venerdì 25 marzo 2016

"Archimede sconosciuto". Forse il sindaco non lo conosce



L’ultima di Giancarlo Garozzo, sindaco di Siracusa? “Tutti conoscono Archimede ma pochi sanno che è di Siracusa”. Lo avrebbe stabilito, a suo dire, un sondaggio.
Che speriamo, a questo punto, non sia costato granché alle casse del Comune, visto lo sproposito cui è arrivato, perché è evidente un assunto: chi non sa che Archimede è siracusano non conosce per niente Archimede, dal momento che del genio matematico si celebrano soprattutto le scoperte, come le catapulte, che egli usò proprio ed esclusivamente a Siracusa contro i Romani. 
Nel suo discorso di inaugurazione della statua, l’ineffabile sindaco non ha provato rossore alcuno ad annunciare un evento atteso da ben dieci anni e, nello stesso tempo, a ignorare uno dei torti maggiori fatti ad Archimede: la chiusura senza apparenti né pubbliche ragioni, dell’Arkimedeion, dove l’illustre siracusano si prestava a una conoscenza che nulla può avere mai a che fare con una semplice statua sulla quale peraltro c’è molto da ridire. Nemmeno un cenno, una promessa o un auspicio, è venuto da Garozzo sulla riapertura del museo archimedeo, che nei suoi tre anni di attività ha suscitato grande interesse se è vero che ancora oggi, due anni dopo la chiusura, i turisti continuano a cercarlo. Invece di pensare a riaprire l’Arkimedeion, Garozzo ha provveduto ad accelerare i tempi per l’installazione di un monumento che suscita più di un interrogativo: perché è stato posto in un’area dove a distanza si scorge appena e induce a chiedersi chi sia? Perché è di colore bruno ramato da farlo apparire non solo un tutt’uno con la tunica ma anche di carnagione scura? Perché, visto che per Garozzo pochi sanno che Archimede è siracusano, non si è pensato a un Code reader o quantomeno a una tabella esplicativa?
Sarebbe davvero necessario precisare che la statua è quella di Archimede, anche se, arrivati ai suoi piedi, si capisce che è lui soprattutto per i segni geometrici che pavesano gli elementi della base nella quale è stato trasposto lo stomakion, il giochino di Archimede: sempreché si tratti di visitatori con qualche ragguaglio scientifico. E si capisce che è Archimede anche grazie allo specchio ustorio rivolto verso il mare e tenuto sul palmo della mano destra. Gli autori della statua hanno voluto che Archimede fosse dunque più facilmente riconoscibile proprio grazie all’invenzione che lo ha reso più celebre, dimenticando però che proprio gli specchi ustori sono gli unici strumenti che probabilmente Archimede non inventò né impiegò mai. Ma anche quando l’avesse fatto, Archimede non può non essersene servito che nell’assedio romano e non prima, dal momento che il regno di Ierone è stato il più pacifico della storia di Siracusa, senza mai nemmeno una scaramuccia. Ora, l’Archimede che vediamo raffigurato è nel pieno del suo vigore fisico e non dimostra più di quarant’anni. Se la caduta di Siracusa si ha nel 212, come è immaginabile che Archimede sia così giovane e aitante quando dovrebbe avere almeno 75 anni? Più che uno scienziato, sembra un bronzo di Riace, tutto il contrario di come dev’essere, giacché Archimede, a cominciare da Raffaello, è stato visto sempre nell’aspetto di un vecchio canuto e dimesso o comunque non con muscoli addominali in esibizione, la tartaruga sul petto e una statura da gigante. Dello scienziato si è voluto fare un eroe o un semidio, un guerriero più che uno studioso, privilegiando un canone di bellezza che proprio nel caso di Archimede andava visto di tipo tutto interiore. Nemmeno Archimede, rivivendo nella sua Siracusa, si riconoscerebbe e si piacerebbe. Un vecchio che seduto a terra guardasse delle carte con un compasso in mano avrebbe sortito nel visitatore un’emozione ben diversa dalla vista di un gagliardo bellimbusto che a tutto fa pensare tranne che alla scienza e che nulla restituisce del vero Archimede. Il problema è quello degli ultimi tre anni: un’insipienza, una incapacità di fare cultura e un populismo che intendono fare di Siracusa un barnum di mirabilia perlopiù volgari e indegni di una città bellissima.