non pubblicati sul sito web istituzionale. E’ un obbligo di legge che Garozzo boccerebbe ben volentieri. La trasparenza gli va proprio di traverso, tanto che ha annullato le riprese televisive del Consiglio comunale e tiene i siti del Comune e dell’Inda pubblicando gli atti che non fanno parlare nessuno.
L’Anac gli ha concesso trenta giorni per rimediare e già il sito del Comune sta provvedendo, per il 2015, a rendere pubbliche le delibere, ma sarà difficile che finiranno sulla rete i nomi e le cifre delle decine e decine di consulenti che il sindaco ha personalmente beneficiato nel 2014. Il totale delle somme di un solo anno sarebbe stato di oltre 600 mila euro, un’enormità finita nelle tasche di amici, amici degli amici, sostenitori, pifferai e cerimonieri. Sotto questo punto di vista Garozzo sa essere generoso. Dopotutto gli bastano e avanzano i lauti incassi della tassa di soggiorno, che nel 2015 promette di rendere ancora di più. Così ha potuto dispensare 15 mila euro per l’ufficio stampa di una delirante manifestazione pseudo culturale chiamata “Re-building the future” che nessuno si è filata né ha capito cosa fosse, e 25 mila per un fantomatico piano di comunicazione. Il rischio che corre è di dover rispondere di tutte le somme elargite se non fornisce a Cantone le controdeduzioni richieste sui numeri che ha allegramente gestito. Numero che sono un mistero, come quelli del Comune, dal momento che il bilancio consuntivo 2014 è appena arrivato in Consiglio mentre quello di previsione 2015 è ancora nella mente del sindaco. Mistero che non è piaciuto per niente al presidente dei revisori dei conti Lojacono, consulente della Procura: dopo due mesi si è dimesso a giugno senza offrire nemmeno una motivazione. Qualcosa lo ha evidentemente indotto a prendere le distanze.
Anche il capo dell’Ufficio energia Giovanni Cafeo si è dimesso senza dire perché. Faceva parte della pletora di consulenti esterni cui il sindaco ha inteso fare ricorso rinunciando a trovare nell’organico comunale le figure necessarie. Qualcuno ha ipotizzato che le dimissioni di Cafeo, uomo vicino a Luigi Foti, siano state la spia della rottura tra il “grande vecchio” e il “piccolo giovane”, il segnale che era stata strappata quella foto che immortalava in un brindisi Foti e Garozzo stretti in un patto dove il primo dà gli ordini e l’altro esegue. Ma in realtà i due sono tutt’altro che distanti e fanno come gli amanti che si sparlano in pubblico per potersi vedere più facilmente in privato: una filosofia molto siracusana che ricorda le finte guerre Gianni-Bufardeci, Foti-Nicita, Marziano-Bufardeci.
Del resto la presenza in Giunta di Alfredo Foti, nipote del patriarca ex democristiano e neo-democratico, titolare di deleghe pesanti come Lavori pubblici e Urbanistica, indica che il patto regge ed è ben corroborato. Nessuno scandalo, visto che Garozzo, candidato del centrosinistra, nel 2013 ha vinto il ballottaggio grazie a Forza Italia, i cui consiglieri in due anni non gli hanno mai votato contro. Il talento di Garozzo è di aver fatto una campagna di cooptazione degna di un apostolato di fede e del padrone del suo destino che è Renzi. Antonio Sullo, presidente del Consiglio, era con Visentin, Forza Italia, ed oggi è con lui.
L’assessore Pietro Coppa è stato eletto con Forza Italia. Gianluca Scrofani, anche lui assessore, era portaborse di Bufardeci, nel 2013 è stato eletto con il primo oppositore di Garozzo, cioè Ezechia Paolo Reale, e poi ha saltato lo steccato. Il vicepresidente del Consiglio Giuseppe Impallomeni, eletto con Bandiera, rivale di Garozzo alla corsa per sindaco, è passato con Garozzo già nel ballottaggio. All’opposizione sono rimasti cinque consiglieri che molte volte si riducono a tre. Il resto è entrato nell’orbita di Garozzo, che, con un assetto trasversale di transfughi teleguidati, fa praticamente il tiranno di Siracusa. Così si può permettere di dire no al progetto speculativo alla Pillirina e dire ni all’analogo resort che aspetta il Tar per cementificare un’altra parte della vincolatissima Maddalena.
Può anche permettersi di tenere ferme le linee guida del nuovo Prg le cui prescrizioni sono scadute nel 2012 e governare su una città dove la stampa è nei suoi confronti molto indulgente e che lui favorisce o punisce, con la pubblicità del Comune e dell’Inda, secondo il trattamento che riceve. Chi si è votato a lui mostrando attaccamento e abnegazione può anche avere una pingue consulenza. Una radio, per esempio, è stata dotata di 20 mila euro l’anno perché parli bene dell’Inda in tutta la Sicilia, sebbene si riceva solo attorno a Siracusa. Ma chi esercita appena appena un po’ di giornalismo viene sonoramente punito. Per aver dato rilievo alle inchieste giudiziarie aperte sull’Inda, il quotidiano La Sicilia è stato duramente penalizzato con una forte decurtazione del budget in un primo momento disposto.
“Chi mi ama mi segua e io gli aprirò le porte del Comune e dell’Inda” è il verbo di un sindaco che uno sciagurato statuto voluto particolarmente dalla destra ha voluto mettere a capo dell’Inda. Così Garozzo ha preteso di avocare a sé ogni decisione circa le testate locali cui assegnare fondi per inserzioni o spot pubblicitari. Per quelle regionali e nazionali ha invece lasciato fare ai suoi uffici, cioè alla fedelissima responsabile dell’organizzazione generale Vanessa Mascitelli, accusata di truffa, falso, associazione per delinquere ma dal sindaco difesa anche a costo di spaccare il Consiglio di amministrazione, che è ciò che ha fatto alla faccia dei due ministri interessati all’Inda e perciò anche di Renzi. Giorno 30 in Consiglio di amministrazione probabilmente sarà sollevata proprio la questione delle sue iniziative personali prese a seguito dello scontro sorto con il consigliere delegato Walter Pagliaro su un conflitto di interessi che Paolo Magelli ha sconfessato con una lettera a La Sicilia nella quale gli ha dato apertamente del bugiardo.
Dal canto suo Pagliaro gli ha scritto una lettera ricordandogli che in sostanza egli rappresenta il governo essendo stato nominato consigliere delegato da Franceschini e accusandolo di aver puntualmente scavalcato il Cda nell’assegnare incarichi onerosi come quello, deciso personalmente ad appena a quattro mesi dall’inizio della stagione, dell’affidamento a una società siracusana del sito web della fondazione, così mal fatto che egli stesso ne ha adesso annunciato il rifacimento; e come l’incarico di addetto stampa conferito a un pubblicista del tutto digiuno di teatro classico. Se la lettera di Pagliaro finisse sul tavolo di Renzi, Garozzo vedrebbe le agognate porte di Montecitorio cominciare a socchiudersi. Intanto dovrà presentarsi al Cda non più nelle vesti di accusatore come pensava di fare ma di accusato, nonostante l’appoggio che gli assicurano il sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi e il consigliere da lui nominato Paolo Giansiracusa.
Ma il più spinoso argomento che non vorrebbe proprio che giungesse alle orecchie di Renzi riguarda forse l’inchiesta sulla Siam, il consorzio di tre aziende private che gestisce l’erogazione idrica. Una di queste aziende è la Onda Energia che fa capo a Luigi Martinez, cognato di Fabio Granata. La Finanza ha interrogato tutti i quaranta consiglieri comunali sulla base dell’esposto di Enzo Vinciullo che ha avanzato sospetti sulla regolarità dell’avviso di gara. Fu il Consiglio, con delibera del 4 settembre dell’anno scorso, ad autorizzare la Giunta ad espletare la gara per l’affidamento del servizio ai privati, gara vinta dai concorrenti che godevano del miglior pronostico, ed è stato lo stesso Consiglio il 30 settembre scorso a votare, con soli dieci voti in un’aula con un numero legale risicato, un ordine del giorno perché la gestione dell’acqua torni pubblica. Intanto Garozzo ha ricevuto un avviso di garanzia, cosa che certamente non accelererà la sua lunga corsa verso Montecitorio. La Finanza vuol sapere tra l’altro che significato ha la presenza in giunta di Rosalba Scorpo, residente a Solarino, il Comune firmatario con Siracusa del contratto di fornitura con la Siam.