martedì 13 giugno 2023

Berlusconi, l'ultimo sorriso in una maschera



L’ultima foto di Berlusconi in vita è quella che si è lasciato fare nel bar sul laghetto dei cigni di Milano 2 dove è voluto andare per un ghiacciolo insieme con la compagna Marta Fascina prima di ricoverarsi al San Raffaele.
L’ultimo gesto è stato inteso a rievocare il primo atto della sua vita al fulmicotone, come a chiudere il cerchio: rivedere la cittadella satellite che aveva creato e dove aveva gettato le basi del suo successo come imprenditore ha avuto il senso di un compimento, tanto da raccomandare, lasciando il bistrot, di ripulire la statua che lo immortala, segno che presagiva di non rivederla più. Nella foto sorride sia alla morte che alla vita con un ghigno che lo rende irriconoscibile e rivela la realtà della sua malattia e la lucidità della sua coscienza.
Vecchio, stanco, con una mano rilasciata sulla gamba e l’altra cadente attorno alla vita di un ragazzino che a sua volta gli posa un braccio sulla spalla, guarda l’obiettivo con espressione spiritata, sull’orlo di una crisi di pianto e sul punto di una risata traboccante come dopo una barzelletta. Colpisce la sua disponibilità, quasi ricercata, di posare per uno scatto ricordo, lo sguardo puntato con intenzione al fotografo, gli occhi vitrei in una faccia che è una maschera sdentata. Reclina la testa sulla spalla del ragazzino, figlio del proprietario del locale, e mostra il busto ceduto su se stesso. E sembra dire: ho dato, sono arrivato.
L’uomo che pretendeva di apparire in pubblico sempre al meglio, tanto da non esitare a farsi un trapianto tricologico, si è consegnato all’ultimo fotografo nella peggiore forma, incurante di apparire dimesso e così ordinario nel gesto di concedersi a uno scatto. Poteva dire sì assumendo un atteggiamento composto e invece sorride o prova a farlo: prova di un ottimismo innato, di una positività comunicativa e contagiosa, di una speranza forse in quanto lo aspettava. Se sapeva, come è verosimile supporre, che quella sarebbe stata l’ultima foto del suo sterminato album, non è da escludere che l’abbia voluta proprio come è venuta: fotografato con un bel ragazzino che mostra la mano nel segno della vittoria e che lo abbraccia per condividerla: l’ultima vittoria, quella della memoria storica, che gli sopravvivrà.
E quel sorriso, faticoso, sofferto, tirato, cadaverico, da uomo di Victor Hugo, è allora un saluto di addio nonché un messaggio di fiducia. Guarda l’obiettivo come fosse una telecamera davanti alla quale tenere un ennesimo discorso, stavolta però muto, fissato in una istantanea che non si finisce di osservare e scrutare, cercando di trovare i tratti del Berlusconi della vitalità, del superomismo, della frenesia mentre non risaltano che i segni della morte, i prodromi della fine imminente. Quel sorriso che è una smorfia è l’eredità spirituale che lascia a quanti lo hanno amato e quella mano che stringe il ragazzino il lascito della certezza che comunque ci sarà un domani sul quale contare.
Berlusconi non ha indicato successori alla sua leadership in Forza Italia, ma in un adolescente senza nome e senza volto riconoscibile, ipostasi della nuova Italia, ha inteso mostrare la sua idea della vita e la sua dottrina politica. La sua ultima foto ci dice che ha voluto lasciare il mondo da uomo comune che, senza cravatta e la camicia sbottonata, abbraccia un ragazzino e sorride al mondo stesso.