Nel 1968 Leonardo Sciascia pubblicava su Playmen di luglio “Apocrifi sul caso Crowley”, testo che cinque anni dopo sarebbe apparso in Il mare colore del vino. Nata un anno prima sulla scia di Playboy, Playmen era una rivista per soli uomini che sapeva sapientemente coniugare eros e logos giustificando con malizia la presenza di intellettuali come Calvino, Carmelo Bene e tanti altri accanto a donnine svestite e a ridosso dei primi singulti della liberazione sessuale.
Che a quella stagione di strane vellicazioni cerebrali e corporali abbia partecipato anche il compitissimo e timidissimo Sciascia può sorprendere ancora di più se, tra i siciliani, a fargli compagnia figurava un Ercole Patti che tale tipo di trasgressione intellettuale, allora tanto di moda, amava assecondare con talento. Sennonché Sciascia aveva trovato che la rivista di Oreste del Buono fosse congeniale per rendere Aleister Crowley, mago satanista vissuto smodatamente a Cefalù dal 1920 al 1924, il coéquipier di Mussolini e mettere così entrambi in grottesco, secondo un modello epistolare che Andrea Camilleri porterà alla maggiore sofisticazione e farsificazione.
Può lasciare invece attoniti sorprendere l’altrettanto riservato e moraleggiante Vincenzo Consolo nella collana di libri che in quegli anni riempiva i cassetti chiusi di mariti e giovanotti in eccesso di testosterone: con uno pseudonimo, naturalmente, e all’insaputa di tutti tranne che dell’allora compagna Caterina Pilenga. Un romanzo da ripudiare, salvo quarant’anni dopo scherzarci sopra e riconoscerlo sotto la specie del peccatuccio di contraggenio. Del resto erano gli anni movimentisti e ideologizzati in cui Vincenzo e Caterina frequentavano a Milano il bar-libreria La Chimera, ritrovo di altri anticonformisti come Alda Merini, Aldo Busi, Pier Vittorio Tondelli, per cui poteva apparire nella logica del tempo che un autore contestatario come Consolo, reduce dal remoto “La ferita dell’aprile” e in silenzio da anni, cedesse alla tentazione dell’hard-novel e imitasse il confrére Sciascia. L’offerta gli venne dalla casa editrice milanese Kristall (che si scambiava il marchio con la Kermesse), impegnata a pubblicare un romanzo alla settimana, poi ogni quattordici giorni, nella collana intitolata “I libri della notte”, fatta di puntuali donne discinte in copertina, titoli inequivocabili e grafica presa in prestito dai gialli Mondadori.
Non se ne sarebbe mai saputo niente se lo stesso Consolo non avesse infine fatto outing con un amico scrittore, Ambrogio Borsani, sia pure precisando di non ricordare né il titolo del libro né lo pseudonimo escogitato né l’anno di pubblicazione: facendo in questo modo una confessione a metà. Nemmeno la moglie Caterina ricorda oggi il titolo. Dice di aver navigato, come Borsani, a lungo su Internet e di avere avvicinato anche bancarellai anziani ma senza fortuna. La stessa casa editrice è scomparsa né le biblioteche milanesi conservano questo genere di narrativa. La sola cosa che tuttavia Consolo disse di ricordare a Borsani era il contenuto: che riguardava guarda caso proprio Aleister Crowley, il misirizzi oggetto nel ’68 dello sberleffo di Sciascia.
Il libro è divenuto introvabile, ma forse - a volere congetturare con larga incontinenza di immaginazione - potrebbe essere quello uscito il primo novembre 1973 con il titolo “Violenza sotto il sole”, cinque anni dopo lo Sciascia di Playmen, che dunque può aver indotto Consolo a seguirlo sulla stessa strada dell’erotico d’arte. Perché proprio questo libro? Perché è firmato Leonard Crow, pseudonimo che starebbe a metà tra l’ispiratore Leonardo Sciascia e il protagonista Aleister Crowley. Sennonché il libro non contiene alcun riferimento a Crowley, per cui è da scartare.
Eppure la protagonista si chiama Shasha (secondo la pronuncia di Sciascia nell’Agrigentino), non c’è indicazione del traduttore, quindi l’autore è italiano, e lo stile è parecchio vicino a quello elegante, sorvegliato sebbene ipotattico di certo Consolo. Se, a volere proprio scommettere, il libro perduto fosse proprio questo, il racconto pubblicato su Tempo Illustrato del 2 ottobre 1971, intitolato “C’era Mussolini e il diavolo si fermò a Cefalù”, raccolto nel 2012 in La mia isola è Las Vegas, precederebbe di due anni, in modalità storico-documentaristica, dunque integrando lo Sciascia autore di apocrifi, il romanzo erotico.
Di certo c’è che Crowley tornerà prepotentemente nella genealogia di Consolo: nel 1992 con Nottetempo, casa per casa e nel 1994 con un racconto breve, “Il prodigio”, contenuto in Nerò Metallicò e da poco ripubblicato separatamente. Sul misterioso romanzo erotico anche il Meridiano Mondadori ha mantenuto il silenzio. Nonostante le insistenze di Borsani, il curatore Gianni Turchetta ha preferito infatti ignorarlo: intendendo anch’egli ripudiarlo nonostante il riconoscimento, seppur tardivo, di Consolo.
Articolo uscito su la Repubblica di Palermo il 14 marzo 2015