sabato 3 aprile 2021

Morto Camilleri, Montalbano fa di testa sua

Articolo uscito su Libero il 28 marzo 2021

Nell’estate in cui Camilleri moriva, nel Ragusano si girava Il metodo Catalanotti, regia di Luca Zingaretti, e si tradiva l’autore per il ribaltamento di una vicenda, quella tra Montalbano e Livia, che ha indignato l’Italia televisiva per il modo come il commissario la lascia: al telefono, senza aprire bocca se non per dire sì, e cioè di essere in linea. Da mascalzone. A “Che tempo che fa” l’interprete dell’eterna fidanzata Sonia Bergamasco ha proposto di pensare a una specie di sogno fatto da Camilleri, giacché della nuova fiamma non c’è traccia nel romanzo successivo, Il cuoco dell’Alcyon, sicché Fabio Fazio ha potuto gridare allo spoiler supponendo il seguito, fermato però dalla precisazione dell’attrice che “è tutto pubblicato”. Infatti. Ma non è stato perché la differenza tra il ciclo letterario e la serie televisiva - come diceva Camilleri – è in rapporto di migliaia di lettori e milioni di telespettatori se la reazione di questi è stata così vistosa, il motivo essendo la diversità della storia raccontata da Zingaretti, che ha voluto una Livia abbandonata mentre gira le spalle al pubblico come uscendo di scena.
Nella versione di Camilleri è piuttosto Livia a piantare infuriata Montalbano dicendogli al culmine di una sfuriata: “Perdonami, forse non è giusto dirtelo per telefono ma sono esausta. Per me la nostra storia è alla fine”: senza peraltro sapere niente di Antonia, la nuova dirigente della Scientifica della quale il commissario si innamora. Nel romanzo, al contrario, Montalbano sta tutt’altro che zitto perché più volte ripete di non potere parlare mentre Livia rivendica le proprie ragioni, reclama la libertà e dichiara che vuole pensare a se stessa. Nulla c’è peraltro nello sceneggiato della sentita riflessione che Montalbano fa giorni prima della telefonata quando si interroga sul legame con Livia e si propone di andare appena può a Boccadasse, non bastando parlare al telefono circa un legame invero precario già da La luna di carta che è del 2005 quando solo un anno prima, nel 2004, in La pazienza del ragno, quel legame aveva portato Montalbano, preda di un attacco di panico, a trovare aiuto proprio nelle braccia di Livia che gli dice “Non lo senti che sono qui?”.
A ben vedere non è comunque la prima volta che Montalbano tradisce Livia. Senza contare il rapporto con la svedese Ingrid, sempre tenuto ambiguo, benché abbiano dormito più di una notte insieme, è stato con la ventenne Adriana in La vampa d’agosto, poi con la quarantenne Rachele in La pista di sabbia (dove Livia ha comunque tradito Salvo andando con il cugino in barca) e ancora con Angelica Cosulich in Il sorriso di Angelica. E molto più che di Antonia, ma riuscendo a fermarsi a un passo dall’alcova, è stato davvero innamorato di Laura della quale in L’età del dubbio si sono infatuati pure i lettori.
La Antonia del Metodo Catalanotti non è allora che la Laura dell’Età del dubbio sommata alle altre con cui Montalbano è stato in intimità: e come Salvo era allora tornato al suo difficile rapporto con Livia, è da supporre che avrebbe anche ora ripreso il tran tran con la donna della sua vita. La supposizione non viene, come suggeriva Sonia Bergamasco, dal ritorno di Livia in Il cuoco dell’Alcyon, dove Antonia scompare, ma dal fatto che questo romanzo (che precede l’avulso Riccardino) risale a una decina di anni prima del 2019 per stessa ammissione di Camilleri e per la presenza di figure come gli agenti Gallo e Galluccio, il dottore Lattes, lo stesso questore Bonetti-Alderighi, Ingrid, i giornalisti Zito e Ragonese, che sono tutti usciti di scena negli ultimi episodi.
Ne è passato di tempo, ma mentre Camilleri ha sempre tenuto insieme Salvo e Livia, pur spingendoli a lasciarsi, ma poi riavvicinandoli, non sentendosela mai di dare loro un taglio definitivo e un dolore ai lettori, Zingaretti proprio questo ha fatto, benché in programma fossero altri due episodi da girare, con Livia nel suo ruolo, La rete di protezione e addirittura un “Salvo amato”, “Livia mia…” tratto da un racconto che avrebbe riportato in superficie un amore da lui invece cinicamente affondato.