sabato 22 novembre 2014

Renzi, il trattino e la virgola


Sapendo Renzi molto più parlare che scrivere, e facendo più quello che questo, quando scrive - come fa oggi in un articolo su Repubblica - sembra di sentirlo parlare. Un articolo che appare come una lancia vorticata per spezzare l'assedio più che un intervento voluto per ragionare sullo stato delle cose.
Non smette - non potrebbe - di pronunciarsi sempre in funzione di un programma, di qualcosa da fare. Ma questo lo sappiamo. Renzi è così. Il suo partito della nazione è inteso come un programmatore pur essendo di tipo pragmatico, ciò che nella sua accezione greca indica non quanto sarà fatto ma quanto è stato fatto. Su questa contraddizione nei termini e di base si attesta un premier proiettato, anzi sbilanciato, sempre in avanti e perciò in costante corsa o fuga che sia.
Nella sua lettera, così giustamente chiamata dal giornale, Renzi si difende dall'attacco di gufi e sindacati, chiama l'ironia, alla quale indulge fin troppo con battute che si servono a dismisura del calembour, a criterio di comprensione delle cose "da mettere in prospettiva", visione piuttosto difficile da immaginare, esalta il Pd divenuto in Europa socialista nel momento stesso in cui ricorda i comunisti storici e afferma un principio del tutto condivisibile: con il nemico si stabiliscono le regole del gioco e poi ci si fa la guerra. Il riferimento è al patto con Berlusconi, col quale a suo dire ha steso una specie di convenzione di Ginevra sui criteri con i quali scontrarsi nella battaglia. L'errore è però nel ridurre il nemico da sfidare al solo Berlusconi mentre, perché nato da una costola proprio di Berlusconi se non dalla sua testa, in teoria nemico è anche il suo principale alleato di governo senza il quale sarebbe a casa, cioè Alfano.
Renzi dice che grazie a lui la sinistra ha ripudiato il trattino, cioè l'epoca in cui non era possibile parlare di sinistra senza un prefisso che finisse per farne prendere le distanze, un trattino che unisse per esempio  la sinistra al centro a formare quel centrosinistra che evidentemente Renzi vede come un bubbone del passato e finalmente estirpato. Senonché è proprio con un altro Centro, il Nuovo Centrodestra, che ha messo su il suo primo governo, tanto più Centro perché nuovo e tanto più nemico perché esso stesso si richiama alla destra dalla quale proviene e alla quale appartiene.
Il principio di contraddizione al quale Renzi ispira la sua iniziativa politica, che diventa effetto di persuasione per la forza che mette nel tentare di rendere dritti suoi ghirigori, si vale dell'effetto confusione che sa ingenerare in chi gli presta ascolto. E' una sua tattica sperimentatissima di cui si ha prova - piccola invero, ma indicativa - proprio in questo articolo nella parte in cui scrive a proposito proprio dle trattino: "Come lei sa, non da ora, sono tra quelli che hanno favorito e accelerato la fine dell'era del trattino". L'incidentale "non da ora" si riferisce al direttore al quale si rivolge o a se stesso? E' il direttore a sapere "non da ora" di quanto ha fatto Renzi o è Renzi stesso che non da ora è tra quelli che hanno liquidato il trattino? 
Sembra una questioncella, come direbbe il premier, se non fosse chissà se non una chiamata in solido, dal momento che, valendo la prima accezione e togliendo quindi la prima virgola, il direttore del giornale appare come chi da ben lungo tempo ha seguito l'excursus personale di Renzi, mentre nel secondo caso il direttore può sapere a prescindere dal fatto se abbia fatto da suo biografo e scriba.
Renzi dice che lui e il Pd non hanno bisogno di sottoporsi all'esame del sangue, ma forse un controllino, anzi un controlcello, non saerebbe sbagliato: quantomeno per capire che usa fa sia del trattino che della virgola.