Oggi il mondo celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, intendendo principalmente la violenza fisica, una particolarità che è germinata fino generare il termine "femminicidio". Ma la vera particolarità è la giornata stessa di celebrazione.
E' nata in tempi piuttosto recenti quando la violenza sulle donne ha perso sia in quantità che in qualità e in corrispondenza del completamento del processo di emancipazione femminile, costituendo quindi una vittoria di esso. In tutte le epoche la donna è stata oggetto istituzionale di violenza, prima che fisica soprattutto morale. Persino San Paolo nelle sue Lettere le raccomandava di essere ubbidiente e sottomessa all'uomo senza condizione alcuna o diritto di opporsi o protestare, soggetta anche ad essere bastonata. Negli ultimi decenni in Occidente la sua condizione ha fatto passi da gigante e oggi appare del tutto equiparata a quella dell'uomo sia nel lavoro che a casa come nella società. Mantenere una minorità femminile reitera un pregiudizio che il progresso ha risolto comprendendo la violenza sulle donne nella più vasta categoria delle violenze che sulla persona, indipendentemente dal genere e dall'età, possono essere commesse. A meno che non si voglia creare una dispari opportunità riconoscendo tutela e solidarietà alle donne e negandola agli uomini vittime delle donne solo perché di numero grandemente inferiore. Perché ce ne sono eccome, com'è facile immaginare, solo che non si è trovato il termine equipollente di femminicidio, sembrando inappropriato maschicidio. Eppure già il mito non ricorda uomini carnefici di donne e padroni del loro destino alla pari di una mantide come Circe, la trasformatrice.
Cresce piuttosto la schiera degli uomini che, sul posto di lavoro, sono oggetto di vessazioni da parte di superiori donne fino a casi di autentico mobbing. Crescono gli uomini vittime di stalking rosa, quelli succubi delle mogli e molte volte delle figlie. Aumentano i giovani di sesso maschile preda di vere e proprie persecuzioni sessuali da parte di coetanee e di figure nuove come le milf. Crescono anche i giri di prostituzione maschile dedicati, con modalità meno scoperte, alle donne.
Ma continuiamo a ricordare le violenze sulle donne da parte degli uomini parlando di abusi che ci restituiscono corpi mutilati, volti sfigurati, immagini di pestaggi, conteggi di donne uccise. Tutto vero ed esecrabile: per via della maggiore forza fisica del maschio rispetto alla donna. Ma sono di gran lunga superiori i casi di violenza di uomini su altri uomini come di donne contro altre donne e di uomini e donne sugli animali e ancor di più sui bambini. La violenza non ha genere né specie. Non deve averne: nemmeno quella contro le donne, perché tutti i reati di violenza sono sempre, come vuole il Codice penale, sulla persona. Distinguere significa discriminare e si finisce per immaginare colpe diverse e punizioni diverse: come se picchiare un vecchio sia meno grave che picchiare una donna. Eppure non celebriamo la Giornata internazionale contro la violenza sui vecchi, come non celebriamo quella contro la violenza sugli immigrati, i malati, i disabili, sebbene sia di gran lunga la più diffusa e atroce, ancorché non sia fisica e non faccia altrettanto notizia.